Italia
La ‘rivoluzione’ digitale deve partire dalla Pubblica Amministrazione, che deve dare il buon esempio e continuare sulla strada virtuosa avviata, continuando a offrire ai cittadini il più ampio ventaglio possibile di servizi online, ma anche sfruttare al meglio le opportunità delle nuove tecnologie per risparmiare sui costi e diventare più efficiente.
In quest’ottica si inserisce la convenzione quadriennale stipulata nei giorni scorsi tra l’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID) e Consip, volta a sviluppare un’azione comune tra i due enti per mettere in atto interventi e azioni mirate alla innovazione della pubblica amministrazione e alla realizzazione dell’Agenda Digitale Italiana in piena coerenza con l’Agenda Digitale Europea. Nell’ambito di questo accordo, AGID scriverà le regole tecniche e i requisiti, mentre la Consip sarà garante di trasparenza nel definire e svolgere le procedure di gara.
Una convenzione che, come ha affermato Agostino Ragosa, Direttore Generale dell’Agenzia per l’Italia Digitale, oltre a disciplinare un rapporto già previsto per molti aspetti nella norma mira a “intraprendere un rapporto costruttivo tra due soggetti pubblici che nel rispetto dei propri ruoli vogliono realizzare interventi e azioni dirette ad incrementare la digitalizzazione e l’innovazione della pubblica amministrazione”.
Agostino Ragosa e l’amministratore delegato di Consip, Domenico Casalino, insieme ai direttori dei sistemi informativi delle Pubbliche amministrazioni centrali hanno fatto il punto sullo stato dell’economia digitale italiana a Roma, il 13 marzo.
I dati emersi nel corso dell’incontro sono emblematici e tratteggiano un paese che non riesce a sfruttare a pieno il potenziale delle nuove tecnologie digitali per diventare più competitivo.
L’economia digitale italiana vale il 2% del PIL e nel corso degli ultimi 15 anni ha generato 700 mila posti di lavoro, contribuendo in maniera consistente allo sviluppo delle imprese, in particolare le PMI (quelle attive su web hanno registrato una crescita annua del 10%). Ma il gap che ci separa dalle principali economie mondiali è ancora ampio. Lo dicono diversi recenti studi, come il Web Intensity Index, che misura la maturità dell’ecosistema digitale di una nazione e che vede l’Italia al 27° posto fra i 34 Paesi dell’Ocse.
Secondo le stime del World Economic Forum e di Mc Kinsey & Company, se l’Italia riuscisse a colmare soltanto la metà di tale gap rispetto a Gran Bretagna, Germania o Francia entro il 2015, il valore aggiunto per il sistema-paese sarebbe di circa 25 miliardi di euro.
Ecco dunque che le priorità, per ripartire, sono state individuate nella necessità di ottimizzare e razionalizzare le risorse, le soluzioni e le applicazioni a disposizione della PA, che a oggi risultano frammentate e poco utilizzate.
Va in questo senso la strategia di interventi Consip per il prossimo quinquennio, illustrata da Domenico Casalino e che prevede gare per un valore di oltre 10 miliardi di euro.
Gli interventi si concentreranno stipula di contratti quadro e di accordi quadro per l’acquisto di beni e servizi ICT, relativamente ai “progetti” (sistemi informativi gestionali, sistemi informativi verticali, etc.), alle “commodity” (servizi di telecomunicazioni, contratti quadro applicativi, etc.), alle “infrastrutture/applicazioni cross” (sistema pubblico di connettività, servizi cloud, etc.).