Italia
40 miliardi di euro per dare fiato alle imprese verso le quali la pubblica amministrazione ha accumulato debiti.
È questa la cifra sbloccata dal Governo per immettere liquidità nel sistema economico: una prima tranche da 20 miliardi sarà disponibile nella seconda parte del 2013 e ulteriori 20 miliardi nel corso del 2014.
L’annuncio al termine del Consiglio dei ministri e dopo che ieri il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi aveva sottolineato come grazie allo sblocco dei pagamenti si potrebbero creare 250 mila posti di lavoro in 5 anni, con una crescita del Pil dell’1% per i primi 3 anni, fino ad arrivare al +1,5% nel 2018.
Una boccata d’ossigeno anche per le imprese ICT, che – come risulta da un’analisi de Il Sole 24 Ore – sono tra quelle che hanno subito più pesantemente i ritardi nei pagamenti, arrivati fino a oltre 8 mesi (Leggi articolo Key4biz).
L’intervento è stato possibile anche grazie al riconoscimento, da parte del Consiglio europeo, di un risanamento di bilancio differenziato per effettuare azioni di sostegno e rilancio per la crescita e l’occupazione, pur nel rispetto della necessaria stabilità finanziaria. La Commissione europea, in linea con questi orientamenti ha quindi sottolineato l’urgenza di una pronta risoluzione del tema dei pagamenti arretrati della pubblica amministrazione e chiarito i termini operativi della nozione di flessibilità.
“Sin dal suo insediamento, nel novembre 2011, il Governo ha individuato i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione come una pratica inaccettabile per i corretti rapporti tra pubblica amministrazione e imprese e come un grave danno per le imprese già colpite dalla difficoltà di accedere al credito bancario nel contesto della crisi”, si legge in una nota del Governo.
“Una pratica che, nei pagamenti di beni e servizi acquisiti dalle amministrazioni pubbliche, ha portato nel corso degli anni all’accumularsi di uno stock di ritardati pagamenti che ha acquisito dimensioni considerevoli”, continua la nota.
Le misure per l’accelerazione riguarderanno, in particolare: deroga alle spese 2013 per i cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari; i debiti degli Enti territoriali (Regioni ed Enti locali) attraverso: (1) un allentamento dei vincoli del patto di stabilità interno per consentire l’utilizzo degli avanzi di amministrazione disponibili; (2) l’esclusione del Patto di stabilità delle Regioni dei pagamenti effettuati in favore degli Enti locali sui residui passivi a cui corrispondono residui attivi di Comuni e province; (3) l’istituzione di fondi rotativi per assicurare la liquidità agli Enti territoriali (Regioni ed Enti Locali), con obbligo di restituzione in un arco temporale certo e sostenibile; i debiti del comparto sanitario, attraverso la concessione di anticipazioni di cassa, per il pagamento dei debiti relativi a operazioni già conteggiate negli esercizi finanziari precedenti ai fini del calcolo dell’indebitamento netto, che verranno successivamente restituite secondo un piano di rientro finanziariamente sostenibile; i rimborsi fiscali pregressi a carico dello Stato, attraverso l’utilizzo delle giacenze di tesoreria.