Europa
“Deal done! #euco has agreed on #MFF for the rest of the decade”.
Con questo tweet, il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha annunciato l’atteso accordo sul budget pluriennale 2014-2020, arrivato dopo una lunga maratona e un intenso braccio di ferro tra Germania e Gran Bretagna da un lato a chiedere tagli coerenti con l’attuale clima di austerità e i paesi del sud Europa – Italia e Francia in testa – dall’altro, a sostenere la necessità di mantenere un alto testo di spesa per favorire la crescita.
Sempre su Twitter Van Rompuy ha aggiunto che “il Consiglio europeo si è messo d’accordo sul budget per il resto del decennio. Ne è valsa la pena”.
Per il premier uscente Mario Monti “il risultato è soddisfacente” anche perchè il saldo netto dell’Italia dovrebbe migliorare mediamente di circa 600 milioni l’anno, mentre un miliardo e mezzo dovrebbe essere destinato alle regioni meno sviluppate della penisola, con 400 milioni destinati all’occupazione giovanile.
L’italia nel complesso ottiene una assegnazione di fondi aggiuntivi di 3,5 miliardi di euro sul periodo, rispetto a quanto prospettato a novembre.
“Abbiamo negoziato duramente”, ha affermato Monti, a cui i leader europei hanno reso l’onore delle armi, dichiarando che “mai l’Italia aveva ottenuto risultati così buoni”.
Al momento nessun altro dettaglio è ancora trapelato: stando alle indiscrezioni trapelate sulla bozza presentata questa notte da Van Rompuy, il tetto complessivo di spesa sarebbe pari a 960 miliardi di euro per gli impegni – 11,9 miliardi in meno di quanto proposto da Van Rompuy nel vertice dello scorso novembre – e 908,4 per i pagamenti effettivi (ridotti di 34 miliardi), ossia l’importo massimo spendibile le politiche europee fra il 2014 ed il 2020.
Come era prevedibile e temuto, il grosso dei tagli dovrebbe riguardare i fondi per la crescita (infrastrutture transnazionali, innovazione e ricerca) decurtati di 13,84 miliardi sempre stando alla bozza, a questa voce di spesa vengono destinati 125,69 miliardi, contro 139,54 miliardi proposti a novembre e i 164,31 miliardi proposti dalla Commissione.
Altri tagli di un miliardo riguarderanno le spese amministrative dell’Unione europea, che passano dai 62,629 miliardi di novembre a 61,629 miliardi (la commissione aveva proposto 63,125).
Il bilancio emerso dal faticoso accordo, secondo Van Rompuy è “equo, orientato alla crescita e al futuro e affronta le emergenze come quelle dell’occupazione”, ma secondo i leader dei quattro maggiori gruppi del Parlamento – Joseph Daul (Ppe), Hannes Swoboda (S&D), Guy Verhofstadt (Alde) e Daniel Cohn-Bendit (Verdi) – “il vero negoziato sul bilancio comincia ora, con il Parlamento europeo”.
Una punta di contrarietà trapela dalle parole di Staffan Nilsson, presidente del Comitato Economico e Sociale Europeo (CESE), secondo cui è una cosa positiva che un risultato sia stato raggiunto, anche se “i risultati non sono soddisfacenti”.
“C’è una discrepanza tra ciò che i leader degli Stati membri dell’UE hanno concordato sulla strategia a lungo termine per la creazione di occupazione e le politiche per la crescita sostenibile, l’innovazione, l’istruzione e la ricerca, e ciò che hanno concordato su come queste politiche devono essere implementate”, ha dichiarato.