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Prelevare al bancomat senza usare le mani ma solo…gli occhi. È l’innovazione introdotta da iBancomat sviluppato dall’azienda italiana SR Labs, attiva da oltre 10 anni nel settore della tecnologia di eye tracking (lettura dei movimenti oculari).
iBancomat permette di comporre il codice pin semplicemente guardando per uno o due secondi i numeri della tastiera virtuale che appare sullo schermo del bancomat: una soluzione che elimina le frodi e consente l’accesso al servizio anche alle persone disabili.
Massima è anche la tutela della privacy visto che l’eye tracking, a differenza di altri sistemi basati sulle impronte digitali o la scansione della retina, non registra dati personali dell’utente, ma solo i movimenti degli occhi.
Non essendoci, inoltre, movimenti delle mani, è impossibile rimanere vittima di quei sistemi truffaldini che filmano o registrano la sequenza dei tasti premuti.
Per accedere al proprio conto, dunque, è sufficiente guardare il numero sulla tastiera virtuale il tempo necessario affinché il sistema sia sicuro della scelta e dia un feedback visivo e sonoro, quindi passare al successivo.
Una volta ottenuto l’accesso al conto, è possibile continuare le operazioni nel modo tradizionale oppure continuare ad agire selezionando le diverse opzioni della schermata con lo sguardo.
Un’innovazione importante che nasce dall’esperienza maturata da SR Labs nel campo dei sistemi di eye tracking, una tecnica di registrazione ed analisi dei movimenti oculari già ampiamente utilizzata in aree quali le scienze cognitive, la psicologia, la Human-Computer Interaction, le ricerche di mercato, la ricerca medica e che prova ora a farsi strada anche nel mondo delle banche.
“La nostra più che decennale esperienza nella progettazione di sistemi comandati con lo sguardo – ha dichiarato Gianluca Dal Lago, amministratore delegato di SR Labs – ci dà la consapevolezza di poter dare un grande contributo alla sicurezza dei sistemi bancari e alla tranquillità delle persone, in particolare degli anziani. L’iBancomat è un’importante opportunità anche per molte categorie di disabili, che potrebbero così usufruire del servizio in maniera autonoma”. (a.t.)