Avaya Forum 2013: l’Italia alla prova dell’Agenda Digitale e dei mercati internazionali. Banda larga e ultralarga per tornare a crescere

di Flavio Fabbri |

Condividere e collaborare sono le parole d’ordine, le tecnologie già ci sono. Gianluca Attura: ‘E’ ora che le aziende si organizzino da sole per uscire dalla crisi puntando sull’innovazione tecnologica’.

Italia


Avaya Forum 2013

Si è svolta oggi a Roma la sesta edizione dell’Avaya Forum, punto di incontro annuale sui grandi temi dell’Information and Communication Technology che ha da sempre lo scopo di aprire un confronto pubblico tra operatori del settore, Istituzioni, rappresentanti della Pubblica Amministrazione, autorità regolatorie, mondo dell’università e della ricerca. Tema centrale di questa edizione 2013, che si è svolta all’Hotel Excelsior, di fronte ad una sala strapiena di partecipanti, è l’Agenda Digitale italiana e europea. Un argomento cruciale per la crescita economica del Paese, per creare nuova occupazione, per ridurre il gap con gli altri partner europei, per alfabetizzare in termini informatici la totalità della popolazione, per ridare competitività alle imprese sui mercati internazionali. Anche quest’anno l’evento è stato organizzato da Avaya Italia per promuovere nel nostro Paese quelle che sono le soluzioni più innovative sul mercato in ambito di ICT e di comunicazioni elettroniche. In apertura il Forum è stato subito agganciato alla realtà e al momento particolarmente difficile che l’Italia sta attraversando: ” viviamo un deficit di decisioni politiche e tocca allora alle imprese, al tessuto economico, prendere delle iniziative forti“, ha voluto sottolineare Raffaele Barberio, direttore di Key4biz e moderatore della giornata. Un punto di vista che anche Gianluca Attura, amministratore delegato di Avaya Italia, ha voluto condividere, evidenziando che l’industria e le aziende “hanno capito ormai che si devono organizzare da sole e che non possono contare su piani di sviluppo ‘promessi’ e ‘vagheggiati’. La chiave è sempre ‘The power of we!’, cioè fare ognuno la propria parte“.

 

Un’altra chiave, però, è anche la collaborazione unita all’interoperabilità. “Il percorso migliore da seguire è nel nome della condivisione – ha dichiarato Michael Bayer, presidente EMEA di Avaya – oggi dati e voce viaggiano sulla stessa rete e l’Unified Communication consente di utilizzare nello stesso momento soluzioni video, audio, voce, messaggistica, presence e molto altro. La user experience è migliorata notevolmente e l’innovazione è sempre più abilitata da piattaforme interoperabili. Avaya Aura consente di apportare innovazione su reti preesistenti, aumentando il business value e garantendo efficacia dei processi. I contesti sono stati sicuramente semplificati, grazie all’Avaya AACC, le CRM applications, l’integrazione di terzi nell’organizzazione con Avaya ACE. Unified management & security è un nuovo ambiente unico per la comunicazione testuale, audiovideo e per la collaborazione, la cura delle relazioni con il mercato, le aziende, i clienti, sfruttando qualsiasi canale, anche grazie a soluzioni di virtualizzazione avanzate. Le tendenze future sono rappresentate quindi dall’apertura, l’interoperabilità e l’intermodalità nella scelta del sistema operativo, in un mondo pervaso da comunicazione a 360°, in grado di raggiungere tutti in ogni momento. Un elemento fondamentale per prendere decisioni professionali calibrate e veloci“.

 

