Italia
Non pesa sulla solidità finanziaria di Telecom Italia il taglio del rating del gruppo a opera di Moody’s. Lo ha dichiarato il presidente esecutivo Franco Bernabè a Reuters in riferimento al downgrade operato dall’agenzia americana sulle emissioni della società – da Baa2 a Baa3 – con outlook negativo, seguito all’annuncio dei risultati finanziari del 2012.
Un declassamento, ha spiegato Moody’s, che riflette “gli accresciuti rischi derivanti al suo business dal difficile contesto operativo nel suo mercato chiave, quello domestico”, ma che – ha riferito Bernabè – non incide né sulla solidità finanziaria né sulle capacità di rifinanziamento.
I vertici della società, ha spiegato Bernabè, erano consapevoli delle pressioni sul rating da quando, a ottobre 2011, “era stato messo in negative outlook anche a causa delle difficoltà che stavano vivendo i mercati finanziari europei così come gli Stati sovrani, difficoltà che purtroppo permangono nonostante il superamento della fase acuta”.
Non bisogna dimenticare, che Telecom Italia ha “già oggi disponibile un margine di liquidità superiore a 16 miliardi di euro fra liquidità e linee bancarie irrevocabili non utilizzate” ha affermato Bernabè, sottolineando che la società continua a “lavorare con determinazione”, nella certezza “di poter superare indenni questa complessa congiuntura”.
Anche a questo scopo, ha aggiunto, è stato decisa l’introduzione di “un nuovo livello di capitale nella nostra struttura finanziaria, in modo da poter affrontare con ancora maggiore serenità ogni tipo di situazione”.
Alla fine del 2013, Telecom Italia conta di riportare il debito al di sotto della soglia di 27 miliardi e, alla presentazione dei risultati finanziari 2011 ha annunciato un programma di emissioni fino a 3 miliardi di euro di titoli di debito subordinati “ibridi” nell’arco di un periodo di 18-24 mesi – volto a supportare il piano di sviluppo tecnologico e nel contempo, a difendere la posizione patrimoniale (Leggi articolo Key4biz).
Moody’s ritiene tuttavia che l’emissione di questi bond potrebbe non essere sufficiente a compensare i rischi sul rallentamento del mercato e teme ulteriori pressioni al ribasso se la società dovesse deviare dal suo piano di contenimento del debito.
Sul tiolo, inoltre, pesa il taglio del target price sul titolo a opera di Nomura e Deutsche Bank (da 0,82 a 0,68 euro e da 1,24 a 1,18 euro con rating reduce e buy) e quello di JpMorgan Cazenove, da 1,05 a 0,95 euro, con rating mantenuto su neutral.
Torna poi d’attualità, secondo Il Sole 24 Ore, la possibilità di una svalutazione della partecipazione nel gruppo da parte dei soci Telco – Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica. Opzione che sarà vagliata dal prossimo cda della holding che si terrà il 19 febbraio.
Secondo gli analisti di Equita, le azioni potrebbero venire svalutate da da 1,5 a 1,2 euro, con un impatto negativo di circa 100 milioni di euro per Mediobanca e Intesa Sanpaolo e 200 milioni per Generali.