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Frequenze Tv: si chiude oggi la consultazione pubblica sul regolamento dell’asta

Italia


Si chiude oggi la consultazione pubblica indetta dall’Agcom sullo schema di provvedimento per la prossima asta in merito all’assegnazione delle frequenze in digitale terrestre.

La scorsa settimana, Aeranti-Corallo ha portato davanti ai commissari dell’Autorità le ragioni delle Tv locali.

Nel corso dell’audizione, in riferimento al limite stabilito dalla Commissione europea di cinque multiplex DVB-T che ogni operatore può complessivamente detenere dopo lo switch-off, l’Associazione ha chiesto che venga previsto che gli operatori di rete nazionale, che si trovino in questa situazione, non possano partecipare alla procedura e che, in via strettamente subordinata, quelli titolari di quattro multiplex DVB-T e di un multiplex DVB-H debbano preventivamente rinunciare in via definitiva, al fine della partecipazione alla gara, alla facoltà di convertire il multiplex DVB-H in altre tecnologie (DVB-T, DVB-T2 o analoghe).

 

Inoltre, Aeranti-Corallo, sussistendo la possibilità, a norma del comma 2 dell’art. 3-quinquies del DL 16/2012, convertito con modificazioni dalla legge 44/2012, di prevedere la realizzazione di reti per macro-aree di diffusione, con l’uso flessibile della risorsa radioelettrica, e, in considerazione della riserva di un terzo delle frequenze a favore dell’emittenza locale, ha chiesto che due delle sei frequenze previste dalla procedura vengano poste in gara (per macro-aree di diffusione), per essere assegnate alle Tv locali.

 

Secondo il parere del presidente dell’Agcom, Angelo Cardani, all’asta non parteciperanno né Mediaset né la Rai, ma non per limiti imposti dal regolamento: “Non è un’esclusione mirata a Rai e Mediaset, è una condizione per la partecipazione all’asta che fa sì che sia molto probabile che sia Rai che Mediaset non parteciperanno per lo scelta” (Leggi Articolo Key4biz).

 

I due broadcaster dispongono ognuno di quattro multiplex più uno convertibile (Rai per il DVB-T2 e Mediaset per il DVB-H). Le due aziende potranno partecipare alla gara ma, per farlo, non potranno chiedere di trasformare in canali digitali le altre tecnologie già acquisite. Se decidessero di farlo, sarebbero fuori dall’asta, secondo le regole concordate con la Commissione Ue.

 

“Personalmente non credo parteciperanno all’asta, ma per un calcolo aziendale“, ha detto Cardani.

 

Il tutto mentre si discute anche di un altro aspetto: il precipitare degli eventi politici farà inevitabilmente slittare la prossima asta. Le elezioni si svolgeranno il prossimo 17 febbraio, quindi, non è proprio possibile che prima di quella data il Ministero dello Sviluppo economico possa indire l’asta. In altre parole, la gara sarà gestita dal nuovo esecutivo.

Il presidente dell’Agcom spera che entro il 20 di dicembre il Consiglio dell’Autorità riesca ad approvare il regolamento sull’asta (Leggi Articolo Key4biz).

 

Riguardo ai tempi, Cardani prevede: “Se lo mandiamo il 21 dicembre a Bruxelles, per forza di cose prima del 10-15 gennaio non ce lo rimandano indietro. Poi verrà trasmesso al ministero per lo Sviluppo economico”.

 

Ma il fatto che l’asta verrà indetta dal nuovo esecutivo solleva molti dubbi: e se fosse il centrodestra a vincere le elezioni?

I timori sono del tutto legittimi, visto che Mediaset, di proprietà della famiglia Berlusconi, ha criticato apertamente la cancellazione del beauty contest, il precedente sistema che assegnava gratuitamente le frequenze (Leggi Articolo Key4biz).

 

Il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori, Felice Belisario, ha commentato:  “Anche sulle frequenze tv ha vinto, come al solito, Berlusconi. L’asta su cui il governo Monti ha fatto melina è rinviata a dopo le elezioni. Non ci sono i tempi tecnici per svolgerla prima della fine di questa sciagurata legislatura. E forse è anche questo uno dei motivi che hanno indotto il cavaliere a interromperla in anticipo”.

Belisario ha aggiunto: “Se l’esecutivo si fosse attivato quando l’dv lo ha chiesto, cioè all’inizio del governo Monti, oggi le frequenze sarebbero state già assegnate e nelle case dello stato ci sarebbe circa un miliardo che avrebbe potuto, ad esempio, essere utilizzato per risolvere il gravissimo problema degli esodati”. 

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