Italia
Anche le rilevazioni di Akamai Technologies confermano che l’Italia fa fatica a tenere il passo col resto del mondo in fatto di banda larga: l’adozione della tecnologia, rispetto al 2011 è addirittura scesa del 4% e quasi del 9% rispetto al trimestre precedente, arrivando a stabilizzarsi al 25% (contro una media globale di adozione broadband pari al 41%).
Siamo, quindi, al penultimo posto in Europa – peggio solo la Turchia – per numero di connessioni sia broadband (pari o superiori a 4 Mbps) sia high broadband, anche se in quest’ultimo segmento la penetrazione è leggermente aumentata, con il 2,7% degli italiani che utilizza connessioni al di sopra dei 10 Mbps, in crescita del 7,5% rispetto allo stesso periodo lo scorso anno.
A vantare la crescita più alta (+145%) in termini di diffusione dell’high broadband è stato il Regno Unito, ma sono molti i Paesi che hanno registrato un aumento percentuale a due cifre: Danimarca (+64%), Svezia (+61%); Finlandia (+73%); Belgio (+57); Germania (+42%); Spagna (+111%) e Francia (+79%).
L’Italia non brilla neanche in fatto di velocità media di connessione, che nel terzo trimestre 2012 si attesta sui 3.9 Mbps (più lenta del 2.6% rispetto al trimestre precedente e del 2,2% rispetto allo stesso periodo lo scorso anno) con un picco di velocità pari a 19,2 Mbps, maggiore del 19% rispetto allo scorso anno.
Riguardo invece le connessioni mobili, le velocità di connessione massime offerte dagli operatori italiani vanno dai 13,4 Mbps ai 16,4 Mbps, con un divario di circa 1,2 Mbps tra il provider che offre la velocità di connessione mobile media maggiore (3,1 Mbps) e quello che offre la velocità media minore (1,9 Mbps).
La palma per la maggiore velocità media di connessione mobile (7,8 Mbps) nel terzo trimestre 2012 va invece a un provider russo che ha raggiunto anche il picco medio di velocità di connessione (39,42 Mbps), seguito da un provider spagnolo a 33 Mbps.
Il nostro Paese risulta invece tra i Paesi con il maggior numero di indirizzi IPv4 connessi alla Intelligent Platform e si piazza in nona posizione nella top ten globale grazie a un’impressionate crescita anno su anno (+27%), seguita dal Regno Unito (in quinta posizione) con una crescita del 18%.
Ma siamo il Paese europeo che ha generato più attacchi informatici (1,7%), in calo – seppur di poco – rispetto al trimestre precedente.
A livello mondiale è sempre la Cina la principale responsabile di attacchi totale (33%), più del doppio rispetto al trimestre precedente, seguita dagli Usa (13%). Esaminando la distribuzione geografica del traffico legato agli attacchi, nel terzo trimestre 2012, l’Europa è stata invece responsabile di quasi un quarto del totale.
Sulla base delle informazioni raccolte dalla Akamai Intelligent Platform, il rapporto offre anche un’analisi approfondita di dati quali penetrazione di Internet e l’origine degli attacchi informatici e rileva una crescita dell’11% – a più di 680 milioni da 243 Paesi – nel numero di indirizzi IPv4 unici.
Poiché, in molti casi, un singolo indirizzo IP rappresenta più individui, Akamai stima che il numero totale di utenti web unici connessi alla sua piattaforma durante il trimestre sia ben superiore al miliardo.