WCIT12: gli Usa minacciano di abbandonare la Conferenza in caso di modifiche delle ITRs sgradite alle loro web company

di Alessandra Talarico |

Glu Usa continuano a puntare i piedi e ora minacciano di abbandonare il WCIT-12 se non prevarrà la loro posizione.

Mondo


Terry Kramer

C’è molta agitazione in seno alla delegazione Usa al WCIT-12, la Conferenza mondiale sulle telecomunicazioni in corso a Dubai.

Minacciano il veto, gli Usa, a qualunque revisione del Trattato che possa minacciare la libertà di Internet.

Continuano, dunque, a sostenere ad arte – puntando i piedi anche – che riequilibrare le attuali regole sulle telecomunicazioni (ITRs), estendendole anche alle web company, vorrebbe dire permettere ai Paesi antidemocratici di mettere il bavaglio alla rete, e a negare che dietro le loro motivazioni possa esserci un motivo economico.

 

Gli Stati Uniti considerano inaccettabile la proposta di estendere la portata del Trattato non più solo alle ‘agenzie operative riconosciute’ quindi agli operatori tlc, ma alle ‘agenzie operative’, definizione che andrebbe a includere le internet company (Leggi articolo Key4biz) come Google, Facebook o Amazon.

Il cambio di definizione – temono gli Usa – permetterebbe ad alcuni Paesi di giustificare la censura e altre forme di controllo sui contenuti, come se Cina, Iran o Russia non avessero già i mezzi per farlo o non lo facessero già ampiamente.

Secondo il capo della delegazione Usa, Terry Kramer, la revisione di questa definizione non solo costringerebbe le web company a richiedere licenze per operare in alcuni Paesi, ma le obbligherebbe a versare un canone alle telco, con un impatto negativo sui loro profitti che, di conseguenza, comporterebbe un inevitabile aumento dei prezzi praticati agli utenti finali.

Una modifica, dunque, che se andasse ai voti gli Usa non firmerebbero.

 

La proposta ha ricevuto il sostegno anche della delegazione dei Paesi Arabi e di alcuni Stati africani, secondo cui le internet company dovrebbero condividere parte delle loro entrate con chi gestisce le reti che trasportano il loro traffico in altri paesi.

 

Il rappresentante della delegazione araba Tariq al-Awadhi, ha sottolineato che in alcun modo la proposta ha intenti censori e che l’inclusione delle internet company nelle ITRs “ha senso” perchè questo cambiamento le obbligherebbe a collaborare con gli operatori tlc.

“Quello che proponiamo – ha affermato – è di giungere ad accordi commerciali tra gli operatori tlc e gli OTT. Crediamo che se si usano le reti sia anche giusto un livello di compensazione anche minimo”, che potrebbe servire per potenziare ulteriormente le reti su cui si basa anche il business degli OTT.

 

Il problema di fondo, nel rapporto controverso tra le telco e gli Over The Top, lo ha ribadito anche il presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, in un’intervista a Il Messaggero: “Noi non chiediamo agli OTT di pagare per usare le nostre reti. Il problema sono i vincoli che a noi vengono imposti e a loro no. Spendiamo centinaia di milioni in sistemi, strutture, persone per garantire la sicurezza e la privacy. Loro invece possono raccogliere informazioni riservate, conoscere chi sei cosa preferisci e rivendersi queste preziose informazioni”.

 

Ecco perchè la lobby delle web company ha paura di finire sotto lo stesso ombrello di regole delle telco e perchè gli Usa stanno opponendo in maniera così evidente all’imposizione di regole sul mondo virtuale dominato dai loro OTT.

 

Una versione finale del nuovo Trattato dovrà vedere la luce entro venerdì e il delegato dei Paesi arabi si è detto comunque fiducioso: “Forse gli Usa hanno frainteso le nostre intenzioni ma ci siederemo allo stesso tavolo così da poterci spiegare e da ascoltare perchè hanno paura di questa proposta e magari potremo modificare il nostro testo”.

 

Dai Paesi arabi, quindi, un’apertura verso i dubbi Usa. Cosa che non si può dire del versante opposto, con la delegazione Usa che continua a giocare la carta della deterrenza e a minacciare di andare via dalla Conferenza se la loro posizione non potrà prevalere su quella del resto del mondo riunito a Dubai.

 

In questo video, l’intervista di Sarah Parkes a Terry Kramer, in cui il capo delegazione Usa si dice “sorpreso e dispiaciuto” della proposta avanzata venerdì, che a suo dire aprirebbe la porta alla potenziale censura dei contenuti che circolano sul web.

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