Web company e fisco, la Francia introdurrà le nuove tasse con la Finanziaria 2014

di Raffaella Natale |

Lo ha annunciato stamani il Ministro Pellerin, non nascondendo le difficoltà d’intervenire sui principi fiscali tradizionali, per adattarli all’era digitale.

Francia


Fleur Pellerin

Il governo francese spera di trovare una soluzione alla spinosa questione che oppone l’erario alle web company e integrare il provvedimento nella prossima Legge Finanziaria che dovrebbe essere presentata a settembre.

A dichiararlo è stato stamani il Ministro dell’Economia digitale, Fleur Pellerin, su France Inter, che ha precisato: “La mia speranza, è che si possa integrare la norma nella Finanziaria del prossimo anno”.

La Pellerin ha riconosciuto le difficoltà di un processo di revisione che necessita di una profonda riflessione e cambiamento dei principi fiscali tradizionali.

 

“Siamo obbligati a rivedere completamente i nostri concetti fiscali (…) in quanto le attuali leggi tributarie sono ormai superate e non adatte all’era dell’economia digitale”.

A gennaio, il governo ha ricevuto il Rapporto commissionato ai due esperti Colin e Collin, con l’obiettivo d’intervenire sulle grandi multinazionali straniere – come Google, Facebook, Apple o Amazon – che spesso ricorrono a pratiche aggressive di ottimizzazione fiscale per sottrarsi al pagamento delle tasse o a versare il minimo alle casse dello Stato.

Il cosiddetto sistema di profit shifting su cui diversi Paesi europei stanno lavorando e di cui si sta occupando la Ue e anche l’OCSE che la scorsa settimana ha sottoposto all’attenzione dei Ministri delle finanze del G20 a Mosca un dossier per discutere linee urgenti d’intervento contro i ‘furbi’ della rete che bypassano, il fisco portando i loro profitti nei paradisi fiscali.

Per inventare l’IVA del XXI secolo, Bercy deve avviare il passaggio del codice fiscale all’era della dematerializzazione.

 

Invece di intervenire sui giganti della rete, Colin e Collin hanno lavorato sulla base imponibile adattandola ai mutamenti prodotti dalla digital economy.

Le tracce digitali lascate in giro dagli utenti, spesso ignari, mentre percorrono le vie del web, quella mole di dati preziosi, per gli advertiser, e non solo, perché permettono di compilare schede precise e dettagliate su abitudini e gusti di ogni persona, sono alla base delle strategie delle web company e gli consentono di fare lauti guadagni.

E su questi dati che i due esperti francesi, Coline e Collin, insistono: “Sono il frutto del lavoro gratuito degli utenti, che lasciano i loro dati in giro per la rete o vengono ‘spiati’ grazie ai cookies”.

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