Francia
Nei prossimi anni con l’arrivo della Tv connessa e delle diverse offerte degli OTT – Google TV, Apple TV e Amazon TV – “ci sarà un consumo di banda sempre più massiccio e la domanda è: chi pagherà per gli investimenti necessari? E’ una domanda che bisogna porre con insistenza”.
Così il ministro francese all’economia digitale, Fleur Pellerin, è tornata a ribadire la necessità che le web company contribuiscano al roll out e al mantenimento delle reti a banda ultralarga.
Le web company generano la gran parte del traffico senza aver investito nelle infrastrutture, ha detto ancora la Pellerin nel corso della conferenza stampa seguita all’incontro con gli editori di media online e le agenzie pubblicitarie resosi necessario dopo le forti proteste seguite alla decisione dell’operatore Free di bloccare di default la pubblicità online. Una provocazione, sembra ormai evidente, per riaprire il dibattito sul necessario contributo degli OTT al mantenimento delle reti (leggi articolo Key4biz).
La Pellerin ha intimato a Free di eliminare il blocco (prontamente rimosso dall’operatore), contrario alla sua ‘visione’ di un internet libero e aperto, ma ciò non toglie che il governo francese è altresì intenzionato a fare tutto ciò che è in suo potere affinché “le web company mettano un po’ di soldi nelle reti”.
“A quali soluzioni gli internet provider possono ricorrere di fronte ai fornitori di contenuti che usano le loro reti ma non investono?”, ha chiesto Pellerin. “dobbiamo chiedercelo seriamente”, ha aggiunto.
Gli operatori telefonici europei hanno portato la questione alla Conferenza internazionale sulle telecomunicazioni (WCIT12) svoltasi a dicembre a Dubai: si tratta infatti di un tema cruciale di fronte alla forte contrazione dei ricavi e alla impellente necessità di investire nelle nuove e costose reti ad alta velocità.
Stando alle stime fornite dall’Autorità delle tlc Arcep, portare la fibra ottica in tutta la Francia costerà quasi 21 miliardi di euro in 5 anni. Secondo i calcoli della Commissione europea, per coprire tutto il territorio europeo servono 270 miliardi.
In loro difesa, le web company affermano che è proprio grazie ai loro servizi che la gente sottoscrive gli abbonamenti a banda larga e che loro spendono già miliardi di dollari all’anno per raggiungere i consumatori, pagando – per la ditribuzione dei loro contenuti – sia i fornitori di servizi di content delivery networks sia direttamente i fornitori di accesso a internet.
Il dibattito su come le internet company possano contribuire alla realizzazione delle nuove reti è solo uno dei fronti che vede contrapposti i governi europei e gli OTT americani: in Francia, Germania e Regno Unito si discute anche di come evitare che queste aziende – da eBay ad Amazon, passando per Google e Apple – utilizzino pratiche per eludere il fisco e pagare il minimo delle imposte (Leggi articolo Key4biz).
La commissione europea sta inoltre indagando su Google per possibile abuso di posizione dominante nell’ambito della ricerca e della pubblicità online (Leggi articolo Key4biz).