Un mercato IT che da un punto di vista dei prodotti e dei software disponibili viaggia a velocità incredibile verso il futuro, ma che soffre a seconda dei contesti e delle regioni. Secondo Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, “senza dubbio il bilancio dell’anno passato è negativo (-4%), con un calo significativo nei servizi del 4% nel 2012. Le Telecomunicazioni non sono andate meglio, con un calo analogo del 3,5% tra il 2011 ed il 2012“. Eppure l’esame dei mercati non è mai univoco e l’economia reale potrebbe essere diversa. I mercati ICT e TLC stanno diventando low cost. L’andamento a volume di alcune componenti strategiche del mercato risulta essere molto superiore all’incremento o decremento a valore. Significa cioè che “diminuisce il valore, ma non la domanda“. Una dinamica asimmetrica “che è generata da una forte competizione tra gli operatori che tendono a perdere valore e non riescono ad investire in innovazione, in servizi e infrastrutture”. Le componenti di mercato crescono in maniera squilibrata:” il nuovo avanza e il vecchio decresce, come nel caso dei tablet e dei Pc“. Questo “perchè si affacciano sul mercato nuovi e più funzionali prodotti che determinano un indotto molto più ampio e gli studi di mercato tradizionali non riescono a coglierlo come fenomeno“. Gli smartphone sono cresciuto nel 2012 del 62%, i mobile phone tradizionali sono calati del 9%. Ne consegue che “le medie di mercato non valgono più, perchè bisogna saper leggere le asimmetrie e i trend disgiunti. Gli aggregati macroeconomici non dicono più cose interessanti sul mercato. Abbiamo un’economia reale che ci da tendenze significative, un’economia digitale che nasce dal basso (tablet, mobile ad, ecommerce, cloud, ebusiness). L’interazione tra PA, aziende e cittadini avviene sui social media e ogni utente ormai ha quasi 3 account attivi. Andiamo verso un mondo ed un’economia di relazione e di scambio“.

Le aziende sono sempre più connesse, interattive e multimediali: acquistano online, comunicano con la PA in rete, hanno connessioni a banda larga, utilizzano più device di connessione contemporaneamente. Fenomeni che vanno presi tutti assieme e valutati economicamente ed in termini di mercato. Due gli scenari possibili, uno statico e uno dinamico. Nel primo “c’è un trend di decrescita del 3,6%, nel secondo dell’1,5%. Un mercato che soffre, ma che lo fa in modo diverso. Questo è dovuto dall’effetto atteso dell’Agenda digitale per l’Italia. Un effetto di sistema, fondamentale per la digitalizzazione della PA, dei sistemi di pagamento, della giustizia, dell’istruzione, della sanità, dell’open data“. Servono ora le condizioni favorevoli per un rilancio vero: 4000 data center da consolidare nella PA, un’infrastruttura ICT integrata da realizzare e abilitante per qualsiasi altra iniziativa, un piano digitale per il sistema paese da portare avanti per tappe, armonizzare le agende digitali regionali, favorire la crescita delle smart city e del programma Horizon 2020, un nuovo modello di governance. “Il 40% degli italiani ancora considera internet un giocattolo inutile, questo significa che bisogna cambiare la mentalità della gente, far crescere la cultura digitale ed informatica della maggioranza della popolazione. La community ICT deve farsi portatrice della cultura dell’innovazione, che in molti casi, soprattutto nelle amministrazioni pubbliche, fa ancora molta paura“, ha detto infine Capitani.

 

Alla manifestazione hanno partecipato in video conferenza da Venezia anche Luigi Gambardella, Francesco Pizzetti e Jonathan Liebenau. Ciò che manca ancora all’Europa è un mercato unico e il consiglio europeo si sta confrontando su questo in relazione alle telecomunicazioni, ha dichiarato Luigi Gambardella, Executive Board Chairman di ETNO. “Le sfide che a livello comunitario l’Italia deve affrontare sono tutte nell’Agenda digitale europea e nazionale. Si devono diffondere nuovi servizi di rete per i cittadini e le aziende, solo così si può pensare ad una vera ripresa economica, ma ognuno deve metterci del suo, nell’ambito della propria sfera di competenza, in uno sforzo comune. L’autorità di regolamentazione deve contribuire con un quadro regolatorio stabile e lungimirante, mentre per gli operatori il fatturato nel 2012 è calato al 3% contro un’analoga crescita negli USA. I ricavi fissi sono in forte diminuzione e quelli mobili non sono sufficienti alla copertura di tali perdite. L’Europa è la regione in cui si cresce meno (tra il 2005 ed il 2011), con una decrescita di fatturato dell’8%. C’è una differenza strutturale che indebolisce la competitività europea rispetto alle aziende globali. Il valore si sta spostando verso altri segmenti della catena digitale. Gli investimenti crescono ancora in rete fissa, valutati 24 miliardi, le aziende Etno sono leader nella banda larga e gli obiettivi 2020 sono al momento a portata di mano. Servono politiche di settore flessibili per adeguarsi alla realtà dinamica che in cui ci troviamo a lavorare. Quando il mercato è frammentato e instabile bisogna puntare sull’innovazione. In Europa ci sono 1200 operatori di rete fissa, 200 MNO e 200 MVNO. In questo modo non si può competere con mercati come la Cina e gli USA. Dobbiamo completare il mercato unico digitale europeo al più presto per promuovere competitività globale e adattarci meglio all’innovazione tecnologica e le sue dinamiche. l’Agenda digitale necessità priorità legislativa e regolatoria e prossimamente ci sarà un Consiglio europeo dedicato all’argomento“.

