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Time Warner, liberarsi dei giornali è la giusta via per superare la crisi?

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Cosa sta succedendo ai gruppi media americani? La notizia dello spin-off di Time Warner, che segue quello annunciato da News Corp lo scorso anno (Leggi Articolo Key4biz), ha messo in agitazione i mercati.

Il colosso USA ha deciso di quotare in Borsa il polo Time Inc. (130 riviste) in un’operazione che dovrebbe portargli fino a 3 miliardi di dollari.

Per il CEO Jeff Bewkes, “Time Inc. beneficerà di una maggiore flessibilità. Da azienda quotata attirerà una base di azionisti più naturale“.

In termini più pratici, si lascia andare un’attività che pesa sui profitti per concentrarsi sull’industria del cinema (Warner Bros) e della televisione (HBO, CNN, etc.).

 

Un duro colpo per la stampa anglosassone. John Harrington, esperto del settore, ha osservato che “per molto tempo i giornali hanno pensato che il calo delle loro vendite era legato alla crisi. Nel giro di 2-3 anni l’economia è ripartita ma non i giornali. La conclusione è, quindi, che la loro sorte non era legata alla recessione“.

 

Lo scorso anno Time Inc. ha visto evaporare un quarto dei propri profitti, 420 milioni di dollari, e rappresenta ormai solo il 12% del fatturato e una percentuale ancora inferiore – e in costante declino – degli utili operativi. Come altri grandi editori, non riesce ad arginare il crollo della raccolta pubblicitaria negli USA (-40% dal 2006) né la concorrenza d’internet. Il 2013 viene considerato un anno emblematico per i media anglosassoni: oltre a Time Warner anche News Corp ha deciso di quotare in Borsa l’asset dei giornali (Wall Street Journal, New York Post …).

 

Time Warner ha fatto una scelta molto più radicale di quella prospettata tre settimane fa, quando aveva dichiarato di voler cedere la maggior parte delle proprie riviste (People, InStyle, Real Simple …) a Meredith, società dello Iowa specializzata nella stampa femminile, mantenendo i titoli faro (Time , Fortune, Sports Illustrated) con l’obiettivo di creare maggiori sinergie con la Tv specie la CNN. Ma le trattative sono fallite per il mancato accordo sul prezzo di vendita.

 

La rivista Time, che sperava di rimanere sotto il cappello del gruppo che porta il suo nome, ha di che temere: non è, infatti, sicuro che potrà mantenere il suo titolo. Del resto Time Warner non vorrà più essere accumunata a un medium che non possiede più che è tra l’altro quello più colpito dalla svolta d’internet.

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