Par condicio, una legge vecchia al tempo d’internet e dei social network

di Raffaella Natale |

Per il commissario Agcom Antonio Preto, ‘servono nuove regole’.

Italia


Antonio Preto

Mentre TI Media e Mediaset si preparano a ricorrere contro la sanzione dell’Agcom per non aver rispettato le norme sulla par condicio, qualcuno comincia a chiedersi se nell’era d’internet e dei social network questa legge non sia ormai superata.

Lo stesso presidente dell’Autorità, Angelo Cardani, al recente evento che celebrava i dieci anni dei Corecom, ha ammesso che “il problema merita una seria valutazione da parte del Parlamento”. Al momento, però, l’Agcom non ha margini d’intervento per verificare che la par condicio venga rispettata anche su Facebook o Twitter (Leggi Articolo Key4biz).

 

Per il commissario Antonio Preto si tratta di “una legge vecchia che non tiene conto dei new media, in particolare del web“. Preto è convinto della necessità di “un equilibrio dei media, specie delle televisioni“, tuttavia ha votato contro le sanzioni comminate a Mediaset, Sky e La7 (Leggi Articolo Key4biz).

Il commissario ha spiegato d’averlo fatto perché “s’è tenuto conto solo delle edizioni principali dei Tg, mentre l’equilibrio dovrebbe essere valutato su tutte le edizioni“.

“Un eccessivo irrigidimento – ha precisato- rischia di sottoporre l’attività giornalistica ai criteri applicati ai programmi di comunicazione politica. E così si limita troppo l’autonomia editoriale delle testate”.

 

Un elemento, quest’ultimo, evidenziato anche dal consigliere d’amministrazione di Mediaset, Gina Nieri, che ha ricordato come nel 2010, in occasione delle elezioni regionali, il TAR avesse confermato la pronuncia della Corte costituzionale che ribadiva la correttezza della distinzione normativa tra ‘comunicazione politica‘, ovvero gli spazi cronometrati riservati ai partiti, e l’informazione politica, esercitata nei tg e nei programmi di approfondimento.

“In quest’ultimo caso – ha spiegato ancora la Nieri  – non è concepibile distinguere tra singole edizioni dei telegiornali, ha molto più valore l’equilibrio informativo complessivo”.

 

Ricorso al TAR anche per TI Media che ha definito “incostituzionale, incoerente  e contraddittorio” il provvedimento dell’Agcom (Leggi Articolo Key4biz).

Per Preto, la legge è superata: “Ha tredici anni e quasi ogni anno il mondo dei media si trasforma. Quando è stata promulgata, ad esempio, non esistevano i social network“. Servono, quindi, nuove regole anche se il Commissario ha riconosciuto che il sistema funziona e produce risultati.

 

Adesso, ha annunciato, “stiamo lavorando a un’indagine conoscitiva sulla pubblicità online che definirei il ‘buco nero’ della par condicio“.

Ci stiamo occupando – ha aggiunto Preto – in sintonia con l’Unione europea, della posizione dominante del motore di ricerca Google”.  

In Italia, Google detiene il 40% nella raccolta di pubblicità online. La quota è stata accertata dall’Antitrust che ha aperto un’indagine alla quale s’è adesso affiancata l’Agcom che ha aperto un osservatorio sulla questione, per scongiurare il rischio di strozzature sul mercato (Leggi Articolo Key4biz).

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