Diritto d’autore: gli editori europei lanciano petizione. Timori su potenti lobby anti-copyright

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La Federazione europea editori si chiede: ‘Dobbiamo temere il peggio?’.

Unione Europea


José Manuel Barroso

Oggi a Bruxelles importante vertice, voluto dal presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, per discutere dei futuri interventi sul diritto d’autore (Leggi Articolo Key4biz).

Nell’occasione, la Federazione europea editori (Federation of European Publishers – FEP) ha lanciato una petizione (può essere firmata da tutti, ndr) per chiedere all’esecutivo Ue di tenere in giusta considerazione le ragioni per la tutela del copyright.

 

In una nota la FEP spiega: “Sul diritto d’autore si è detto di tutto. Anche molte cose senza senso. Negli ultimi anni, lo si è accusato di impedire la distribuzione delle opere, di ostacolare l’accesso del consumatore, di andare a gonfiare le tasche dei ricchi e, ancora peggio, di intralciare la libertà di espressione”.

 

Quando è troppo è troppo!”, commentato gli editori europei che si chiedono se adesso devono temere il peggio.

“E’ una domanda pertinente, specialmente considerando i legami e la quasi familiarità esistenti tra alcuni potenti gruppi di interesse privati anti copyright e alcuni dipartimenti e direttorati della Commissione. Per sgombrare il campo da equivoci: il messaggio che traspare è che il diritto d’autore è il nemico dei consumatori e del loro desiderio di accedere alla cultura. Questa non è solo l’opinione di pochi soggetti marginalizzati in Europa”.

 

La guerra al diritto degli autori di vivere della loro arte e ricevere giusti compensi, è al centro di un’intera coalizione: gruppi di interesse delle principali aziende della rete che cercano di esimersi dagli impegni fiscali verso gli stati membri da un lato e dall’obbligo nei confronti dei creatori e delle diversità culturali dall’altro; taluni gruppi di consumatori che considerano una necessità la totale e immediata soddisfazione della propria base, senza curarsi dell’impatto negativo sulle industrie culturali, sui posti di lavoro nel settore cultura e sulla sostenibilità del futuro della creatività; dipartimenti amministrativi e persino commissari europei che confinano i diritti degli autori e la diversità culturale nei vecchi confini, escludendoli irrimediabilmente dal mondo del digitale.

 

La FEP ricorda che “I diritti degli autori sono, certamente, un concetto datato di secoli, ma anche sorprendentemente moderno, duttile e flessibile. Il diritto d’autore moderno è l’opera di un genio, Beaumarchais, che caratterizzò la sua epoca con le sue battaglie per la libertà. Per cento anni la tecnologia è progredita a un ritmo sempre crescente, a dir poco. I diritti d’autore hanno tenuto il passo con questo progresso e continuato a salvaguardare un principio fondamentale, cioè il diritto degli autori di avere un giusto compenso per l’utilizzo fatto delle loro opere, facilitando l’accesso pubblico a prodotti culturali”.

 

E’ difficile immaginare un autore che voglia impedire che la sua opera, film, libro, musica venga vista, recensita o discussa dal pubblico. E’, però, facile immaginare che le soluzioni digitali possano minacciare un diritto umano in particolare (art. 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani): il diritto dell’autore di ricevere un compenso ogniqualvolta la sua opera viene utilizzata.

 

Ci sono principi fondamentali che nessun tablet, smartphone o nuovo servizio dovrebbero minare. Il rispetto del diritto d’autore è uno di questi principi. Tuttavia, indica la FEP, quotidianamente in Europa, dove ebbe origine il diritto d’autore, il suo ruolo è contestato, il suo campo d’applicazione attaccato, la sua gestione collettiva criticata. Ogni giorno nuove eccezioni, o meglio espropri, vengono proposte; ogni giorno, meccanismi che rendono possibile finanziare la creatività vengono contestati in nome della libera concorrenza; ogni giorno, si denigra il pagamento dei diritti privati. Insomma, tutte le fonti di introito degli autori sono minacciate e attaccate.

 

“A beneficio di chi? Non certo dei creatori stessi, la cui situazione generale diventa sempre più precaria in molti paesi! E nemmeno dei consumatori, il cui accesso alle opere non è facilitato dalla messa in discussione dei diritti d’autore e per cui il costo per l’acquisto di apparecchi digitali non è certo ridotto in alcun modo abbassando i pagamenti agli autori!”

 

Gli editori europei si rivolgono, quindi, ai commissari che oggi discuteranno delle prossime iniziative sul diritto d’autore: “V’incontrerete sotto l’occhio vigile dei creatori, che contribuiscono alla futura identità dell’Europa. Per loro, i diritti d’autore sono ancora la migliore garanzia di una degna remunerazione e la più grande speranza di poter continuare a creare”.

“L’Europa ama il cinema”, “L’Europa ama la cultura”? Sono slogan che fanno presa, ma devono essere messi in pratica e, cosa più importante, un nuovo slogan deve essere coniato: “L’Europa ama i diritti d’autore”! (r.n.)

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