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#MWC13: gli operatori Ue alle prese con la crisi. L’unica chance, per ora, restano i mercati esteri

Europa


Il grido di allarme degli operatori europei è stato ribadito ieri all’apertura del Mobile World Congress di Barcellona: durante la sessione di apertura, i Ceo dei principali gruppi telefonici hanno sottolineato la necessità di un cambiamento di mentalità da parte di governi e regolatori.

Il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè ha ribadito che “i governi dovrebbero evitare di imporre oneri eccessivi all’industria, sotto forma di tasse specifiche e pagamenti eccessivi per l’uso dello spettro”, mentre il Ceo di Telefonica, Cesar Alierta, ha riaffermato la necessità di regole uguali per tutti, sottolineando che anche agli OTT dovrebbero essere imposti gli stessi obblighi in capo alle telco. Vittorio Colao, Ceo di Vodafone Group, ha affermato che “i regolatori europei sono stati troppo zelanti nella regolazione dei mercati all’ingrosso e al dettaglio, mercati già molto competitivi”.

 

Secondo un’analisi di Wireless Intelligence, i 4 principali operatori storici europei – Telefonica, Telecom Italia, France Telecom e Deutsche Telekom – sono stati eclissati dai competitor asiatici e dell’America Latina in termini di crescita, per via della saturazione dei mercati domestici, molti dei quali piagati anche dalla forte crisi economica che si riflette, inevitabilmente, anche sui risultati degli operatori.

 

Alla crisi, che pesa maggiormente sui mercati del sud Europa, si aggiunge anche la forte concorrenza degli operatori low-cost (come Free in Francia) e l’intervento dei regolatori europei sulle tariffe di terminazione e roaming.

 

E così, i player storici sono alla ricerca di soluzioni per tagliare i costi e ridurre i pesanti indebitamenti: Telefonica ha deciso di cessare le sovvenzioni sull’acquisto degli smartphone. Anche per questa ragione, i risultati sul mercato domestico sono stati sotto forte pressione: in Spagna, la società ha realizzato soltanto il 23% dei ricavi del terzo trimestre 2012 (il 22% lo ha realizzato in Brasile) e per la prima volta i ricavi trimestrali dell’America latina (7,6 miliardi, in crescita del 3,8%) hanno superato quelli europei (7,5 miliardi, in calo del 6,8%).

 

Come Telefonica, Telecom Italia ha beneficiato delle forti vendite sui mercati sudamericani: tuttavia, la crescita dei ricavi in Brasile (+8%) e Argentina (+18,2%) ha bilanciato solo parzialmente la contrazione del 7,9% in termini organici in Italia. Al terzo trimestre 2012, l’utile del gruppo è stato pari a 681 milioni di euro, giù del 13,4%, mentre i ricavi sono scesi del 3,3% a 7,27 miliardi di euro.

A differenza dei competitor, Telecom Italia è presente su soli tre mercati esteri e le vendite sul mercato domestico rappresentano il 60% del totale.

 

La contrazione maggiore del fatturato su base annua  è invece quella registrata da France Telecom, che in Francia – che rappresenta il 48% delle vendite complessive – ha perso il 5,4% a 5,43 miliardi. Non va meglio negli altri due principali mercati del gruppo – la Spagna (-1%) e la Polonia (-5,5%) – e la situazione in Europa, secondo il Ceo Stephane Richard, non migliorerà che nel 2014.

Per questo, l’unico lumicino di crescita (+0,6% a 2 miliardi di euro) è quella legata alla divisione  ‘resto del mondo’, che include il Medio Oriente e l’Africa (+4,6%), trainato dalla Costa D’Avorio (+20.9%), dall’Egitto (+2%) e dalla Nigeria (+33,9%).

 

Più in ‘salute’ sul mercato domestico resta invece Deutsche Telekom, che in Germania ha registrato un fatturato di 5.7 miliardi (pari al 39% del totale), in calo dell’1,3% a fronte di un calo dell’11,3% in Grecia (825 milioni) e di un aumento del 6,3% negli Stati Uniti (3,9 miliardi). Di conseguenza, il fatturato del gruppo è sceso solo dello 0,1%, a 14,7 miliardi.

 

Sembra dunque, sottolineano gli analisti di Wireless Intelligence, che la crescita degli operatori europei sia sempre più dipendente dai mercati esteri più che da quello domestico.

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