PA: dalla digitalizzazione risparmi per 4,6 mld di euro, ma occorre spingere su reti e servizi NGN

di Alessandra Talarico |

Solo dall’utilizzo della PEC i cittadini potrebbero risparmiare 827 milioni di euro l’anno. Dall’eHealth risparmi per 899 euro all’anno a malato. Ogni studente potrebbe risparmiare 3.779 euro l’anno con la Teledidattica. Ma servono le reti, e presto.

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Viaggia a rilento l’Italia della banda larga, non solo in confronto agli altri Paesi Ue, ma anche in termini di ‘cultura’ digitale. Per dare l’idea di questo doppio gap, si può partire da due dati: innanzitutto, il numero di abitazioni connesse alla banda larga si attesta nel nostro Paese al 52%, contro una media Ue del 67%, mentre la percentuale di italiani che accedono ad internet almeno una volta a settimana è del 51%, molto al di sotto della media Ue a 27 (67%) e ben al di sotto di Svezia (91%) e Olanda (90%).

Ancora più preoccupanti i dati sull’utilizzo di internet per interagire con la Pubblica Amministrazione: l’Italia occupa il penultimo posto della graduatoria sia per quanto riguarda l’utilizzo da parte dei cittadini (22% contro una media Ue del 46%) sia per quanto riguarda le imprese (76%, contro una media Ue dell’84%). In entrambi i casi siamo superati dalla sola Romania.

Eppure, i possibili risparmi derivanti dalla digitalizzazione di alcuni fondamentali servizi offerti dalla Pubblica Amministrazione – pensiamo alla telemedicina o al telelavoro – si aggirano attorno a 4,6 miliardi di euro (ipotizzando che tutti gli utenti siano dotati di accesso alla rete) e a 2,8 miliardi considerando solo coloro che al 2011 potevano usufruire della connessione internet.

 

Una cifra considerevole soprattutto in tempi di crisi e spending review, per un beneficio pari al 3% del PIL.

 

Solo dall’utilizzo della PEC (posta elettronica certificata) per comunicare con la PA, i privati cittadini potrebbero risparmiare 827 milioni di euro all’anno. Risparmi diretti a cui andrebbero aggiunti i risparmi per la PA. Ma i benefici più importanti in termini economici sarebbero quelli ottenuti dall’eHealth (899 euro all’anno per malato), derivanti dall’abbattimento delle spese per gli spostamenti presso le ASL e i costi di attesa correlati).

“Se il 25% dei malati cronici utilizzasse tali tecnologie, questo comporterebbe un risparmio complessivo a livello nazionale di circa 1,8 miliardi di euro all’anno, e di 3,6 miliardi di euro nel caso vi ricorresse il 50% dei malati cronici”, calcolano i ricercatori I-Com.

Eppure, rileva I-Com, nel nostro Paese persiste una frustrante stagnazione  degli investimenti in eHealth, in netta controtendenza rispetto al mercato mondiale: secondo i dati di Health Consumer Power, l’Italia figurava al 20° posto, a pari merito con la Francia, con uno score di 33 a fronte del massimo punteggio di 63 raggiunto da Danimarca e Paesi Bassi.

 

E ancora, un risparmio complessivo di 330 milioni di euro all’anno (73 euro all’anno per studente) deriverebbe dall’adozione dei libri di testo in formato esclusivamente digitale.

I-Com stima poi i risparmi per gli studenti universitari derivanti da iscrizione online e dalla frequenza dei corsi a distanza con la teledidattica: nel 2011 con la sola iscrizione in rete il risparmio complessivo sarebbe stato pari a 153 milioni di euro, mentre ogni studente potrebbe risparmiare individualmente 3.779 euro l’anno.

 

Ma perchè questi benefici possano tradursi in realtà, occorrono le reti e su questo, tutti sono d’accordo. Dato che però l’Italia non è un’isola a sé stante, bisogna anche trovare la strada per raggiungere gli obiettivi fissati dalla Commissione europea.

Per il commissario Agcom Antonio Preto, , “Le soluzioni tecnologiche possono essere diverse, ma l’Autorità vuole dare un contributo attivo alla realizzazione dell’Agenda digitale europea”. Secondo il commissario Antitrust Salvatore Rebecchini, “non c’è nessuna preclusione anche ad iniziative congiunte degli operatori anche se l’Antitrust per ruolo istituzionale ha il compito di accendere una luce sui comportamenti effettivi, per evitare che si venga a restringere la concorrenza”.

 

Saverio Tridico, direttore Affari pubblici e legali di Vodafone Italia, ha quindi sottolineato che “l’obiettivo fondamentale dell’Agenda digitale europea è lo sfruttamento dell’enorme potenziale delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, al fine di favorire l’innovazione la crescita economica e lo sviluppo delle nuove economie”, mentre per Roberto Opilio, Chief Technology di Telecom Italia “…le Reti di nuova generazione  impongono ad un operatore con la nostra vocazione industriale di ripensare rapidamente i modelli di business e di servizio, per ottenere, da una parte, una maggiore correlazione tra nuovi investimenti e ritorno economico e, dall’altra, perseguire maggiore efficienza delle reti”.

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