Europa
Alla luce dei recenti tagli ai finanziamenti europei alla banda larga appare sempre più evidente che difficilmente saranno raggiunti gli obiettivi fissati dalla Digital Agenda europea, visto lo stato di difficoltà in cui versano gli operatori telefonici chiamati ad accollarsi la gran parte delle spese. I regolatori europei stanno dunque cominciando a interrogarsi su quali misure potrebbero contribuire a migliorare lo stato del settore europeo delle telecomunicazioni. Tre, sostanzialmente, i temi in agenda: la creazione di un mercato pan-europeo delle tlc; il consolidamento del settore e la deregolamentazione.
Su questi temi verte anche uno studio effettuato dagli analisti di HSBC, che sottolineano come la sfida di trovare una soluzione ai problemi del mercato europeo delle telecomunicazioni – in particolare creando un ambiente che stimoli la crescita e gli investimenti – non è delle più semplici, anche per un ‘osso duro’ come il Commissario Ue per l’Agenda digitale Neelie Kroes, decisamente infastidita dalla decisione degli stati membri di sacrificare – nel budget pluriennale – proprio i fondi destinati al settore.
Dai recenti discorsi della Kroes emerge chiaro che anche a Bruxelles la realizzazione di un mercato unico delle tlc è considerato un elemento cruciale.
Sulla carta, infatti, un mercato più vasto potrebbe produrre benefici per tutti. Tuttavia, passare dalle intenzioni ai fatti non è cosa semplice: “Se un vero mercato unico vedrà mai la luce – sottolineano gli analisti – questo richiederà una leadership determinata e la mancanza di alternative appetibili”.
E, sicuramente, questa trasformazione radicale non può avvenire in tempi brevi. Per accelerare l’iter, si potrebbe partire dal prossimo Consiglio europeo del 14 marzo, in occasione del quale la commissione dovrebbe ottenere mandato per cominciare a vagliare le misure per realizzare un mercato unico. Il DG Connect potrebbe quindi cominciare a preparare proposte dettagliate per la riunione successiva, prevista a ottobre.
Non è detto, però, che anche accelerando i tempi degli iter regolamentari – come è stato fatto, ad esempio, nel caso delle misure sull’unbundling – la soluzione sia a portata di mano: c’è sempre da mettere d’accordo gli Stati membri, alcuni contrari ad assegnare troppi poteri alla Commissione, altri preoccupati per le prospettive degli operatori locali in un mercato unico.
Secondo HSBC, quindi, per realizzare un vero mercato unico è necessario che gli operatori possano competere in tutti i paesi: per quanto riguarda la banda larga, l’elemento abilitante cruciale è un prodotto all’ingrosso con specifiche comuni. Vista la difficoltà di agire in questo senso con le piattaforme in fibra ottica, la soluzione potrebbe essere quella di agire sulla standardizzazione delle specifiche VULA.
Alcuni osservatori, tuttavia, fanno notare che la situazione sarebbe ancor più problematica nel settore mobile per via della frammentarietà delle licenze per l’uso dello spettro, assegnate a livello nazionale. Questo, nota, HSBC, non ha però impedito una forte competizione a livello retail, che dovrebbe poi essere l’elemento centrale della questione, nonostante i timori legati a un’eccessiva concentrazione del mercato in assenza di offerte wholesale competitive.
Per ovviare a questa empasse, gli analisti suggeriscono di predisporre le future vendite di spettro prevedendo l’obbligo per gli operatori di vendere capacità all’ingrosso a terzi sulla base di quanto previsto dalla Commissione per le NGA: dando, in altre parole, piena flessibilità all’operatore di impostare le proprie tariffe, sempre che questo avvenga su base paritetica e prevedendo un test per evitare la compressione dei margini.
Queste iniziative nel settore della gestione dello spettro dovrebbero rendere possibile, secondo HSBC, la realizzazione di un mercato unico e questo – insieme alla necessità di garantire la concorrenza tra piattaforme e OTT-based – potrebbe legittimare l’accettazione di una contrazione del numero di operatori, da 4 a 3 per paese.
Senza un consolidamento a livello nazionale, infatti, è difficile che si realizzi un vero mercato unico europeo poiché accordi cross-border di dimensioni non adeguate sarebbero rifiutate dagli investitori.
“Un processo congiunto di consolidamento cross-border e in-country potrebbe produrre una rete di ‘reciprocità’, incoraggiando una considerazione più equilibrata delle tattiche di mercato (vale a dire da angolazioni sia offensive che difensive), che a sua volta potrebbe portare a comportamenti di mercato molto più ordinati”, spiega ancora HSBC.
“Tuttavia – concludono gli analisti – le misure per creare un mercato unico, oltre al consolidamento che questo potrebbe innescare, dovrebbero tradursi in una più ampia lista dei vincitori. Ne gioverebbe l’intero settore così come gli investimenti nelle reti, ma soprattutto gli operatori del mercato unico e i più grandi operatori storici”.