Italia
L’esito di queste elezioni, con una maggioranza debole, fa male al mercato e soprattutto a Mediaset.
Il titolo del gruppo di Silvio Berlusconi ha fatto un breve passaggio in asta di volatilità e in chiusura cedeva il 4,54% a 1,641 euro in linea con l’indice FTSE MIB in calo del 4,75%.
Ieri sulla scia dei primi exit poll, il titolo segnava il +10%, lasciando in dubbio gli analisti: “C’è molta volatilità, è tutta speculazione”, commentava qualcuno.
Altri ipotizzavano un fantomatico ritorno di Berlusconi a occuparsi delle aziende o di operazioni straordinarie come la vendita della Tv.
Claudio Aspesi, analista di Bernstein a Londra, sottolineava: “Se gli exit poll dovessero rivelarsi affidabili, non c’è nessun motivo per spiegare il rialzo di Mediaset. Con la maggioranza alla sinistra e senza nemmeno l’influenza moderatrice di Monti e Casini, Mediaset rischia di essere penalizzata”.
Oggi, a risultati certi, il mercato si mostra ancora più incerto e Mediaset paga.
Il nuovo governo avrà i numeri per far approvare eventuali provvedimenti, sempre promessi ma mai mantenuti, sul conflitto d’interesse?
E Silvio Berlusconi procederà col blind trust, anche questo ventilato in campagna elettorale? (Leggi Articolo Key4biz)
Intanto Mediaset, forse in attesa di queste elezioni, ha bloccato la ricerca di un partner per la sua pay-Tv Premium. L’operazione appare, però, non più rinviabile a molti esperti del settore, visto che si tratta di un asset che non hai mai raggiunto il breakeven e per il quale si prevede un rosso di 90 milioni di euro.
L’azienda sta subendo la forte crisi economica che riguarda tutto il mercato italiano e non solo. Nei primi 9 mesi del 2012 ha registrato una perdita storica pari a 45,9 milioni (88 milioni solo nel terzo trimestre) a causa del netto calo dei ricavi pubblicitari (Leggi Articolo Key4biz).
Un dato, quello di Mediaset, che va contestualizzato in un quadro di grave difficoltà del mercato pubblicitario, specie quello televisivo.
Giusto qualche giorno, Berlusconi ha commentato: “Le mie aziende hanno subito un calo del 20% della pubblicità e dopo 30 anni sono in grande sofferenza” (Leggi Articolo Key4biz).
Le dichiarazioni di Berlusconi sono in linea con il quadro devastante per il mercato pubblicitario presentato da Nielsen, secondo il quale si chiude il peggior anno degli ultimi 20 con una performance negativa del -14,3%, scendendo per la prima volta dal 2003 sotto la soglia degli 8 miliardi di euro a prezzi correnti. In termini reali vale a dire che, al netto dell’inflazione (ISTAT), si torna addirittura a livelli del 1991 (Leggi Articolo Key4biz). In termini di mercato pubblicitario, la Tv ha perso il 15,3%.
Per Nielsen, ci vorrà ancora tutto il 2014 prima di capire se ripartirà un ciclo o se rimarremo in questa fase di turbolenza.
Difficile fare previsioni per come andrà quest’anno, ma la situazione appare particolarmente dura.
Secondo Alberto Dal Sasso, advertising information services business director dell’istituto,
“E’ improbabile un cambio di rotta rispetto al trend che nel 2012 ha registrato un peggioramento continuo e progressivo: il 1° trimestre è calato del 7,2%, il 2° trimestre dell’11,4%, il 3° trimestre del 20,5% e il 4° trimestre del 21,1%. Possiamo immaginare che la raccolta di gennaio sarà negativa a doppia cifra e con un due davanti” (Leggi Articolo Key4biz).