WCIT12: a pochi giorni dalla Conferenza di Dubai, tutta aperta la partita sulla revisione delle ITRs

di Alessandra Talarico |

I nodi, in vista del WCIT-12 sono tanti ed è possibile che non si riuscirà a ottenere un accordo all’unanimità, con la conseguenza di incoraggiare diversi paesi ad attuare regimi ‘su misura’, creando un sistema di comunicazioni globali caotico e costoso.

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WCIT-12

A pochi giorni dall’apertura della Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni (Dubai, 3-14 dicembre), è ancora tutta aperta la partita della revisione del Trattato ITR. Lo sostiene The Economist  con un dettagliato articolo che sarà pubblicato sull’edizione cartacea di domani. Il settimanale britannico lascia intravedere tre conclusioni: a) che il confronto è del tutto incerto; b) che stanno emergendo le ragioni economiche come sostanziale motivazione del confronto internazionale; c) che senza un accordo a Dubai, molto probabilmente, ciascun paese adotterà soluzioni individuali.

 

Come è noto le norme attualmente in vigore sono state approvate nel 1988 quando le telecomunicazioni erano solo vocali e sembra inevitabile il loro adeguamento al moderno scenario delle tlc, in cui è arrivato nel frattempo, il ciclone internet.

Mentre i rappresentanti degli Stati Membri al Consiglio dei ministri europei sembrano aver relegato la Commissione europea a un ruolo di secondo piano in seno al WCIT-12, c’è chi si domanda se effettivamente si riuscirà a trovare un accordo convincente sulla revisione del Trattato.

America, Unione europea e altri paesi occidentali sono in favore dello status quo, ma si trovano contro India, Brasile, gli stati africani, quelli del Golfo, Cina e Russia secondo cui Internet pone problemi di hackeraggio e sicurezza nazionale e per alcuni di essi arricchisce solo le web company americane.

 

La delegazione Usa, a sostegno delle web company americane (Google, Amazon, Facebook e Apple in primis) – come sottolinea The Economist – spera di respingere la gran parte degli emendamenti al Trattato. Terry Kramer, il capo della delegazione Usa (composta da 122 membri) ha espresso il timore che alcuni di queste proposte faciliterebbero o legittimerebbero la censura e aumenterebbero il controllo dei governi sui contenuti.

 

In realtà, però, il tema più dibattuto è quello che riguarda le regole per le web company, che occupano le infrastrutture di rete senza offrire in cambio alcun investimento: i servizi offerti dagli Over The Top mettono alle corde gli operatori telefonici (che in Europa sono da tre anni col segno meno) e che non a caso chiedono che si possa ‘giocare ad armi pari’, ossia che anche gli OTT contribuiscano indirettamente ai costi di rete.

 

Tra le proposte, quella di poter stringere accordi commerciali con le web company.

Il presidente del board ETNO – l’associazione degli operatori tlc europei – Luigi Gambardella sostiene a questo proposito che gli operatori non possono continuare ad investire nelle infrastrutture a banda larga senza ottenerne un equo compenso.

 

I nodi, in vista del WCIT-12 sono tanti e The Economist lascia intravedere la possibilità che non si riesca a ottenere un accordo all’unanimità. sembrerebbe inevitabile una condizione in base alla quale ciascun paese potrà regolarsi adottando le misure che riterrà più opportune. La conseguenza di incoraggiare diversi paesi ad attuare regimi ‘su misura’, creando un sistema di comunicazioni globali caotico e costoso.

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