Italia
È stata presentata questa mattina presso l’Auditorium dell’Ara Pacis a Roma la Relazione annuale dell’Organo di vigilanza che ha il compito di vigilare sulla corretta esecuzione degli Impegni presentati da Telecom Italia e approvati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Esponendo le attività svolte ed i risultati conseguiti, il presidente Antonio Sassano, subentrato a Giulio Napolitano lo scorso dicembre, ha tratteggiato un quadro positivo del sistema di parità di accesso alla rete Telecom Italia, nonostante le difficoltà legate all’attuazione di un modello estremamente complesso e i giudizi negativi di alcuni operatori concorrenti.
“L’autorità – ha affermato Sassano – è persuasa che il sistema degli impegni abbia dato prova positiva e che, in ragione della oggettiva complessità tecnica che si è dovuto affrontare nel dare attuazione al modello e delle vischiosità che inevitabilmente accompagnano processi complessi di ridisegno del funzionamento di organizzazioni di grandi dimensioni come quella di Open Access, non si siano ancora pienamente dispiegati tutti gli effetti benefici che sono insiti nel modello di equivalence of output”.
“Nel rispetto dei rigorosi vincoli istituzionalmente posti alla sua azione, l’Autorità ritiene di dover agire per favorire il superamento di ogni eventuale criticità e contribuire in tal modo a rendere oggettivamente rilevabili da tutti le pur notevoli potenzialità del modello dell’Equivalence of output”, ha aggiunto Sassano.
Un modello, ha aggiunto Sassano, la cui validità è stata riconosciuta anche a livello europeo: “La raccomandazione della Commissione Europea in tema di non discriminazione, attualmente al vaglio del Berec indica il nostro modello di equivalence of output come soluzione complementare al modello di equivalence of input rappresentato dall’esperienza di Ofcom e Openreach”.
Certo, ha spiegato il Presidente Agcom Angelo Cardani, il riconoscimento della Commissione non vuol dire che l’esperienza di Open Access non sia perfettibile, né che si debba ‘abbassare la guardia’.
“Oggi più che mai è richiesto alle Autorità di regolazione uno sforzo di visione inevitabilmente prospettica che riesca a trovare gli strumenti per contemperare le istanze di incentivo all’investimento e di promozione della concorrenza su di un piano nuovo e di maggiore efficacia. Anche con il contributo di diversi stakeholder”, ha precisato.
Sul positivo funzionamento del sistema Open Access è intervenuto anche il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, anticipando che l’obiettivo di Telecom Italia per i prossimi anni sarà quello di traghettare Open Acces e l’intero settore nell’era dei servizi di nuova generazione, dai quali dipende il futuro dell’industria.
Pur ammettendo che effettivamente qualche problema c’è, che “delle cose che possono essere migliorate”, Bernabè ha sottolineato che i dati e gli indicatori di performance “…dimostrano che su tutti e tre gli aspetti di qualità del servizio, ovvero tempi di consegna, tempi di ripristino guasti, garanzie di disponibilità effettiva del servizio, gli operatori alternativi hanno potuto beneficiare di prestazioni in linea, se non addirittura migliori, di quelle offerte alle divisioni retail di Telecom Italia”.
Rivolgendosi agli operatori alternativi, Bernabè ha affermato che, sul tema della parità di accesso, tutto quanto fatto e verrà fatto in futuro è improntato a uno “spirito di grande disponibilità e di buona fede nell’affrontare i problemi”.
“Il nostro modello di equivalence, introdotto 4 anni fa per fornire maggiori garanzie di parità di trattamento ai concorrenti, si è oggi trasformato in uno strumento fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi posti dall’Agenda digitale europea”.
Guardando più in generale alla situazione complessiva del Paese, Bernabè ha parlato di “urgenze da affrontare con drammatica rapidità”, riferendosi soprattutto alla crisi di liquidità che sta mettendo in ginocchio tantissime imprese.
Della necessità di promuovere la digitalizzazione e lo sviluppo delle nuove tecnologie e servizi ha parlato invece il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, sottolineando che il nostro paese “non ha ancora agganciato questo driver di sviluppo”.
“E’ del tutto evidente – ha aggiunto – che se si vuole far nascere un nuovo miracolo italiano occorre promuovere l’internet economy e infondere in questo processo creatività, capacità inventiva, impegno e visione. Tutto questo è nel nostro Dna e, ne sono certa, è alla nostra portata”.