 

Quando si parla di exit strategy dalla crisi, però, non si deve puntare solo sulla PA, come motore per la crescita, ha dichiarato Francesco Pizzetti, presidente di Alleanza per internet. “Non si può solo spendere denaro pubblico per stimolare l’agenda digitale nella sua realizzazione. La PA è lenta per natura e frammentata in tanti soggetti e questo potrebbe rallentare i piani di attuazione dell’Agenda. Puntiamo piuttosto ad un sistema paese nel suo insieme.  Inutile lanciare fascicoli elettronici regionali che non comunicano tra loro. Siamo ancora in tempo per cambiare passo e il campo della smart city può essere un settore in cui poter crescere attraverso una visione di sistema. Più il quadro regolatorio è ampio e flessibile, più è facile per le aziende muoversi e accrescere competenze. Il resto dipende dalla capacità reale del mercato nazionale e dalle competenze dei decisori politici. Sono le imprese che si devono muovere per prime e cogliere le sfide dei mercati globali“.

 

Alla London School of Economy, ha spiegato Jonathan Liebenau, seguono tre approcci di ricerca che mostrano una nuova dinamica nei confronti della rete internet e delle tlc. “Il web – ha spiegato Liebenau – è un modello stratificato, dalla parte più fisica, dei cavi e degli scavi, a quella virtuale dei servizi e dei contenuti. Ora si pensa a questo modello in maniera più orizzontale, con relazioni tra settori sempre più dirette, tramite aggregati e moduli standard. Abbiamo ereditato dagli anni Ottanta prassi di regolamentazione troppo vecchie ed ormai di intralcio. Ce ne siamo accorti negli anni 90 e ancora di più con i primi anni 2000, quando la rete mobile è divenuta matura. Oggi ci sono nuovi modi di operare su internet e ultimamente le strategie di business ottimizzano i benefici delle regolamentazioni, massimizzando gli elementi non regolamentati. Le Authority devono comprendere maggiormente tali dinamiche e le aziende devono essere pronte a trasferire attività, per cogliere al meglio i vantaggi di questa architettura modulare. Le prospettive del mercato digitale sicuramente indurranno a dei cambiamenti consistenti, sia nelle relazione tra aziende, sia tra queste e la PA“.

 

L’Agenda digitale è una risorsa per il paese, ha affermato Ennio Lucarelli, presidente di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici: “La politica dell’ICT deve essere dedicata alla crescita del Paese. Le aree industriali italiane e i distretti soffrono la crisi e i grandi piani per il 2020 non prendono in considerazione le realtà territoriali. Manca un sistema nervoso capillare dell’Agenda digitale, senza il quale rischiamo di perderci parte del paese. Le reti di impresa possono essere di grande aiuto per aumentare la massa critica. Molte aziende possono utilizzare questi nuovi sistemi per mettersi assieme e competere meglio sui mercati globali“.

 

Tra gli esempi di amministrazione pubblica virtuosa, c’è quello dell’Agenzia delle Entrate: 700 sedi e 41 mila dipendenti, una struttura che però necessità di imponenti interventi in relazione alla rete fissa, ai dati e quindi al VoiP. “Abbiamo dovuto innovare l’intera infrastruttura tradizionale – ha affermato Andrea Barcellona, Responsabile Ufficio Contratti e Infrastrutture TLC dell’Agenzia – troppo obsolescente e carente di servizi. E questo in un momento di tagli pesanti alle risorse finanziarie. Oggi il VoIP è una scelta obbligata per dare risposta alle nostre esigenze organizzative.La fine degli interventi è prevista nel 2014. Al momento abbiamo coperto 75 province con 6 mila linee attive. Avaya ci ha dato la flessibilità, l’efficacia e la semplicità gestionale di cui avevamo bisogno“.

