Italia
Pubblichiamo di seguito il contributo di Guido Garrone (Metroweb) a margine del workshop “Sviluppo digitale in Lombardia”, promosso dalla Regione Lombardia e da Key4biz e tenutosi a Milano il 13 febbraio 2013.
Occorre innanzitutto sottolineare la bontà delle iniziative a sostegno dello sviluppo della Banda Larga e Ultralarga promosse da Regione Lombardia nel corso degli ultimi anni. Rispetto a qualche anno fa, sono stati infatti definiti da Regione Lombardia modelli economici precisi per la riduzione del digital divide in partecipazione pubblico-privata, la chiarezza dei ruoli assegnati ai vari attori ha quindi permesso lo sviluppo di piani di realizzazione concreti e misurabili.
Più in generale oggi non mancano più linee guida che definiscano ruoli e responsabilità del pubblico e del privato, allo stesso tempo non ci sono più dubbi sull’esistenza della domanda di servizi a Banda Ultralarga, non c’è neppure più tempo per proseguire ad oltranza sterili dibattiti sull’importanza del servizio rispetto alle infrastrutture e viceversa (cd. “Problema dell’uovo e della gallina”). Stiamo infatti assistendo ad un’esplosione incontenibile della domanda di nuovi servizi (video 3D/4K, cloud, ott, ecc.) e alla disponibilità di device (smart phone, tablet, connected TV) che rendono non più procrastinabile lo sviluppo di infrastrutture abilitanti a Banda Ultralarga future-proof. Occorre partire con l’execution, ovvero avviare consistenti piani di sviluppo che permettano di dare un contributo reale alla crescita del paese in questo grave momento di crisi. Come dice il rapporto Caio, si può recuperare il ritardo del paese più facilmente proprio a partire dal digitale. Più facile che recuperare, ad esempio, sui trasporti.
Il progetto di Metroweb Italia, partecipata da due dei più importanti fondi infrastrutturali e strategici italiani, va esattamente in questa direzione. Replicare il modello virtuoso di Metroweb a Milano che – con 15 anni di anticipo – ha dato alla città una piattaforma in fibra ottica unica, utilizzata indistintamente da tutti i principali operatori che offrono servizi di telecomunicazioni in Italia. Non a caso Milano vanta una percentuale di connessioni a Banda Ultralarga in fibra ottica al top mondiale (>35%) rispetto alle connessioni in Banda Larga tradizionali. Metroweb Italia sta sviluppando nelle principali città italiane, mediante l’acquisizione di infrastrutture in fibra ottica esistenti o mediante interventi diretti, un percorso finalizzato a replicare il modello di Milano a beneficio di tutti.
Bisogna capire come, utilizzando il mix tecnologico più opportuno, si possa favorire l’infrastrutturazione. Sono investimenti di lungo periodo, occorre che accanto agli operatori di servizi di telecomunicazioni ci siano quindi investitori di lungo termine che oggi sono sempre più rari. Non sono nemmeno le banche, quindi occorre creare sinergia tra i pochi investitori di lungo termine (la Cassa Depositi e Prestiti è un esempio, ma possono essere dei fondi pensione) e gli operatori. Nell’attuale fase storica italiana, i singoli operatori di servizi di telecomunicazioni non sono più in grado di sostenere tale sforzo da soli. Da un lato, infatti, il mercato finanziario misura le performance degli operatori su cicli sempre più a breve mentre, dall’altro, l’onerosità e la durata di tali investimenti non permette di sostenere sviluppi di più reti in parallelo, in uno stesso territorio, da parte di diversi operatori.
Ricorrendo alla disponibilità di investitori di lungo periodo sarebbe possibile costruire un’unica infrastruttura a Banda Ultralarga in grado di assicurare a tutti gli operatori una reale equivalenza dell’accesso o, quantomeno, mediante accordi commerciali che ottimizzino i costi complessivi del sistema, sviluppare infrastrutture senza duplicazioni geografiche.
Occorre muoversi e andare dietro ai trend di espansione almeno nelle aree ad alta densità abitativa e con capacità significativa di spesa. Il mix tecnologico può prevedere soluzioni FTTC in aree a media densità mentre in grandi centri urbani non si può ritardare ulteriormente lo sviluppo FTTH o, quantomeno, FTTB mediante disaggregazione dell’accesso al cablaggio verticale in rame degli edifici.
Pianificare la rete seguendo la sola logica del contenimento degli investimenti unitari, puntando a uno sviluppo unicamente di tipo FTTC, in molte aree potrebbe avere il fiato corto. Infatti, potenziare l’offerta di banda portando negli armadi stradali elettronica e alimentazione elettrica, incrementando parallelismi e interferenze su cavi in rame, che già oggi risentono gravemente delle criticità ambientali e atmosferiche cui sono esposti, creerà ad un incremento significativo delle spese operative per riparazione di guasti e di customer care per la maggior frequenza di chiamata di clienti che utilizzano la connettività con sempre maggior continuità. Questi fenomeni si accentuano nei grandi centri dove le reti in rame sono più vecchie ed è proprio qui che occorre evitare sviluppi impiantistici per strada spingendo la fibra fin dentro gli edifici, lavorando per tempo sulla regolazione e sull’impiantistica dei cablaggi verticali in rame.
E’ chiaro infine che questo modello di sviluppo favorisce la naturale convergenza wireless e wireline. Il proliferare di device wireless richiede una densificazione permanente delle copertura radiomobile. La copertura outdoor sarà sempre più puntuale mediante l’installazione di micro celle, mentre in ambiente indoor il wi-fi è già oggi la soluzione principe per scaricare la rete pubblica e la scelta preferita per applicazioni domestiche e nomadiche. Necessariamente arriveremo ad avere antenne in ogni ambiente – business e domestico – e, per ciascuna di esse, un collegamento di backhauling a Banda Ultralarga in fibra ottica.
In questo contesto l’integrazione verticale tra rete e servizi costituisce una distorsione storica. La rete di telecomunicazioni è una infrastruttura e come tale non deve essere duplicata così come non si duplicano ferrovie, autostrade, aeroporti, porti, acquedotti, gasdotti, reti elettriche, inceneritori, centri commerciali, ecc..
Siamo in ritardo e, sotto il profilo della capacità di banda, l’agenda 2020 non e’ abbastanza sfidante. Se guardiamo alla crescita degli anni passati, 30 Mbit/s possono essere un obiettivo insufficiente, sicuramente 100 Mbit/s sono già alla portata di consumatori evoluti ma dobbiamo guardare oltre al 2020 puntando a reti da 1 Gbit/s altrimenti l’Europa, e con essa l’Italia, resterà un nano schiacciato tra Nord America e Asia che già oggi hanno offerte di questo tipo.