Banda larga: Italia sempre più in basso nelle classifiche mondiali

di Alessandra Talarico |

Nella classifica netindex sulle velocità di download, meglio di noi fanno Papua Nuova Guinea (82esimo), Tajikistan (63esimo), Ruanda (62esimo), Namibia (75esimo) e l’isola di Guam (84esimo). Subito dopo di noi in classifica Maldive e Kenya.

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L’Italia si colloca in 85esima posizione nella classifica mondiale stilata da netindex.com relativa alla velocità di download delle connessioni domestiche, con una velocità di 5,95 Mbps, a fronte di una media Ue di 16,69 Mbps.

 

La classifica, basata su 4 miliardi di test a livello mondiale, vede al primo posto Hong Kong (45,94 Mbps), seguita da Singapore (40.60 Mbps), Andorra (39.27 Mbps), Lituania (36.78 Mbps) e Corea Del Sud (35.33 Mbps).

 

Netindex spiega inoltre che l’Italia si piazza la 38esimo posto in termini di costo per Mbps (4,7 euro).

I risultati, spiega la società, sono stati ottenuti analizzando i dati di 12.473,896 indirizzi IP unici tra il 27 gennaio e il 25 febbraio.

 

Dati ‘freschissimi’, dunque, che ancora una volta confermano quanto il nostro Paese fatichi a tenere il passo non solo delle principali economie europee e mondiali, ma anche di Paesi rispetto ai quali pretendiamo una supposta superiorità culturale e tecnologica.

Il Regno Unito e la Germania, pur non figurando nella top-ten, si piazzano, rispettivamente, in 24esima e 25esima posizione, con velocità di 19,22 Mbps e 18,50 Mbps. La Francia è in 34esima posizione (15,82 Mbps) e la Spagna è 38esima.

 

Ma meglio di noi fanno Papua Nuova Guinea (82esimo), Tajikistan (63esimo), Ruanda, Namibia e l’isola di Guam.

Subito dopo di noi in classifica Maldive e Kenya.

 

Mentre, insomma, si fanno i conti sui vantaggi della banda larga in termini di aumento del PIL – raddoppiare la velocità fa aumentare il PIL dello 0,35, dice Arthur D. Little – l’Italia continua a sprofondare nelle classifiche mondiali: l’analisi di netindex non è che l’ultima in ordine di tempo a decretare l’arretratezza del nostro Paese. Secondo i dati OCSE, in fatto di banda larga fissa l’Italia risulta al settimo posto per quanto riguarda il numero complessivo di abbonamenti: se ne contano nel nostro paese 13,4 milioni, contro gli 88,5 mln degli Usa, 35 mln del Giappone, 27 mln della Germania, 23 mln della Francia, 21 mln del Regno Unito e 18 milioni della Corea.

Scivoliamo però al 26esimo posto quando si tratta della diffusione delle connessioni broadband ogni 100 abitanti: la quota è di 22,1 linee a banda larga ogni 100 abitanti, contro 41,6 della Svizzera e i 39,4 dei Paesi Bassi. La media Ocse è di 26 linee ogni 100 abitanti.

 

E non stupisce, dunque, che il Bel Paese si collochi al 42esimo posto nella classifica sulla competitività stilata annualmente dal World Economic Forum, ben lontana dai principali paesi europei e dalle altre economie avanzate mondiali, preceduta nella classifica da Polonia, Panama, Repubblica Ceca e Thailandia.

 

Nonostante i proclami che si sono susseguiti negli ultimi mesi e gli impegni profusi per dare la parvenza di un paese pronto a raccogliere le sfide dell’economia digitale, insomma, la realizzazione delle autostrade del futuro si sta dimostrando problematica almeno quanto la conclusione dei lavori sulla Salerno-Reggio Calabria.

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