Italia
Telecom Italia è un’azienda “sana e robusta” che investe e non ha nulla da temere dal confronto coi competitor italiani e stranieri. È quanto ha affermato l’amministratore delegato dell’azienda, Marco Patuano, in occasione del convegno organizzato dai piccoli azionisti di Asati.
Diversi i punti toccati nel suo intervento, a partire dagli obiettivi del gruppo, – che sono due e riguardano da un lato riduzione del debito e generazione di cassa e dall’altro l’innovazione tecnologica – passando dallo scorporo della rete, le unioni transfrontaliere e lo ‘stato di salute’ della società.
L’obiettivo principale di Telecom Italia, in questo momento, è quello di riportare il debito intorno a 22 miliardi di euro (dai 28,2 miliardi di fine 2012) una soglia che si può considerare adeguata e che si potrà raggiungere entro tre anni: “…sotto questo livello il debito inizia a costare troppo”, ha affermato l’ad, spiegando quindi che “la gestione ordinaria continua a produrre molta cassa. Dopo gli investimenti – 2 miliardi – in tre anni arriveremo al fatidico livello di confrontabilità con i competitor”.
Come secondo obiettivo, il focus sull’innovazione tecnologica, ossia la realizzazione “di reti in banda ultralarga fissa e mobile”.
Sul tema, molto dibattuto nelle ultime settimane, delle unioni transfrontaliere, Patuano ritiene che questo tipo di operazioni non “cambino il panorama delle telecomunicazioni in Europa”.
Soffermandosi poi sul rapporto con Telefonica, ha aggiunto: “Se pensiamo che Telefonica possa togliere tutte le castagne dal fuoco a Telecom Italia ci sbagliamo di grosso…Telefonica ha i suoi problemi, ha un debito forte ed è impegnata in operazioni di finanza straordinaria: se Sparta piange, insomma, Atene non ha molto da ridere”.
Quanto invece allo scorporo della rete in rame, l’ad è stato categorico: “Se pensiamo allo scorporo della rete come a un metodo per fare cassa è come vendersi un rene”, ha affermato spiegando che la separazione della rete comporta “dissinergie ed extra-costi” che, sommati, “annullano i soldi presi all’inizio”.
Lo scorporo della rete, quindi, non può e non deve essere considerata “un’operazione finanziaria, ma un’operazione assolutamente industriale”, che verrà portata a termine solo e soltanto se “ci saranno le condizioni regolatorie, di valorizzazione e di governance”.
“Se anche solo una di queste condizioni non ci sarà, l’operazione non si farà perchè non siamo qui per fare saldi o sconti”, ha aggiunto.
Quanto allo stato di salute di Telecom Italia, Patuano ha chiarito che l’azienda ha cassa per 8,1 miliardi: “Se non dovessimo emettere nuovi strumenti di reddito ha cassa per tre anni. Nessuno ha il dubbio che Telecom Italia fallisca domani”.
Domani, intanto, si riunirà a Roma l’Organo di vigilanza che ha il compito di vigilare sulla corretta esecuzione degli Impegni presentati da Telecom Italia e approvati dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni.
Il Presidente Antonio Sassano illustrerà gli interventi effettuati e i risultati ottenuti nel 2012; verranno inoltre tracciate le linee di intervento e le prospettive evolutive che il nuovo Board dell’Organo di vigilanza, insediatosi il 1° dicembre 2012, intende perseguire nel prossimo triennio di attività.
All’incontro interverranno il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, Angelo Marcello Cardani, il Presidente Esecutivo di Telecom Italia, Franco Bernabè, il Presidente di Tiscali, Renato Soru, e i Direttori generali di Confindustria, Marcella Panucci, e dell’Agenzia per l’Italia digitale, Agostino Ragosa.