Germania
Qual è il miglior modo per proteggere gli editori della carta stampata su internet? E’ più giusta una soluzione come quella francese, dove è stato raggiunto un accordo con Google (Leggi Articolo Key4biz) o è preferibile seguire la via legislativa come sta avvenendo in Germania (Leggi Articolo Key4biz)?
Per il deputato tedesco Thomas Silberhorn del CSU, che fa capo alla coalizione della cancelliera Angela Merkel, non c’è dubbio che bisogna agire, ma quanto avvenuto in Francia, commenta, sembra più “un’economia da bazar“.
L’accordo siglato oltralpe prevede la creazione di un fondo da 60 milioni di euro interamente finanziato da Google per i progetti d’innovazione tecnologica degli editori e poi, come per il Belgio (Leggi Articolo Key4biz), che la web company aiuti gli editori a monetizzare la loro audience grazie alle sue piattaforme AdSense, AdMob e AdExchange.
“Il presidente francese negozia con una sola azienda, Google, senza occuparsi degli altri aggregatori e lo fa nel mistero più totale“, ha indicato Thomas Silberhorn.
“Uno Stato di diritto deve impegnarsi a distinguere ciò che è legale da ciò che non lo è“, ha rincarato il deputato liberale (FDP) Stephan Thomae.
I due deputati sostengono il progetto di legge del governo tedesco sui diritti vicini, che è passato venerdì al Bundenstag con 293 voti contro 243, al termine di un dibattito molto animato. La legge garantisce all’editore il diritto di rifiutare che i propri contenuti vengano referenziati dai motori di ricerca.
Questo diritto, per esempio, permetterà di negoziare con Google a quali condizioni il motore di ricerca potrà usare i loro articoli. Ma, all’ultimo minuto, il governo ha seriamente amputato la portata del testo, dando il diritto agli aggregatori di usare “piccoli abstract del testo”.
In altre parole, apparentemente di continuare a fare ciò che ha fatto fino a oggi… “La legge straborda di dettagli e regolamenti che nessuno comprende … niente altro che misure per dare ulteriore lavoro degli avvocati“, ha detto Thomas Oppermann, del partito social-democratico (SPD).
Il testo non precisa, in effetti, quanto lungo debba essere quest’abstract per evitare d’essere sottoposto all’autorizzazione da parte dell’editore. Bisognerà attendere la giurisprudenza.
Molto critico, invece, il commento del responsabile per la Comunicazione di Google, Kay Oberbeck, per il quale “La legge non è né necessaria né utile: frena l’innovazione e nuoce all’economia e agli utenti tedeschi… accogliamo con favore che i risultati di ricerca saranno ancora possibili in futuro e nella loro forma attuale”.
“Speriamo che il Bundesrat – ha concluso Oberbeck – fermi la legge“.
Soddisfatti gli editori: “Anche se il testo votato non raccoglie tutte le nostre indicazioni, i diritti vicini, così come vengono ridefiniti, rappresentato un elemento importante di un quadro regolamentare adeguato al mondo digitale“.
Il maggior timore è, infatti, la totale mancanza di leggi cosa che si potrebbe ancora rischiare.
Il testo di legge deve adesso ottenere i voti del Bundesrat, che è in mano all’opposizione. A sei mesi dalle elezioni, si cercherà sicuramente di rallentare l’iter o addirittura di silurare la proposta, con il sostegno di Google, che ha fatto una campagna molto aggressiva contro i deputati della maggioranza.