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“L’azione congiunta di tutti i Garanti europei nei confronti di Google mira ad affermare l’esigenza del rispetto della riservatezza dei cittadini europei anche da parte dei Big delle Rete e dalle imprese che operano nel settore delle comunicazioni elettroniche ovunque siano stabilite”. Con queste parole il Garante per la Privacy italiano, Antonello Soro, commenta la decisione assunta ieri insieme ai suoi colleghi delle altre 26 Autorità per la privacy europea, di lanciare prima dell’estate un'”azione repressiva” nei confronti di Google che si rifiuta di modificare le sue norme sulla privacy (Leggi Articolo Key4biz).
“E’ un’azione importante – ha aggiunto Soro – per salvaguardare non solo i cittadini, ma anche le imprese europee. Nel caso in cui non si riuscisse a far in modo che Google si adegui alle indicazioni delle Autorità di protezione dati e non modifichi la sua privacy policy per mettersi in regola con le norme che si è data l’Unione in materia, si determinerebbe infatti una situazione paradossale nella quale le imprese europee, che tutelano maggiormente i cittadini in quanto tenute al rispetto di obblighi rigorosi, sarebbero penalizzate rispetto agli Over the Top, come Google”.
“Tutto ciò – ha concluso Soro – potrebbe peraltro portare con sé il rischio di far passare tra le imprese l’idea sbagliata e certamente dannosa per l’economia europea, specie nel difficile contesto attuale, che sia conveniente stabilirsi in altre parti del mondo per avere le mani libere e operare senza vincoli“.
Google ha sempre replicato che le sue regole sulla privacy “sono in linea col diritto comunitario e permettono di offrire servizi più semplici ed efficaci”.
Aggiungendo di star “collaborando pienamente col CNIL“, il Garante francese a cui è stata affidata le gestione del dossier, e che continuerà a farlo.
E allora perché dopo 4 mesi non s’è ancora allineata alle indicazioni dei 27 Garanti? (Leggi Articolo Key4biz)
Questa volta le Autorità per la privacy hanno detto basta e sono “determinati ad agire“. Si riuniranno nelle prossime settimane per ascoltare nuovamente Google.
Da marzo 2012, la web company (oltre 425 milioni di utenti attivi su Gmail e più di 500 milioni di profili su Google+) applica una nuova policy sulla privacy. Una sessantina di regole di utilizzo sono state unificate in una sola, raggruppando le informazioni di numerosi servizi, che un tempo erano separati.
A ottobre, dopo mesi di analisi e scambi con il gruppo, i 27 Garanti hanno chiesto “un’informazione più chiara e più completa dei dati raccolti’ e delle loro usi, vista anche la scarsa conoscenza degli utenti delle leggi a tutela della loro privatezza.
In Francia, tre anni fa il CNIL ha condannato Google al pagamento di una multa da 100 mila euro, per aver raccolto impropriamente i dati degli utenti col suo servizio Streetview.
Ad agosto, il gruppo ha anche ha pagato una sanzione record da 22,5 milioni di dollari (18,3 mln di euro) alla Federal Trade Commission per il caso che coinvolgeva gli utenti Safari (Leggi Articolo Key4biz).
Intanto oggi a Bruxelles, in occasione dell’incontro con il Ministro polacco per gli Affari digitali, Michał Boni, anche il Commissario Ue alla Giustizia Viviane Reding è tornato sulla necessità di accelerare la riforma Ue sul data protection nell’interesse dei cittadini e delle aziende.
I cittadini europei devono essere sicuri che i loro dati godono di un elevato livello di protezione in tutta Europa, ha detto la Reding, aggiungendo che un quadro regolamentare moderno e comune può stimolare fortemente lo sviluppo dell’economia digitale.
La materia è molto delicata e al momento la Commissione sta lavorando alle nuove norme insieme al Consiglio e al Parlamento europeo.
La Reding ha, però, evidenziato la necessità di coinvolgere anche i cittadini, le aziende e le ONG.