 

In video conferenza da Ginevra è poi intervenuto Hamadoun Touré, segretario generale dell’ITU, che ha indicato nella banda larga e le reti di nuova generazione: “strumenti di crescita e sviluppo dell’economia per tutti i Paesi del mondo“. “Dobbiamo rendere la banda larga universale entro il 2015 – ha precisato Touré – con oltre 100 Paesi che hanno varato un piano nazionale per l’accesso universale ai servizi. Nella conferenza mondiale delle tlc del dicembre 2012 si è cercato di definire la strada da prendere per rafforzare la banda larga e allargarla ai 4 miliardi di persone nel mondo che non ne hanno ancora accesso. Tutto il mondo deve essere collegato alla rete, nessuno escluso. Si deve investire di più nel settore e si deve cercare una governance più lungimirante. Ribadiamo il nostro impegno come ITU nel far da ponte tra stati e settori privati, con l’obiettivo di sviluppare l’ICT in tutti i mercati. Altre aree su cui si deve aprire un confronto globale è l’esecurity, a cui si devono affiancare standard internazionali nuovi e più efficaci“.

 

Proprio su quest’ultimo punto ha insistito anche Stefano Zireddu, Director Global Security & Cyber Crime Investigations Italy di American Express, che ha sottolineato come la sicurezza elettronica delle nostre reti “non può essere efficace se non c’è scambio di informazioni tra privato e pubblico, aziende e PA“. “Le autorità di polizia -a ha proseguito Sireddu – hanno bisogno di incrociare dati per affrontare il computer crime nel modo più proficuo. Il settore privato ha un ruolo fondamentale nella guerra al cyber crime e non può agire in maniera autonoma, ma di concerto con gli operatori del settore“.

 

Un altro obiettivo certamente da seguire è l’abbattimento del digital divide culturale. “Troppa gente non ha nozioni di ciò che è l’Ict e dobbiamo ridurre il gap creato negli anni – ha sollecitato Stefano Nocentini di Poste Italiane – si deve digitalizzare la PA, si deve tornare a crescere sfruttando le risorse e le eccellenze a nostra disposizione. Il decreto governativo 2.0 ha abilitato le trasformazioni più urgenti, ma si deve passare ad una fase attuativa. Ad esempio, tramite il cloud Poste Italiane ha lanciato importanti servizi per l’ecommerce e l’egovernment attraverso 14 mila uffici locali, di cui 11 mila collegati a 2 gbps, una rete logistica di 40 mila mezzi, 70 mila postazioni di lavoro e 6600 atm attivi. Una grande infrastruttura in cui l’Ict è entrata mettendo a fattore comune tutte le competenze e le innovazioni di sistema e di processo“.

 

Tornando sull’argomento, Gianluca Attura ha sottolineato di nuovo l’importanza che le aziende si organizzino da sole, “vista la mancanza di idee da parte del mondo politico“. Il decreto dell’agenda digitale deve essere rispettato perchè potrebbe essere il punto di ripartenza dell’economia italiana, ma le cose “non cambieranno nell’immediato, ci sarà bisogno di tempi lunghi. Se si diminuissero del 50% le auto blu in Italia ci sarebbero i soldi per realizzare una rete NGN. Avaya consente di risparmiare costi e migliorare i servizi, come ad esempi con il cloud, l’integrazione dei processi, l’innovazione nell’organizzazione. Tutte le suite Avaya sono state trasformate in puro software operativo, con una logica di condivisibilità delle infrastrutture e dei software, anche tra diversi enti: ‘UC as a server’. Si tratta di un’innovazione sensibile in mercati complessi e aggrediti dalla crisi. Il futuro della videocollaborazione sarà legato al miglioramento della qualità del servizio con lo standard H.S65, con schermi 4K e capacità di banda tra 250 kbit e 700 kbit“. Sulla bontà della tecnologia Avaya è intervenuto anche Roberto Giamagli, General Manager Video Business Unit di Radvision (gruppo Avaya), che ha indicato alcune proprietà qualificanti che ogni azienda dovrebbe sfruttare a suo vantaggio: “Alta qualità, usabilità (Flare experience), tecnologia facilmente accessibile a tutti, sostenibilità, immersibilità del video 4K dal 2014, interattività e alta risoluzione grazie al nuovo standard“.

