Italia
Tarda ad arrivare il via libera dell’Ue sul disciplinare di gara predisposto dall’Agcom per l’assegnazione delle frequenze Tv del digitale terrestre.
In un’intervista al Sole24Ore, il presidente Angelo Cardani ha dichiarato che “il contorno regolamentare dell’asta sarà pronto tra 10-15 giorni, poi spetterà al ministro dello Sviluppo indire la gara”.
Cardani appare, invece, ottimista, sulla partecipazione all’asta da parte degli operatori, e a chi ipotizza che ‘andrà deserta’ replica che molto dipenderà dai “prezzi di partenza“, aggiungendo che “dalle proteste con le quali l’addio al beauty contest è stato salutato, mi viene da pensare che queste frequenze, gratis, avrebbero fatto piacere, quindi a qualcosa devono servire”.
Riguardo al problema delle interferenze, il presidente Agcom sostiene che bisogna procedere a una “revisione complessiva del piano delle frequenze, che andranno ‘pulite’, perché siano più appetibili sul mercato”.
In tutto questo, però, ogni giorno l’asta incontra nuovi ostacoli, in parte ereditati dal passato, in parte sottovalutati (Leggi Articolo Key4biz). A complicare la questione sono le proteste di due Stati esteri, Croazia e Malta. Nel primo caso, quando il Ministero concede alla Rai delle frequenze digitali per servire le regioni adriatiche, il segnale invade il territorio croato; la Tv pubblica contesta l’inadeguatezza delle frequenze davanti al Tar, che le danno ragione.
Nel suo ricorso, Viale Mazzini chiede nuove frequenze che non interferiscano con le emittenti dei Paesi vicini, chiedendo che vengano prese da quelle da mettere all’asta. Nel secondo caso, quando Mediaset e Telecom Italia ottengono frequenze per lanciare il digitale terrestre in Sicilia, interferiscono con il segnale di Malta, che protesta in tutte le sedi italiane e internazionali; anche Mediaset e Telecom si dicono pronte a togliere il disturbo ai maltesi, ma chiedono frequenze pulite in cambio. Al Ministero non intendono accogliere le richieste: non si vuole intaccare il patrimonio di canali che deve andare all’asta.
In ogni caso resta da risolvere il problema, come anche quello riguardate le interferenze tra i servizi a banda ultra-larga mobile nella banda degli 800 MHz e gli impianti per la ricezione televisiva domestica.
La questione è relativa appunto alla frequenza degli 800 Mhz (ex canali 61-69, ora assegnati ai servizi di banda larga mobile) che è adiacente ad alcuni canali televisivi che vengono dunque disturbati dagli impianti 4G, la cui accensione graduale è partita dal primo gennaio per essere completata entro giugno.
Gli interventi necessari saranno gestiti da un fondo, costituito dalle telco assegnatarie delle frequenze a 800 MHz e amministrato privatamente dagli operatori interessati, in conformità alle previsioni del regolamento del Ministero dello Sviluppo economico.
La Fondazione Ugo Bordoni (FUB), che sta studiando il problema per conto del MiSE, ha stimato che saranno circa 700 mila le abitazioni a essere coinvolte dai problemi di interferenze.