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Completamente “insensate e inaccettabili” le accuse mosse dagli Usa all’industria europea di aver ‘spalleggiato’ regimi autoritari come l’Iran in seno al WCIT12.
E’ quanto ha affermato in un’intervista al Financial Times Franco Bernabè, presidente di Telecom Italia e della Gsma (l’associazione mondiale degli operatori mobili), attaccando la “guerra di propaganda” condotta dagli Usa e dalle web company americane e che ha creato una profonda spaccatura tra le delegazioni presenti alla Conferenza Mondiale delle Telecomunicazioni (Leggi articolo Key4biz).
Secondo gli Usa e altri Paesi, che hanno abbandonato le negoziazioni e deciso di non firmare il trattato, in ballo ci sarebbe la libertà di internet, messa in pericolo dalla censura facilitata dalle nuove regole internazionali. In realtà, gli Usa hanno puntato i piedi in nome degli interessi di aziende come Google, Facebook, Amazon e altre – che hanno finora prosperato proprio in virtù dello squilibrio regolamentare tra Europa e Usa, con le aziende Vecchio Continente “penalizzate da un eccesso di regolazione” e quelle Usa prive, invece, di tali legacci, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza e la privacy.
Proprio alla luce di tale squilibrio e perchè sarebbe troppo complesso rispettare le regole e gli obblighi delle leggi europee sulla privacy, secondo Bernabè, “non ci potrebbe essere un Google o un Facebook europeo”.
Bernabè parla di accuse ‘ridicole’ e sottolinea che ‘Quello che è offensivo è l’idea che una parte dell’industria sia stata associata all’Iran e ad altri regimi repressivi’. Si tratta, secondo il presidente Telecom, di accuse ‘insensate e inaccettabili’.
Quel che si è cercato di fare a Dubai è stato di costruire “un ponte” tra le reti tlc e quelle internet, ponendole entrambe sotto lo stresso ombrello di regole.
Ma le aziende Usa si sono opposte a una simile ipotesi adducendo come pretesto quello della censura che questo nuovo sistema avrebbe legittimato.
Bisogna trovare un compromesso, ha ribadito Bernabè al FT: “Sul versante americano ci vogliono un po’ più di regole, e molte meno sul versante europeo. Se avessimo parità di condizioni nessuno si lamenterebbe”.
“Mentre l’industria tlc statunitense è stata in grado, proprio grazie al contesto normativo, di adattarsi e di accogliere nuovi operatori, l’industria europea è stata compressa, frammentata, inflessibile, incapace di reagire e vincolata da una quantità enorme di obblighi regolamentari”, ha concluso.