Europa
L’ICT è una delle poche “isole di speranza” di fronte all’incertezza che attanaglia i giovani in termini di prospettive occupazionali, ma le aziende, e il sistema dell’istruzione devono unire le forze per garantire lo sviluppo delle necessarie competenze e, così, contribuire alla competitività dell’Europa nel suo complesso. E’ quanto ha sottolineato il Commissario Ue Neelie Kroes, spiegando che anche in una fase di crescente disoccupazione come quella che stiamo attraversando, la domanda di professionisti dell’ICT è ancora forte e in crescita.
Come evidenziato da un rapporto di Unioncamere, a fronte dei numeri terribili che hanno caratterizzato l’economia italiana nel 2012 – con mille imprese chiuse ogni giorno (+24mila unità rispetto all’anno precedente) – l’eCommerce ha determinato la nascita di 1524 nuove attività, il 13% in più in termini relativi rispetto al 2011, mentre il settore dei servizi di informazione e comunicazione ha chiuso l’anno con più di 126 mila aziende attive, circa 2.200 in più rispetto all’anno precedente (+1,76%).
Si tratta quindi di un’importante opportunità e non bisogna rischiare di trasformarla in ‘passività’, dal momento che, stando così le cose l’Europa, non potrà garantire le professionalità necessarie a soddisfare la domanda di lavori nel settore.
“Se non agiamo, non solo frustreremo le aspettative dei nostri cittadini ma intaccheremo la capacità produttiva e la competitività perchè le aziende non avranno il capitale umano per progredire nell’era digitale, le multinazionali andranno altrove e i lavoratori europei perderanno una grande opportunità”, ha affermato il Commissario, richiamando il settore privato, il sistema dell’istruzione e tutte le autorità pubbliche alle loro responsabilità (Il comunicato della Commissione).
Devono essere infatti le aziende di settore, le autorità e gli enti di formazione a identificare le competenze necessarie ma anche offrire tirocini e percorsi di formazione per farvi fronte.
Kroes ha riproposto a Davos quello che erano gli obiettivi base fissati nel Consiglio di Lisbona ben 13 anni fa e in gran parte disattesi per via del rapido peggioramento dello scenario economico ed occupazionale dell’Europa: bisogna puntare, in sostanza, su programmi di formazione compatibili con lo sviluppo delle competenze necessarie al mercato; incentivazione della mobilità, identificazione di un approccio comune alla qualifiche.
“Non si tratta solo di acquisire particolari competenze ma anche di cambiare il nostro modo di pensare. C’è bisogno di un cambiamento culturale: essere imprenditori deve essere riconosciuto come un percorso di carriera valido. Abbiamo bisogno di innovatori che non abbiano paura di prendersi dei rischi, che oltre a cercare lavoro lo creino anche per altri. Di questo spirito imprenditoriale ne ho visto tanto in Europa ed è per questo che stiamo lavorando a un ‘piano d’azione’ che liberi il potenziale imprenditoriale dell’Europa”, ha spiegato ancora Kroes, he in conclusione alla sua riflessione ha sottolineato che dare all’Europa le giuste competenze e la giusta mentalità è una premessa essenziale “per un futuro migliore, maggiore competitività e un mercato del lavoro migliore”.
Il Piano d’azione, realizzato con quella che è stata battezzata ‘The Grand Coalition for Digital Jobs‘ sarà presentato a marzo e rientra nelle 7 nuove priorità per l’economia e la società digitale.
Una strategia che, se adeguatamente implementata, potrebbe contribuire a creare 1,2 milioni di posti di lavoro (Leggi articolo Key4biz).