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Quando Samsung nel 2011 presentò il Galaxy Note – uno smartphone con schermo da 5,3 pollici, grande abbastanza da poter essere considerato un mini tablet – molti esperti del settore storsero il naso. Nessuno pensava che la società coreana potesse creare una nuova categoria di dispositivi – i cosiddetti phablet – costringendo la concorrenza a corrergli dietro. Addirittura, secondo Neil Mawston, direttore esecutivo di Strategy Analytics, il 2013 sarà l’anno dei phablet e Samsung, che nel frattempo ha già lanciato la secondo versione del Note (con schermo da 6,1 pollici), è già al lavoro sulla terza che avrà uno schermo ancora più grade (da 6,3 pollici a tecnologia OLED), processore quad-core a 2GHz assistito da 3GB di RAM, e batteria da 400 mAh.
Nonostante lo scetticismo degli addetti ai lavori, il Galaxy Note è stato uno degli smartphone a crescita più rapida: ne sono stati venduti 10 milioni nella prima versione e altri 5 milioni nella seconda (lanciata in autunno) con previsioni di vendita di 20 milioni di unità in tutto il 2012.
Grazie alla sfilza di prodotti ‘azzeccati’ Samsung, dunque, si conferma come unica società in grado di sfidare i 4 giganti dell’hi-tech americano – Apple, Amazon, Facebook e Google – che attualmente dominano il mercato mondiale. Nel segmento smartphone, la società ha appena annunciato di aver raggiunto una quota di mercato del 28%, con 100 milioni di dispositivi venduti dal 2010. Se il primo Galaxy, lanciato a giugno 2010, ha venduto 25 milioni di unità, i due successori (S II e S III) ne hanno venduto 40 milioni ciascuno.
Secondo la società di ricerca Canalys, la quota di mercato 2012 di Samsung sarà pari a quella di Apple, Sony, HTC e Research in Motion messe insieme, anche se è ancora Apple a dominare il mercato in termini di utili: con una quota di mercato del 20%, ha sottolineato la scorsa settimana il responsabile marketing Phil Schiller, “controlliamo il 75% dei profitti” (Leggi articolo Key4biz).
Le cose, però, potrebbero cambiare presto anche in questo, visto che i proventi generati da Samsung nel mercato smartphone lo scorso anno sono raddoppiati.
Senza contare che il gruppo coreano è una vera macchina da guerra in diversi settori – dai cellulari ai tablet, passando per gli elettrodomestici ormai sempre più smart e i televisori – tutti coperti con prodotti di qualità generalmente buona e spinti con grande maestria sul versante del marketing.
Proprio questa strategia di copertura ubiqua di gran parte degli spazi hi-tech – che non ha precedenti nella storia – è alla base dell’affermazione della società coreana che è stata capace di intuire prima di altri un successo su cui non molti avrebbero scommesso, quello dei phablet, appunto.
Così come è stata capace di rispondere molto più velocemente di altre aziende già affermate nel settore mobile – come Nokia o RIM – al lancio dell’iPhone di Apple nel 2007. Samsung ha capito prima di tutti gli altri competitor che il pubblico voleva i cellulari intelligenti ed è stata pronta a inseguire Apple offrendo ai consumatori prodotti ben fatti e a un prezzo leggermente più accessibile (non senza i ben noti contrasti sui brevetti con la società californiana che le sono costati una multa da 1,05 miliardi di dollari).
E così è stato anche per i tablet: man mano Samsung ha migliorato i suoi dispositivi che non sono più copie conformi di quelli di Cupertino e si avvalgono di un marketing che nulla ha da invidiare alle campagne dei rivali americani.
Più di altri, notano gli osservatori, Samsung ha saputo cogliere la corrente del mercato, dando ai consumatori quello che volevano comprare – dai phablet alle lavatrici ‘smart’ – senza soffermarsi troppo su concezioni filosofiche legate all’estetica, all’usabilità e così via. L’unica filosofia è vendere e questo è quello che Samsung fa, evidentemente, meglio di molti altri, senza troppa paura di sbagliare.