Europa
I fondi a supporto delle infrastrutture di telecomunicazione europee, nell’ambito del piano Connecting Europe Facility, non devono subire ulteriori tagli poiché contribuiranno in maniera determinante “al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda digitale, dando impulso alla penetrazione del broadband”. Lo ha affermato il presidente del board di Etno Luigi Gambardella in una lettera inviata al premier irlandese Enda Kenny, presidente di turno della Ue, al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ed al presidente della Commissione Jose Manuel Barroso in vista dell’importante vertice Ue del 7 e 8 destinato alle prospettive finanziarie per il periodo 2014-2020.
Al piano CEF dovrebbe andare complessivamente una cifra pari a 50 miliardi di euro (erano 80 inizialmente), ai quali si aggiungono circa 10 miliardi provenienti dal Fondo di coesione. Tutto dipenderà comunque dall’esito dei negoziati sul bilancio pluriennale europeo per il periodo 2014-2020, dai quali potrebbe emergere una ulteriore riduzione della dotazione finanziaria.
Di questi fondi, 9,2 miliardi sono destinati alla banda larga, a sostegno di progetti di ‘interesse comune’ in grado di stimolare la domanda di servizi a banda larga ed accelerare lo sviluppo delle nuove reti a banda ultralarga (con velocità, quindi, superiore a 100 Mbps)
Ammissibili al finanziamento comunitario anche i progetti miranti a promuovere l’interconnessione dei servizi pubblici online: piattaforme transfrontaliere per la pubblica amministrazione, la giustizia online, la cultura, l’istruzione, la ricerca, la sanità, la mobilità delle imprese.
Un’ulteriore riduzione del budget destinato al capitolo ICT del Connecting Europe Facility sarebbe una decisione ‘miope’, si legge ancora nella lettera inviata da Etno ai vertici delle istituzioni europee, poiché “andrebbe a detrimento dello sviluppo di un’infrastruttura critica per la futura competitività dell’economia europea”.
Non a caso, il piano è stato indicato dal Commissario Ue Neelie Kroes tra le 7 priorità per l’economia e la società digitale: una strategia che, se adeguatamente implementata, aumenterebbe il PIL europeo del 5%, ossia 1.500 euro a persona, nel corso dei prossimi 8 anni grazie al conseguente aumento degli investimenti in ICT; al miglioramento del livello di competenze digitali dei lavoratori; all’innovazione nel settore pubblico; alla riforma delle condizioni generali dell’economia fondata su internet.
Solo grazie agli appalti pubblici elettronici (eProcurement), secondo la Ue, si potranno risparmiare 100 miliardi di euro l’anno, mentre grazie ai servizi di eGovernment i costi amministrativi potranno essere ridotti del 15-20%.
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