#MWC13: per Neelie Kroes, l’Europa delle tlc è ancora un patchwork di regole

di Alessandra Talarico |

L’Europa ha bisogno ‘di un mercato più coerente, efficace e integrato, con meno rischi per chi investe e maggiori benefici per chi investe di più’, ha detto dal palco del MWC. Giovedi incontro con le telco per parlare di mercato unico e M&A.

Europa


Neelie Kroes

Dopo aver inventato lo standard GSM e dominato, per oltre un decennio, il settore dei dispositivi mobili, l’Europa sta perdendo terreno nei confronti dei competitor nordamericani e asiatici. Il motivo? La mancanza di un approccio coerente, unico per tutti gli Stati membri in fatto di spettro radio e reti di nuova generazione.

E’ quanto ha affermato nel suo intervento al Mobile World Congress il Commissario per l’Agenda digitale Neelie Kroes, sottolineando che l’Europa, superata da est e da ovest, deve urgentemente recuperare: “Per pretendere una forte industria wireless e cementare una forte economia e per dare alla gente gli strumenti tecnologici per accedere e creare opportunità”.

La Commissione, ha anticipato Kroes, ha pronto un ‘action plan’ per creare un mercato moderno ed efficiente e comincerà a usare “i poteri del Trattato europeo” per cambiare la situazione. Il piano include anche un finanziamento da 50 miliardi di euro per la ricerca nelle reti 5G (Leggi articolo).

 

All’industria, che in questi giorni si è lamentata dell’eccessiva frammentazione e dell’eccesso di regolamentazione che penalizza la ripresa e gli investimenti, la Kroes ha risposto che sì, l’Europa ha bisogno “di un mercato delle telecomunicazioni più coerente, efficace e integrato, con meno rischi per chi investe e maggiori benefici per chi investe di più”.

 

La situazione critica delle casse dei principali operatori Ue – sintetizzata anche da Wireless Intelligence (Leggi articolo Key4biz) – è ormai evidente da qualche anno, aggravata dalla crisi economica e dalla crescente concorrenza degli operatori low-cost.

Ma a monte di tutto c’è l’eccessiva frammentazione del mercato, stigmatizzata nei giorni scorsi dai Ceo dei principali operatori europei, che chiedono ai regolatori di Bruxelles meno rigidità per consentire più fusioni tra operatori all’interno dei Paesi Ue e giungere a un massimo di tre operatori di rete mobile e due di rete fissa per Paese. ETNO, l’Associazione che riunisce gli operatori storici europei, sta lavorando a una proposta in tal senso che sarà sottoposta a Bruxelless nei prossimi mesi (Leggi articolo).

 

“La realizzazione del cosiddetto mercato unico europeo delle comunicazioni implica che la Commissione permetta il consolidamento all’interno dei mercati nazionali come primo passo per razionalizzare il frammentato panorama fisso e mobile in Europa”, ha affermato il presidente del board ETNO, Luigi Gambardella.

 

Le telco sono chiamate a investire pesantemente nei prossimi anni per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda digitale europea e per recuperare il gap in termini di copertura ultrabroadband mobile: gli operatori, ha detto ancora Gambardella, “sono ansiosi di fare la loro parte, ma la condizione del mercato e l’attuale framework regolamentare non fornisce i giusti investivi agli investitori”.

 

I rappresentanti dell’industria incontreranno la Kroes giovedì per portare avanti le loro richieste.

Della necessità di realizzare un vero mercato unico delle telecomunicazioni, il Commissario ha parlato più volte, ma i nodi da sciogliere sono parecchi, primo fra tutti quello relativo alla necessità di un unico regolatore al posto delle 27 Autorità nazionali. Uno scoglio non da poco perchè molti paesi – tra cui la Francia, la Germania e il Regno Unito – non vedono di buon occhio la possibilità di cedere altro potere decisionale a Bruxelles, soprattutto se questo vuol dire perdere il controllo sullo spettro, dalla cui vendita gli Stati possono incassare diversi miliardi.

La Kroes, nel suo discorso a Barcellona, ha lanciato una frecciatina a quei governi che “considerano le aste solo un modo per fare soldi invece che considerare l’assegnazione di questa preziosa risorsa una questione di interesse pubblico perchè strettamente legata ai prezzi praticati ai consumatori e agli investimenti nelle reti”.

Anche nel caso dell’assegnazione dello spettro, inoltre, la Kroes ha segnalato il “caleidoscopio di regole e pratiche diverse nella Ue”.

 Un tale “pasticcio…sta uccidendo l’economia”ha aggiunto, sottolineando che la Corea del Sud conta già più abbonati 4G dell’Europa.

 

Gli operatori, comunque, sembrano favorevoli all’idea di un regolatore unico europeo: Vittorio Colao di Vodafone, si è detto favorevole “a una maggiore integrazione, a una regolamentazione unica e più omogenea”. Ma, ha aggiunto, “è una questione che riguarda la politica non le aziende”.

Olaf Swantee, Ceo del maggiore operatore mobile britannico, EE, ha sottolineato che “in teoria, l’idea di avere un solo regolatore è Ok, però c’è il rischio che Bruxelles emani decisioni che non siano appropriate alle specificità dei mercati nazionali”.

 

Kroes non si è pronunciata apertamente su questo tema, ma rivolgendosi agli operatori, ha sottolineato che c’è bisogno di soluzioni mirate per affrontare problemi dalle molteplici sfaccettature: “Dato che le questioni che vi riguardano vanno al di là delle frontiere, le soluzioni devono essere europee. Dove si presentano opportunità innovative, dobbiamo rinnovarci per poterle cogliere”, uscendo dall’ottica nazionalistica: “…non possiamo più pensare paese per paese…non possiamo riferirci a sistemi preesistenti, ai bisogni del secolo scorso, a poteri storicamente fissati”.

 

Bisogna pertanto superare l’attaccamento allo status quo, la tentazione di difendere interessi di parte, sia da parte del pubblico che del privato, perchè questo “danneggerebbe la competitività e l’industria” e i governi devono pertanto avere una visione più ampia.

 

Le tecnologie mobili, ha concluso, “sono il nostro futuro…non c’è limite, in teoria, all’innovazione in questo settore, ma solo se forniremo il sostegno adeguato. Se non garantiremo lo spettro, le reti, le tecnologie più aggiornate, non solo non sarà possibile l’innovazione, ma bloccheremo le opportunità di domani e non credo che i cittadini di ogni generazione ce lo perdonerebbero”.

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