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L’ora delle scelte decisive si avvicina per Telecom Italia: il cda di domani dovrà affrontare nodi strategici per il futuro del principale operatore telefonico italiano, primo fra tutti lo scorporo della rete fissa, valutata tra 13 e 15 miliardi di euro.
Bocche cucite, ovviamente, su quanto accadrà domani, ma in un’intervista al quotidiano francese Les Echos il presidente esecutivo della società, Franco Bernabè ha fornito alcuni spunti interessanti. Innanzitutto in riferimento al progetto di scorporo ha ovviamente ribadito che sarà il consiglio a decidere un orientamento, avendo ormai in mano tutti gli elementi necessari per farlo.
“Ai miei occhi – ha aggiunto però – è interessante il precedente di BT poiché per la prima volta un operatore storico è riuscito ad aumentare i prezzi e dunque i ricavi”.
Si tratta, ha precisato, di un precedente da valutare “visto che BT è riuscito a invertire la tendenza all’erosione dei ricavi” e nonostante le critiche iniziali, “il progetto di scissione ha dimostrato tutto il suo valore, permettendo di aumentare gli investimenti nella fibra ottica e – grazie alla separazione della rete – BT ha potuto costruire un’architettura di protezione”.
Il modello di BT, insomma, “non è più un’anomalia ma un’esperienza degna di interesse”, ha affermato.
Quanto all’offerta del magnate egiziano Naguib Sawiris Bernabè ha sottolineato che “Fino a qui, ha formulato solo un’offerta molto generica” e che comunque “sta al consiglio d’amministrazione esaminare la sua proposta”.
Bernabè ha comunque respinto l’ipotesi che dietro Sawiris ci fosse il magnate messicano Carlos Slim e bollato come un ‘mito’ l’idea che Telefonica stia frenando l’espansione della società.
“Slim ha già incontrato problemi non trascurabili in Olanda e Austria. Ha già abbastanza da fare con questi due investimenti. Non lo vedo imbarcarsi in nuove avventure a breve termine”, ha affermato.
E a proposito di Telefonica: “l’atteggiamento è sempre stato costruttivo. C’è una collaborazione fruttuosa tra noi anche se la situazione è un po’ complicata dal fatto che dobbiamo tenere consigli di amministrazione separati”.
Bernabè è quindi tornato sul tema della contrapposizione tra telco e OTT: “Gli editori sono già da tempo sul piede di guerra e anche le società di telecomunicazioni dopo aver sofferto in silenzio si sono ribellate a loro volta”.
“L’eccesso di regolamentazione ha bloccato i nostri investimenti per anni, mentre loro si sono avvantaggiati di una totale assenza di regole. Le condizioni sono estremamente sbilanciate e oggi Google, Facebook, Amazon e Apple rappresentano una capitalizzazione complessiva di 700 miliardi di euro, contro una capitalizzazione di mercato di poco più di 250 miliardi di euro per tutte le società di telecomunicazioni europee”, ha denunciato ancora il presidente Telecom, sottolineando che gli escamotage fiscali degli operatori over the top “che fanno ricorso a società di servizi in Irlanda, creano un enorme svantaggio competitivo per noi”.
Sul tavolo del cda di domani, oltre al tema dello scorporo della rete e dell’offerta di Naguib Sawiris, anche il dossier GVT – che il gruppo media Vivendi ha messo in vendita e sarebbe utile a rafforzare la posizione della società italiana in Brasile: Telecom Italia ha detto ancora Bernabè, non ha fatto un’offerta sull’operatore carioca “per palesi motivi sulla sua valorizzazione. Tutto ciò che si può dire è che non abbiamo partecipato al processo di vendita avviato da Vivendi”. Il conglomerato d’oltralpe sembra intenzionato a non scendere al di sotto dei 7 miliardi di euro, mentre secondo le valutazioni degli analisti Telecom Italia n on dovrebbe pagare più di 5 miliardi.
Per la cessione di Telecom Italia Media, valutata tra 270 e 300 milioni di euro, ieri è scaduta la presentazione delle offerte: il fondo di private equity Clessidra-Equinox e la Cairo Communication hanno già presentato le loro proposte e, secondo Il Sole 24 Ore, entro domani dovrebbero arrivare anche quelle di Discovery Channel ed H3g.