Privacy, Autorità tedesca contro Facebook: vietato dalla legge obbligare a usare nome e cognome reali

di Alessandra Talarico |

Continuano intanto a far discutere le nuove policy che attribuiscono al social network la facoltà di vendere le foto degli utenti Instagram senza possibilità di opt out.

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Usare pseudonimi in rete è un diritto sancito dalla legge e così un’Autorità tedesca per la privacy ha emanato un provvedimento per obbligare Facebook ad adeguarsi e a porre fine immediatamente alla necessità di registrarsi al social network con nome e cognome reali.

Il German Telemedia Act prevede che gli utenti internet possano usare per i servizi online anche nomi fittizi ma Facebook obbliga i suoi iscritti a usare il loro vero nome, così che gli altri iscritti possano sapere con certezza con chi si stanno interfacciando.

“Facebook  – si legge sulla pagina sulla normativa sui nomi – è una comunità in cui le persone si connettono con altre persone e condividono elementi con loro usando le proprie identità reali. Se tutti utilizzano i propri nomi e cognomi reali, ogni utente sa con chi si sta connettendo. Questo contribuisce a salvaguardare la sicurezza della nostra comunità(…) per questo rimuoviamo gli account falsi dal sito non appena ne troviamo”.

 

Tale obbligo, secondo l’ULD (Centro Indipendente per la tutela della privacy dello stato di Schleswig-Holstein) è “inaccettabile” in quanto viola la legge tedesca sulla protezione dei dati.

Il provvedimento emanato dall’Autorità è pertanto da ritenersi ‘vincolante’ e obbligherà Facebook ad abbandonare l’obbligo del ‘real-name’, ha affermato il commissario per la privacy Thilo Weichert.

 

L’ordine è stato emesso dall’ULD nei confronti di Facebook USA e Facebook Ireland, responsabile – quest’ultima – delle attività del social network al di fuori degli Usa e Canada e potrebbe essere adottato anche da altre autorità tedesche: “Abbiamo informato i nostri colleghi e la maggior parte sono d’accordo con noi”, ha affermato Weichert.

 

Il social network ha ora due settimane per contestare l’ordine in tribunale, come presumibilmente farà vista la dichiarazione di un portavoce: “Crediamo che l’ordine sia ingiustificato, uno spreco di soldi dei contribuenti, e lo combatteremo con forza”, visto che la policy detta del ‘nome reale’ soddisfa i principi europei e la legge irlandese.

 

Facebook è al centro di nuove polemiche anche per le nuove politiche sulla proprietà intellettuale che avranno effetto su Instagram dal prossimo 16 gennaio e che daranno al social network (che ha acquisito il servizio di condivisione foto tre mesi fa) facoltà di ottenere il diritto di concedere in licenza tutte le foto pubbliche a terze parti, anche per scopi pubblicitari. E senza possibilità di opt out, a meno che non si decida di cancellare il proprio account prima del 16 gennaio.

 

Sul piede di guerra le associazioni come la Electronic Frontier Foundation, secondo cui Facebook sta in sostanza chiedendo alle persone di accettare che le loro foto vengano usate per non meglio specificati fini commerciali, senza alcuna forma di consenso informato.

Per fare un esempio, un albergo che abbiamo visitato potrebbe ottenere da Facebook il consenso a usare le nostre foto – siano esse relative alla strattura o ai nostri bambini che corrono sulla spiaggia antistante – per farsi pubblicità su internet, in Tv, su una brochure e così via, senza doverci corrispondere niente.

 

Se, inoltre, un utente cancellasse il proprio account dopo il 16 gennaio, non c’è garanzia che Facebook non abbia il diritto irrevocabile a vendere comunque le immagini caricate sull’account.

 

Un utente ha definito questo cambiamento “la lettera di suicidio di Instagram”.

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