Francia
Sessanta milioni di euro, è questo il prezzo che Google pagherà agli editori francesi per risolvere la controversia. Dopo una maratona d’incontri durata tre lunghi mesi e la nomina da parte del governo di un mediatore ad hoc, Marc Schwartz, s’è finalmente trovato un punto d’incontro tra la stampa, che chiedeva a Google il pagamento delle royalties per gli articoli indicizzati dal motore di ricerca (sui quali la web company fa lauti guadagni grazie alla pubblicità), e il gruppo americano che si opponeva (Leggi Articolo Key4biz).
Il presidente francese François Hollande era arrivato a minacciare l’introduzione di una Google Tax, in caso di mancato accordo.
S’è, invece, arrivati a una decisione: la creazione di un fondo da 60 milioni di euro interamente finanziato da Google per i progetti d’innovazione tecnologica degli editori.
Un altro aspetto dell’accordo prevede, come per quello chiuso in Belgio (Leggi Articolo Key4biz), che la web company aiuti gli editori a monetizzare la loro audience grazie alle sue piattaforme AdSense, AdMob e AdExchange. Restano, però, ancora de definire le condizioni, specie quelle commerciali, del contratto.
La notizia del raggiungimento dell’accordo è stata annunciata in pompa magna all’Eliseo da François Hollande e dal presidente esecutivo di Google, Eric Schmidt. Hollande ha parlato di “avvenimento mondiale nella storia dei media“.
Di primo acchito si può indubbiamente concludere che la richiesta iniziale degli editori, che era di circa 80-100 mila euro, tenendo conto dei due aspetti dell’accordo è stata soddisfatta.
Tuttavia nelle modalità, il contratto è lontano dai desideri degli editori, che pensavano a un prelievo annuo calcolato sul fatturato di Big G, stimato tra 1,2 e 1,4 miliardi di euro in Francia. Operazione che avrebbe garantito un’entrata permanente. Ma questa richiesta sarebbe stata difficile da mettere in pratica dal punto di vista giuridico.
Come provare a quanto ammontano le revenue di Google in Francia quando non dichiara che 150 milioni di fatturato nell’Esagono?
Google pagherà, quindi, una somma modesta rispetto ai suoi introiti. Nel 2012, il gruppo ha registrato un utile netto di 10,7 miliardi nel mondo e un fatturato che supera la soglia dei 50 miliardi di dollari.
Hollande ha indicato che una volta istituito il fondo sarà indetta una nuova conferenza stampa con Google, lasciando intendere che la richiesta del governo è d’impegni permanenti contro i tre anni previsti dall’attuale accordo.
La compagnia ha accolto in gran parte le richieste degli editori, rifiutando categoricamente, però, l’equo compenso che rivendicava la stampa. Le conseguenze avrebbero potuto essere devastanti per la società se ogni Paese avesse in seguito chiesto l’applicazione dello stesso sistema.
La stampa è, quindi, contenta anche se sicuramente avrebbe preferito una forma diversa da quella di una fondazione, che appare come una sovvenzione supplementare che va ad aggiungersi agli aiuti pubblici.
Ironia della sorte, i pure player, che si erano apposti alla battaglia degli editori, sono stati inclusi nell’accordo allo stesso titolo della stampa quotidiana nazionale e regionale e delle riviste d’informazione politica in generale. Restano, invece, esclusi i giornali d’intrattenimento che probabilmente faranno ricorso.