Antitrust e Google, a Bruxelles vertice USA-UE. Ora Mountain View rischia l’effetto domino

di Raffaella Natale |

Il presidente della FTC è giunto in Europa per incontrare il Commissario Ue Joaquin Almunia. Gli USA prenderanno una decisione entro fine anno, per la Ue è necessario altro tempo.

Unione Europea


Google

Lunedì, secondo alcune informazioni attendibili, i presidenti delle Autorità Antitrust Ue e USA s’incontreranno a Bruxelles. Motivo? Parlare di Google.

Big G è alle corde. Tre i fronti aperti: fisco, diritti d’autore e monopolio sul mercato della ricerca online. Non sembra, infatti, un caso che il presidente della Federal Trade Commission, Jon Leibowitz, sebbene i suoi uffici non abbiano voluto confermare l’incontro con il Commissario Ue per la Concorrenza Joaquin Almunia, sia in questi giorni in Europa.

L’appuntamento, però, è stato confermato da un funzionario Ue.

 

Le due Autorità stanno indagando, separatamente, proprio sulla web search e sullo strapotere di Google in questo settore, visto che catalizza il 90% delle ricerche online.

Secondo i due organi di controllo, che si sono mossi dopo diverse denunce presentate dai competitor, Google influenzerebbe le ricerche dando priorità ai propri servizi a danno dei concorrenti. Il gruppo s’è sempre difeso, spiegando che i risultati delle query sono ‘frutto di un algoritmo e non di una mano umana‘. Una risposta che, però, non appare ovviamente convincente (Leggi Articolo Key4biz).  

 

Questa settimana, il CEO di Google, Larry Page, è stato ricevuto dalla FTC per trovare una soluzione condivisa che è attesa per le prossime settimane e, comunque, prima della fine dell’anno. Per la Ue, invece, bisognerà attendere ancora. Se i dubbi di Bruxelles fossero confermati, Google rischia una multa fino al 10% del proprio fatturato globale annuo, che lo scorso anno ammontava a 47 mld di dollari.

Il portavoce di Google, Adam Kovacevich, ha detto: “Continueremo a collaborare con la Federal Trade Commission e la Commissione Ue e saremo felici di rispondere a tutte le loro domande”.

 

Big G rischia un effetto domino.

 

Per quanto riguarda il suo sistema di ottimizzazione fiscale, realizzato attraverso il profit shifting anche da altre multinazionali (dirottamento del fatturato, quindi della base imponibile, nelle sedi aperte nei Paesi con regime fiscale vantaggioso, ndr), verso il quale sono insorti Paesi come Francia, Germania, Gran Bretagna e recentemente anche l’Italia, la Commissione Ue, che non ha competenze dirette in materia fiscale, sta lavorando a un action plan e a una raccomandazione.

I due provvedimenti dovrebbero essere pronti per fine anno, per essere presentati al Consiglio europeo nel primo semestre del 2013, quando la presidenza di turno spetterà all’Irlanda. In materia di doppia imposizione, anche l’OCSE sta elaborando un documento mentre Gran Bretagna e Germania hanno chiesto che l’argomento venga sottoposto all’attenzione del G20.

 

II problema ovviamente, in questo caso, non riguarda solo Google e non riguarda solo l’Europa, ma anche l’America. I cosiddetti Over-The-Top, infatti, non importano in America i profitti fatti all’estero, per evitare la tassa federale del 35%. Argomento sul quale è in corso un forte dibattitto negli USA, dove gli OTT hanno chiesto al Congresso di abbassare l’aliquota in modo da favorire il rientro dei capitali. Vedremo cosa deciderà di fare Obama, la cui campagna elettorale è stata fortemente sostenuta da alcune web company, Google in primis.

 

Sul fronte del diritto d’autore. Ieri in Germania è cominciato l’esame della proposta di legge per garantire agli editori che i motori di ricerca versino una percentuale sull’indicizzazione dei contenuti online. In Francia, si attende che il mediatore nominato dal governo trovi un’intesa tra le parti entro fine anno, altrimenti, come ha nuovamente ribadito oggi il Ministro della Cultura, Aurélie Filippetti, a gennaio ci sarà una proposta di legge per costringere Google a pagare un corrispettivo ai giornali.

Intanto, accanto agli editori francesi e tedeschi sono scesi anche quelli italiani e ieri si sono aggiunti i portoghesi e gli svizzeri (Leggi Articolo Key4biz).

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