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In un momento molto difficile per molte economie mondiali, in cui la fiducia dei risparmiatori è messa a dura prova da truffe e scandali finanziari e molti Stati sono a rischio default, sta destando molto interesse il successo della moneta virtuale Bitcoin: la valuta elettronica, lanciata nel 2009, è scambiata a circa 105 dollari, per un controvalore totale di oltre un miliardo di dollari, ed è da molti considerata come un porto sicuro per i risparmi.
Ma come nasce e da chi è gestita questa moneta? Nei primi mesi della sua esistenza, il valore di Bitcoin era stabilito da una piccola comunità di utenti che la scambiava sui forum: da qui il sogno di una moneta ‘anarchica’, esente da qualsiasi controllo e autorità. Oggi sono in molti a usare valute ‘reali’ per acquistare Bitcoin e il prezzo è stabilito sulla base di quello che queste persone sono disposte a pagare. Il principale mercato per lo scambio di questa moneta è Mt. Gox: con sede a Tokio, gestisce circa il 76% degli scambi a livello mondiale, con ricavi da 60 mila dollari.
Il Ceo di Mt. Gox è un imprenditore francese, Mark Karpeles, che ha acquisito il sito nel 2011 dal fondatore, Jed McCaleb.
Il Bitcoin altro non è che un codice crittografato. Ogni utente ha due codici: uno pubblico, per ricevere denaro, e uno privato per pagare. le transazioni avvengono senza mediatori e senza alcun costo, in perfetto stile Peer to peer.
Per usare la moneta, bisogna scaricare l’omonimo software open source, iscriversi, collegarsi alla rete P2P e creare il proprio portafoglio, che può essere ‘salvato’ sul Pc o affidato a terze parti che svolgono funzioni simili ad una banca. Per ottenere i Bitcoin esistono diversi modi: si possono acquistare scambiandoli con le valute tradizionali; affidarsi al mining in rete o scambiarli con beni o servizi sui siti che offrono questo tipo di pagamento.
Attualmente vengono creati 25 BitCoin ogni 10 minuti, ma il ritmo di ‘stampa’ della moneta rallenterà gradualmente: secondo il piano di conio, nel 2017 la stessa cifra sarà creata nel doppio del tempo.
La ‘Bitcoin economy’ non è stata esente da intoppi, tra cui massicci attacchi hacker, e di recente ha attirato anche l’attenzione del Financial Crimes Enforcement Network (FINCEN) americano, l’organismo del dipartimento del tesoro Usa impegnato nel contrasto delle frodi finanziarie, che ha stabilito che le società che effettuano o gestiscono transazioni in Bitcoin devono essere registrate presso il governo, devono mantenere un registro delle operazioni e notificare quelle superiori a 10 mila dollari. Questo perchè visto che i soldi ‘virtuali’ viaggiano su un sistema peer to peer impossibile da tracciare – sono in molti a usare la moneta per riciclare denaro sporco o per finanziare acquisti illeciti.
Mt. Gox, che si è guadagnata la reputazione di ‘pilastro’ della community BitCoin dopo la decisione di risarcire gli utenti dalle perdite causate da un attacco hacker, ha già fatto sapere di aver già siglato col FINCEN un accordo anti-riciclaggio, nonostante siano in molti a non aver gradito questa intrusione del governo, ritenendo queste regole ‘antiquate e controproducenti’.
Mettersi in regola con i dettami del governo costerà 25 milioni di dollari all’anno, ma è una cifra abbordabile con un mercato che supera il miliardo di dollari.
Nelle ultime settimane, caratterizzate dalla crisi di Cipro, si è speculato su un’impennata degli scambi: secondo il sito dell’Institute of Electrical and Electronic Engineers (Ieee), dal 19 marzo, giorno in cui sono state chiuse le banche cipriote, l’app ‘Bitcoin Gold’ che serve a monitorarne gli scambi è passata 1171esimo posto al 104 delle classifiche delle app più scaricate. Tre giorni dopo la stessa impennata si è registrata in Spagna, e qualche giorno dopo negli Usa. Il numero di download dell’app, tuttavia, non è un dato incontrovertibile.
E’ anche vero, del resto, che la moneta non è esente da ‘bolle’: è già successo nel 2011, quando il suo valore passò da 31,91 a 2 dollari in 4 mesi.
La volatilità, insomma, resta alta e come è successo a marzo, basta un bug per creare il panico e generare vendite incontrollate e crollo del valore. Ma c’è chi ci crede, come un finanziare canadese che sul suo sito ha annunciato di voler installare un bancomat di Bitcoin a Cipro per aiutare i cittadini.
Sul tema Bitcoin è intervenuta anche la Banca Centrale europea, che in un rapporto dello scorso autunno sottolineava che al momento la valuta virtuale non comporta rischi per il sistema finanziario ‘reale’. Da allora, però, qualcosa è cambiato e il valore di un Bitcoin era di 10 dollari, per un controvalore di 80 milioni di dollari.
Secondo Karpeles, il valore di Bitcoin potrà affondare di nuovo, ma la moneta ha davanti un grande e stabile futuro. La sua speranza è che un giorno possa essere usata per comprare e vendere di tutto. Al momento, è usata per il pagamento dei servizi online da siti come Reddit e WordPress.
E a molti torna in mente il Linden Dollar, la moneta virtuale utilizzata su Second Life che gli adepti del sito consideravano già, senza timore di venire smentiti, la moneta del futuro.