 

Se non si investe nel futuro non si può crescere. Secondo Cristiano Radaelli, Presidente di ANITEC – Confindustria, l’impegno ad arrivare al 3% del Pil nazionale per investire in ricerca e l’adesione a Horizon 2020 è un buon inizio: “Così è possibile essere competitivi. La socializzazione dei contenuti tramite smartphone e tablet è fondamentale, ma è ancora troppo legata ad una dimensione di intrattenimento, dovrebbe essere trasferita anche al business e alle imprese, alla PA e alle scuole. Servono risorse fresche e un’allocazione più omogenea delle stesse. Si devono compiere dei passi culturali più decisi e spingere verso un’alfabetizzazione informatica più pervasiva. La conoscenza condivisa permette di costruire una scuola 2.0. Ripensiamo il modo di lavorare assieme e di scambiare informazioni“.

 

L’attenzione alla sicurezza, ha detto Massimo Turbini, Direttore Commerciale di Telsy, deve partire dall’attuazione dell’Agenda Digitale e diffondersi anche in altri ambiti: sanità, PA, scuola, Istituzioni. “Banche dati, infrastrutture critiche e PDA sono i settori più esposti alle minacce informatiche. Smartphone e tablet sono gli strumenti più diffusi e quindi più sfruttati dai criminali informatici per veicolare virus e malware, tramite cui sottrarre dati personali da carte di credito e fascicoli sanitari elettronici ad esempio“.

 

Un’innovazione digitale che ormai diventa sempre più capillare anche a livello regionale, come ha raccontato Maria Letizia Di Liberti, Responsabile Programmazione Emergenza Sanitaria della Regione Siciliana: “Soprattutto organizzativa e per il momento applicata alla sanità, con risultati eccellenti, grazie anche alla ramificazione dei punti di accesso ai soccorsi, alla rete di chiamate e di ascolto. Basta citare la piattaforma STI-SUES 118, rete integrata per dati e fonia, per la georeferenziazione dei mezzi e per la gestione degli interventi“.

 

La rete Ultra Banda Larga è ormai una realtà e Telecom Italia ha iniziato il deployment, attivandola in 10 città italiane, con l’obiettivo a breve di portarla in altre 135 città e distretti industriali, ha annunciato Enrico Maria Bagnasco, Responsabile Wireline Network di Telecom Italia, “La nostra offerta commerciale si avvicina ai requisiti del decreto ministeriale e gli interventi sono per lo più infrastruttrurali. Nostro obiettivo è sempre la riduzione del digital divide e questo è possibile raggiungendo una copertura del 90% della popolazione entro 3 anni. Stessa cosa con l’LTE che dovrebbe arrivare a coprire il 60% del Paese entro il 2015, anno in cui aprirà l’Expo milanese di cui Telecom è partner tecnologico e dove presenterà per la prima volta in Europa una smart city virtuale ricca di applicazioni al cittadino e ai turisti, accessibile anche al termine della manifestazione“.

 

Gli operatori hanno il grande compito di diffondere digitalizzazione e crescita per il Paese, nonché di investire in infrastrutture per colmare il gap con l’Europa, evitando all’Italia un destino da follower. “Il mercato della telefonia mobile – ha spiegato Michelangelo Suigo, Direttore Public Affairs di Vodafone Italia – ci vede ancora all’avanguardia e possiamo rappresentare una nuova frontiera del broadband mobile, come il 4G e l’LTE. La svolta è necessaria nella rete fissa con la fibra ottica. Servono modelli per sviluppare concorrenza e le risorse pubbliche da investire in nuovi bandi. Vodafone ha lanciato a Milano la Ftth fino a 100 MB al secondo ed è già best practice. Le regole di sistema sono fondamentali e devono cambiare il modo di fare impresa, perchè il fenomeno OTT è in crescita e va regolamentato. L’elemento cruciale deve rimanere la concorrenza e su questo lato si deve fare di più“.

