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Speranze di compromesso a Dubai, dove si avvicina alla chiusura il WCIT-12. Mohamed al-Ghanim, presidente della Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni, ha fatto circolare un nuovo documento che sembra essere stato accolto positivamente da un’ampia fetta di delegati, facendo tirare un sospiro di sollievo a chi, durante lo scorso fine settimana, si era convinto che la Conferenza si fosse fermata su un binario morto.
Persino gli Usa, finora fermi sulla loro posizione e che hanno minacciato di abbandonare il summit se non si fosse proceduto a loro modo, considerano il documento “una buona base per raggiungere un compromesso”.
Gli snervanti negoziati, protrattisi ogni notte fino a tarda ora e guidati dal segretario generale dell’ITU, Hamadoun Tourè, sembrano aver portato dunque a una soluzione accettabile da entrambe le parti: in sostanza, da quanto si apprende, il compromesso sposterebbe la maggior parte degli elementi internet in una risoluzione separata ‘stile Onu’ e quindi non vincolante per i Paesi.
Ogni virgola di questa bozza sarà sicuramente scandagliata in questi pochi giorni che restano prima della chiusura della Conferenza.
Ma Tourè ha sottolineato che l’importante è che si è giunti a un accordo per quanto riguarda i termini con cui fare riferimento a Internet nel Trattato, il quale non coprirà “assolutamente” la governance anche se alcuni riferimenti a internet saranno probabilmente inclusi nel testo finale.
“E’ normale menzionare internet. Non è un tabù, perchè siamo tutti stakeholder del web”, ha detto Tourè.
“Internet è una delle questioni fondamentale qui e perciò era importante aver composto la controversia”, ha aggiunto.
La risoluzione non vincolante sottolinea inoltre che “Tutti i governi dovrebbero avere stessi ruoli e responsabilità sulla governance internazionale di internet e per assicurare la stabilità, sicurezza e continuità dell’attuale internet e il suo futuro sviluppo”. È inoltre riconosciuta “la necessità che i governi sviluppino politiche pubbliche in consultazione con tutti gli stakeholders”.
Tra le altre questioni che restano in sospeso e che necessitano di ulteriori negoziati, l’affermazione ‘sperimentale’ in base alla quale i Paesi possono scegliere di “gestire le risorse di denominazione, numerazione, indirizzamento e identificazione utilizzate all’interno dei loro territori per le telecomunicazioni internazionali”.
Questo passaggio potrebbe infatti essere interpretato come il tentativo di conferire ai governi la facoltà di assegnare gli indirizzi web, attualmente in capo all’ICANN, e quindi potrebbe essere stopaato dagli Usa.