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Entro giugno La7 avrà il suo nuovo piano industriale ed editoriale. L’ha assicurato il nuovo proprietario dell’emittente televisiva Urbano Cairo nella conferenza stampa tenutasi stamani a Milano.
“Prima dobbiamo tuttavia effettuare il closing, quindi entrare in azienda e parlare con i manager – ha precisato l’imprenditore piemontese – abbiamo già delle idee ma lavoreremo al piano, forse qualche indicazione la daremo già alla Star Conference di marzo“.
Ma deve ancora essere perfezionata la procedura d’acquisizione dell’asset da TI Media per 1 milione di euro (Leggi Articolo Key4biz).
L’unica certezza, per il momento, è che “bisogna ripensare ai costi” anche se “per i dettagli è presto”.
In ogni caso, Cairo intende salvaguardare la forza lavoro: “Ho sempre avuto l’attitudine di cercare di far lavorare bene le persone in azienda. Ci sarà spazio anche in La7, senza toccare i dipendenti o altro”. Ha, però, tenuto a precisare che in base agli accordi, 60 persone dell’organico di La7, che attualmente ne impiega 470 inclusi i giornalisti, passeranno a TI Media.
Cruciali per capire il futuro della rete saranno i primi tre mesi di lavoro: “I primi cento giorni – ha detto Cairo a questo proposito – saranno fondamentali per capire cosa fare’.
Di certo “l’ultima cosa che voglio fare è intervenire su asset di successo come ‘Servizio pubblico’, ‘Piazza pulita’, Il tg di Mentana, ‘Otto e mezzo’ e ‘Omnibus’, che non verranno toccati”.
Un messaggio di rassicurazione a quanti hanno paventato limitazioni nella linea editoriale di La7: “Ci sarà protezione dell’autonomia dei giornalisti e dell’autonomia editoriale. Attualmente in La7 c’è una grande libertà di espressione che piace alla gente e che va mantenuta e salvaguardata”.
L’imprenditore è apparso molto ottimista, convinto che La7 sia una rete con “un grande potenziale” con margini di crescita “molto importanti“.
La rete, ha aggiunto, “ha un target di pubblico strepitoso, con un indice di telespettatori laureati e un pubblico ad alto reddito pari al doppio rispetto alla media della popolazione italiana. E questo rappresenta un grande potenziale per chi investe”.
Di certo, negli ultimi anni la rete ha subito grandi perdite e perciò “non sarà facile rimetterla in sesto velocemente“.
Tuttavia La7 resta “una rete eccellente dal punto di vista degli ascolti” e perciò, la sua linea editoriale ‘resterà incentrata sull’informazione, mentre nel palinsesto del pomeriggio ci sarà qualcosa di diverso. Guarderemo con più attenzione alle donne giovani che ora sono appannaggio di altre reti. Avremo un orientamento maggiore verso il pubblico femminile perché è questo il target di riferimento più importante”.
Per quanto riguarda l’assetto di controllo di La7, Cairo ha spiegato che dovrà restare immutato per due anni in base ai vincoli di lock-up, ma ha escluso un’ipotesi d’ingresso di nuovi azionisti: “Non credo tantissimo alle cordate. Troppi soci che dicono la loro possono portare un’azienda a fare passi falsi”.
Cairo s’è soffermato anche su un altro aspetto cruciale dell’accordo con TI Media, il mantenimento del tasto 7 sul telecomando, visto che al momento l’Agcom sta rivedendo il piano di assegnazione della numerazione.
Per l’imprenditore si tratta di un rischio “molto remoto”, sebbene nel contratto abbia fatto inserire una clausola che prevede una penale a carico di Telecom nell’eventualità lo perdesse.
Passaggio anche sulla crisi della raccolta pubblicitaria, parlando di una ripresa a partire dal prossimo mese d’aprile che dovrebbe confermarsi nella seconda parte dell’anno.
“Credo che questa crisi, che dura da 18 mesi, non sarà senza fine“, ha dichiarato, confermando le attese di un primo trimestre ancora molto difficile per il mercato.
L’imprenditore ha anche indugiato sulle altre attività che fanno capo alla Cairo Communication, come il Torino calcio e quelle editoriali.
Continuerà a occuparsi della sua squadra del cuore, anche se non c’entra nulla con il suo core business. E per Cairo Editore, niente di pronto ma tanti progetti in cantiere.
Sul lancio di nuovi giornali “noi lavoriamo sempre, è normale avere nel cassetto quattro o cinque progetti”.
L’editore ha comunque escluso un suo interessamento per le 10 testate periodiche che RCS intende chiudere: “Preferisco lanciare nuovi giornali che non prenderne di esistenti“.