 

Dopo anni in cui non è accaduto niente dobbiamo tornare vicino alle aziende: la produttività italiana è bassa, le imprese non crescono. La bilancia import/export è negativa. Due le dinamiche presenti: quella delle PMI e quella delle grandi imprese. ” Le PMI – ha affermato Roberto Italiano, Head of Marketing, Client Design & Professional Services di BT Italia – si devono internazionalizzare (per vendere o produrre all’estero) e necessitano di tecnologia e innovazione che reperiscono dall’esterno; la grande impresa invece necessità consolidamento per aumentare competitività sui mercati internazionali. BT supporta i clienti con ICT solution accessibili, sostenibili e facili da usare. Qui entra in gioco l’importanza di una rete preesistente sul territorio. Lo sviluppo dell’accesso è la chiave per muoversi sui mercati internazionali per le aziende. L’Agenda digitale fissa l’attivazione del braodband entro il 2014 con provviste di 900 milioni di euro. Il ritardo accumulato però sta nell’ordine di 1,5 punti di PIL. A differenza di altri paesi, dove l’Ict pesa per 7 punti di Pil, in Italia non si supera il 2%”.

Spostando il focus sulla PA, invece, “quando sceglie di compiere lo switch off completo ai servizi digitali deve farlo con la massima trasparenza“, ha specificato Roberto Scrivo, Head of Public Affairs di Fastweb, “è necessario continuare ad investire e lo faremo con 400 milioni in fibra sugli armadietti per capacità di banda a partire da 70 MB. La PA ha fatto enormi sforzi per cambiare cultura di lavoro e per orientarsi verso i servizi, manca però un coordinamento che va avviato a livello istituzionale. A Frosinone abbiamo connesso 900 aziende con rete a 100 mb e potranno così proporre servizi e prodotti su un mercato più grande“.

 

L’unico rappresentante del mondo politico in senso stretto è Alex Curti del Movimento 5 Stelle, o M5S, che trova un’ambiente culturale, sociale, professionale, politico e civile in pieno fermento. “Si sta ricercando la qualità ed il bene comune, sfruttando i media sociali, mettendo assieme dati ed informazioni. La rete consente la di democraticizzare il nostro patrimonio di idee e di beni. La filiera dell’informazione si è accorciata. In politica vogliamo che accada la stessa cosa. Serve più inclusività dei cittadini, sviluppare l’open data, la trasparenza dei progetti e la loro esecuzione. Ottimizzare investimenti e fare marketing del territorio: la PA deve diventare proprietaria di una piccola parte della rete sul territorio, progettando in maniera democratica e inclusiva“.

 

Hanno concluso il Forum Avaya 2013 le interviste ad Alberto Tripi, Roberto Sambuco e Antonio Preto, rispettivamente il Presidente di AlmavivA, il Capo Dipartimento Comunicazioni del MiSE e membro della Commissione per le Infrastrutture e le Reti dell’AgCom. “Come azienda – ha dichiarato Tripi – pensiamo che la forza del nostro paese è nell’uso dei telefonini di cui siamo leader mondiali sul mercato. Tramite lo smartphone possiamo trovare maggiore forza nella socialità e nell’erogazione di servizi via mobile. La voce è ancora un mezzo molto utile e su questa si potrebbero sviluppare nuove applicazioni. Passiamo al mobile country, a prescindere dall’Agenda digitale che va attuata, sfruttando la banda che già abbiamo a disposizione, potenziando la collaborazione tra PA e aziende per realizzare un modello di sviluppo italiano che non necessità di ulteriori fondi o interventi. Proprio oggi in Confindustria è stato nominato un nuovo comitato tecnico per l’Ict“.

