Italia
L’Autorità Antitrust, presieduta da Giovanni Pitruzzella, ha inviato al Parlamento la Relazione sul conflitto d’interessi, relativa al secondo semestre 2012.
L’Agcm ribadisce “l’opportunità di un intervento di modifica della legge in vigore, nella direzione indicata dagli organismi internazionali” che “raccomanda di privilegiare l’adozione di misure a carattere preventivo, intervenendo anche nei confronti di situazioni in cui la produzione di un vantaggio economico o patrimoniale sia solo una conseguenza potenziale deducibile dalla coesistenza in capo allo stesso titolare di cariche governative di interessi pubblici e privati contrastanti”.
L’Autorità ricorda anche che, in tema di conflitto d’interessi, nel Rapporto del GRECO (Group of States against corruption) si chiede all’Italia l’adozione di un Codice di Condotta per i componenti del Governo e di tutti i soggetti che svolgono funzioni nella pubblica amministrazione a tutti i livelli di gestione.
Inoltre si raccomanda che siano adottati criteri chiari ed effettivi per la regolazione dei conflitti d’interesse dei soggetti che svolgono funzioni nella pubblica amministrazione (inclusi dirigenti e consulenti a ogni livello gestionale) e che sia concepito un sistema di dichiarazioni patrimoniali trasparente o altra soluzione idonea a rilevare i casi in cui vi sia il maggior rischio di conflitti di interesse. Infine si chiede la previsione di restrizioni appropriate che possono prodursi in caso di passaggio di soggetti titolari di funzioni pubbliche da o verso il settore privato (cd. pantouflage).
Per l’Antitrust, “un approccio maggiormente attento ai temi del conflitto d’interesse, che già si è riscontrato in Italia in questi ultimi mesi, potrebbe essere ulteriormente rafforzato e sostenuto con puntuali e incisivi interventi di modifica della legge in vigore,” in conformità delle linee guida dell’Ocse la quale, per affrontare correttamente il fenomeno del conflitto di interessi, raccomanda di privilegiare l’adozione di misure a carattere preventivo.
Ulteriori criticità riguardano il merito delle nozioni di incompatibilità e conflitto, nonché gli inadeguati mezzi di enforcement previsti dal legislatore per assicurare un’effettiva ed efficace applicazione della normativa.
Secondo l’Antitrust, la legge italiana rinuncia, di fatto, a prevenire la situazione di conflitto d’interessi e la affronta solo quando sorge, in modo peraltro complesso (sotto il profilo dell’accertamento) e del tutto inefficace (sotto il profilo dell’enforcement). Al contrario, i sistemi giuridici esteri che conoscono questa fattispecie introducono, invece, la previsione di situazioni di pericolo in quanto tali e ammettono la possibilità, per le autorità preposte, di adottare soluzioni spesso anche radicali quali la cessione della proprietà o il blind trust.
“Si tratta di scelte – scrive l’Antitrust – che hanno reso quei sistemi più efficaci”.
L’Autorità conclude evidenziando l’opportunità di “una rivisitazione della normativa sui conflitti di interessi nella direzione su indicata” che appare di grande rilievo e di immediata attualità, innanzitutto per un migliore funzionamento delle istituzioni e per svolgere una “positiva azione sul corretto funzionamento dei meccanismi della democrazia rappresentativa, contrastando i condizionamenti che possono derivare alla politica dalla contiguità con i cosiddetti poteri “forti”, in primo luogo quelli economici”.
Uno dei dossier più importanti con cui dovrà fare i conti il nuovo governo, sempre che non decida per l’ennesima volta di accantonarlo, è proprio quello sul conflitto d’interesse.
Ieri il leader del Pd Pier Luigi Bersani, mantenendo la promessa fatta in campagna elettorale, ha presentato la propria proposta, spiegando che prevedrà l’abrogazione della Legge Frattini; l’ampliamento delle norme sul conflitto e dei controlli a tutti i titolari di cariche di governo , nelle Regioni e negli enti locali.
I controlli, si legge nella nota del Pd, saranno ampliati anche nei confronti dei componenti delle Autorità indipendenti e sarà estesa l’incompatibilità anche alla sola proprietà di imprese, azioni o quote di società.
In Italia quando si parla di conflitto d’interesse si pensa subito a Silvio Berlusconi e al suo impero mediatico che vale 4 miliardi di euro.
Per gli osservatori esteri in questo progetto il Pd potrebbe trovare l’appoggio del Movimento 5 stelle e costringere così Silvio Berlusconi a scegliere tra politica e mantenimento delle sue proprietà (Leggi Articolo Key4biz).
E anche se ieri Berlusconi, in merito alla legge sul conflitto d’interesse, ha commentato seccamente “è un problema che non mi riguarda, ho già dato tutto ai miei figli“, circolano da tempo rumors che avrebbe dato mandato a una società per lavorare a un blind trust (Leggi Articolo Key4biz).
In termini pratici, Berlusconi conferirebbe la propria cassaforte, attraverso la quale detiene indirettamente la partecipazione in Mediaset (tramite Fininvest, partecipata da Berlusconi e dai cinque figli), a un consiglio direttivo, che gestirebbe la partecipazione in piena autonomia. Contestualmente, gli advisor starebbero cercando un socio di minoranza interessato a entrare in Mediaset, con l’obiettivo di far quadrare i conti del Biscione.