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La7, dipendenti vogliono incontro urgente a Cairo e Telecom Italia su Piano di rilancio

Italia


Il cambio di timone preoccupa i dipendenti di LA7 che hanno rivolto al nuovo proprietario Urbano Cairo e a Telecom Italia un ennesimo invito a sedersi intorno a un tavolo per discutere del loro futuro all’interno del terzo polo televisivo italiano.

Cgil, Cisl e Uil hanno inviato una formale richiesta d’incontro che riguarderebbe anche i piani industriali e editoriali dell’emittente televisiva.

La triplice sindacale indica che “al processo di riduzione dei livelli occupazionali in LA7, attraverso proposte di cessioni individuali di contratto (per 60 lavoratori a tempo indeterminato verso il “Mondo Telecom Italia”) e l’espulsione di parte della forza lavoro a termine, si contrappone quanto pubblicato sui giornali in merito a compensi enormi a titolo di retribuzione e liquidazione (circa 2,25 milioni di euro) nei confronti dei vertici aziendali” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Dalla relazione sulla remunerazione preparata per la prossima assemblea emergerebbe, infatti, che l’ex presidente di La7 e Ad di TI Media, Giovanni Stella (Leggi articolo Key4biz), abbia ricevuto nel 2012 compensi per 2,25 milioni di euro, di cui 558 mila a titolo di retribuzione e 1,691 milioni come buonuscita.

Il presidente Severino Salvemini avrebbe incassato circa 360 mila euro, mentre al direttore generale Marco Ghigliani sarebbero andati circa 385 mila euro (inclusi 85 mila euro di bonus). Al DG, inoltre, lo scorso 15 gennaio è stato aumentato lo stipendio ‘fisso’ da 293 a 350 mila euro per via delle “accresciute responsabilità” dopo la nomina ad Ad di La7. A questo si aggiunge un ulteriore compenso variabile tra i 150 mila e i 240 mila euro sulla base di “obiettivi annuali di gestione” dell’emittente.

 

La vendita di La7 a Cairo Communications avrebbe, quindi, garantito a Salvemini, Ghigliani e a “un ristretto numero di manager” un sostanzioso bonus pari 250 mila euro per il presidente e 100 mila euro per il DG e gli altri manager coinvolti.

 

Per i sindacati, “tale quadro rischia d’incrementare le difficoltà economiche dell’azienda e innescare un pessimo clima per il futuro dell’emittente”.

“La possibile scelta di ricorrere ad appalti da utilizzare all’interno della struttura produttiva, figlia della compressione dell’organico, inciderebbe inevitabilmente sull’organizzazione del lavoro (in LA7 vigeva già un modello tirato all’osso ed estremamente funzionale) con la certezza di produrre effetti pesanti sulla qualità del prodotto televisivo penalizzando, di conseguenza, la preziosa identità di rete. Già oggi i mancati rinnovi contrattuali della forza lavoro a tempo determinato, stanno comportando un’eccessiva richiesta quotidiana di straordinari”.

 

I dipendenti vogliono, quindi, sapere con quali professionalità, modello organizzativo e piano, Cairo voglia affrontare questa nuova avventura per LA7.

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