Italia
Ricevere la Tv anche nelle zone d’ombra del digitale terrestre, in quelle aree orograficamente non coperte dal segnale, è la mission di TivùSat che permette di colmare il gap grazie al satellite. TivùSat è la prima piattaforma satellitare gratuita italiana, promossa e gestita da Tivù s.r.l società partecipata da Rai, Mediaset, Telecom Italia Media, FRT e Aeranti-Corallo. La nascita di TivùSat è appunto legata all’esigenza di sopperire ai problemi di copertura del digitale terrestre, ma non è solo questo, è anche molto altro come ci ha spiegato Luca Balestrieri, presidente di TivùSat, in questa intervista.
K4B. Avete raggiunto la soglia di 1,8 milioni di smart-card attive, pari a 1,5 milioni di famiglie italiane. Avete raggiunto il limite di penetrazione in un mercato come quello italiano?
Balestrieri. I dati che abbiamo comunicato la settimana scorsa confermano la bontà dell’intuizione per cui è nata TivùSat. Stiamo rispondendo a un bisogno reale degli utenti, abbiamo offerto un’opzione di scelta in più alla quale ha aderito il 6% delle famiglie italiane. Credo che ci sia ancora spazio per crescere, per metterci in linea con il resto d’Europa. Nel giro di qualche anno, possiamo raggiungere i due milioni e mezzo di smart card attive.
K4B. Non crede che il mercato italiano sia diverso?
Balestrieri. I numeri di Tivùsat dimostrano che stiamo cominciando a superare un’anomalia rispetto al resto dell’Europa occidentale, dove c’è un mix equilibrato tra terrestre, satellite e cavo. La possibilità di diffondere i canali televisivi gratuiti via satellite, raggiungendo il 100% della popolazione con un investimento irrisorio, crea condizioni di maggiore concorrenza e dà vita ad un mercato più evoluto.
K4B. In cosa consiste questa evoluzione?
Balestrieri. Consiste in maggiore concorrenza. Tivùsat non è solo complementare al terrestre, ossia arriva a quella piccola percentuale di popolazione non servita dalle reti terrestri, ma è anche integrativa, cioè, dove arriva solo una parte dei canali, TivùSat integra l’offerta con i programmi non disponibili sul terrestre. Per chi vuole entrare nel mercato con nuovi canali questo è importante. E poi c’è per l’utente la libertà di scegliere la piattaforma che preferisce. Molti utenti TivùSat erano precedentemente abbonati alla pay satellitare e hanno deciso di continuare ad utilizzare la parabola per vedere la televisione. Stiamo insomma diventando più in linea con l’Europa.
K4B. L’Europa chiede anche che le frequenze siano dirottate verso nuovi servizi…
Balestrieri.E questo creerà problemi di sistema. C’è, infatti, un’altra anomalia rispetto all’Europa. A differenza di paesi come la Francia, che hanno tenuto da parte frequenze per gli sviluppi futuri, in Italia abbiamo “bruciato” tutte le frequenze disponibili al momento del passaggio dall’analogico al digitale, perché avevamo un numero enorme di multiplex da pianificare. Oggi l’Europa e il mercato ci chiedono di spostare frequenze dalla televisione alla telefonia mobile, una tendenza che francamente appare difficile contrastare soprattutto in un’ottica di lungo periodo. E allo stesso tempo dobbiamo trovare le risorse per nuovi servizi, innanzitutto l’alta definizione. Anche tenendo conto del DVB-T2 e dei futuri standard di compressione, la coperta è corta. Riequilibrare in parte sul satellite può essere una scelta obbligata.
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