 

Il Governo a febbraio ha presentato piani per la banda larga e ultra larga, e annunciato nuovi bandi da lanciare. Le risorse, a quanto pare, ci sono. La Commissione europea ci ha dato il via libera, per cui ci sono tutti i soldi che servono, i piani pronti e i bandi per l’azzeramento del digital divide. “Entro il 2014 – ha assicurato Sambuco – tutti gli italiani saranno connessi in rete. La nostra agenda digitale sta partendo. Su Twitter all’hashtag #coseconcrete, potrete prendere visione di alcuni dati molto importanti, come 1 miliardi di euro da spendere in infrastrutture, con 7000 occupati diretti e 15 mila di indotto; 14 mila chilometri di fibra, 2,8 milioni di italiani che non saranno più in digital divide entro un anno e mezzo sfruttando i bandi di gara per diversi obiettivi. Il secondo bando uscirà la prossima settimana e il terzo alla fine del mese. Un ulteriore piano è quello per le NGN. Dopo un anno di lavoro con la Ue, tutte le regioni italiane saranno coinvolte nella spesa dei fondi strutturali europei, senza sprechi ed inefficienze. Sette anni per spendere 30 mld di euro, dove le regioni potranno intervenire su banda larga, ultra larga ed NGN. Risolvere il digital divide entro il 2014 ci farà elevare a best practice, perchè nessuno raggiungerà tale obiettivo in Europa in così breve tempo. L’economica digitale è imprescindibile per lo sviluppo economico del paese. Per questo porteremo la NGN a 4 milioni di persone nel meridione nei prossimi 2 anni. Quest’anno si è aperto uno spread tra posti di lavoro disponibili legati al digitale e le competenze in campo. Il Commissario Neelie Kroes ha lanciato l’idea di una grande coalizione per agire in tal senso, favorendo la mobilità lavorativa nel mercato unico, certificando nuove competenze, innovando nella formazione e nelle infrastrutture. A Dublino ci sarà un evento europeo molto importante a giugno prossimo, per la nascita di una grande coalizione di attori per la digitalizzazione completa dell’Europa e per aprire un confronto generale tra tutti gli stakeholders e le aziende, per raggruppare progetti per lo sviluppo dei digital skills, anche a livello di startup. Forse, per favorire tali iniziative e molto altro ancora, sarebbe utile pensare ad un ministro dell’agenda digitale, con ricadute positive sulla frammentazione e il raggruppamento delle leve“.

 

All’Agcom si lavora per regolare il mercato – ha specificato Preto – forniamo regole certe, idonee allo sviluppo della rete, che deve essere efficiente e aperta alla concorrenza. Abbiamo cominciato ad affrontare anche l’NGN in linea con le indicazioni europee e sui modelli di costo e lo sviluppo dei modelli concorrenziali di accesso alla rete. Sicuramente uno scorporo della rete faciliterebbe la realizzazione di un modello di Equivalence of Inputs considerato la soluzione ottimale sia dalla Commissione Ue sia dal BEREC. Tuttavia – ha aggiunto il commissario –dal 2009 ad oggi siamo riusciti a costruire, passo dopo passo, un modello di Equivalence of Outputs che Bruxelles considera efficace e sicuramente efficiente per la rete in rame. Si devono concentrare le risorse sulle priorità, non a pioggia, condividere le infrastrutture (coopetition) tra competitor, perchè in questa fase si sta ragionando su come mettere in comune la rete e poi farsi concorrenza sui servizi, riducendo notevolmente i costi. La concorrenza è sostenibile se c’è equilibrio sul mercato nella ripartizione delle risorse e la presenza degli OTT certamente crea problemi agli operatori di rete che si stanno organizzando su questo fronte. L’Agcom, in attesa delle indicazioni della Commissione Ue in materia di net-neutrality, confida negli accordi tra operatori di rete e over-the-top (OTT)L’Autorità sta valutando le posizioni dominanti di alcuni OTT come Google nella pubblicità, che continua a crescere in fatturato. Ulteriori settori che necessitano interventi sono quelli della proprietà intellettuale e il diritto d’autore. Sono ambiti da tutelare e allo stesso tempo da regolamentare per assicurare un’equilibrata diffusione di contenuti e libertà di accesso alla cultura. La banda serve anche a questo, a far crescere nuovi modelli di business per l’industria culturale“.

 

Al termine degli interventi, Attura ha salutato le centinaia di partecipanti all’evento, con l’arrivederci all’Avaya Forum 2014.

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