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Big Data, Joaquin Almunia avvisa Google, Facebook & Co: presto nuove regole sulla portabilità dei dati

Europa


Come trovare il giusto equilibrio tra diritto alla privacy e uso commerciale dei dati personali? È corretto sacrificare le nostre informazioni più sensibili per avere servizi ‘su misura’ in base ai nostri gusti e alle nostre esigenze? E, se sì, può essere il mercato a trovare questo equilibrio o bisogna intervenire per via regolamentare per evitare eventuali abusi?

In un’epoca in cui è facilissimo spedire dei fiori, acquistare un prodotto o prenotare un volo con un semplice click e in cui non possiamo esimerci – in cambio di questa comodità – dal fornire nome, cognome, indirizzo e numero di carta di credito, il confine tra ‘uso’ e ‘abuso’ dei dati è sempre più sottile ed è proprio per questo che il tema della privacy è fra quelli più sensibili della moderna era delle comunicazioni digitali.

Le nostre informazioni personali sono la moneta di scambio di un mercato sempre più fiorente (Leggi articolo Key4biz) in cui ci sono aziende (dai motori di ricerca ai social network, dagli operatori telefonici ai siti di shopping online) che le raccolgono e le conservano e altre che le comprano e le analizzano per individuare modelli di comportamento ascrivibili a diverse categorie di persone.

Informazioni preziosissime per le agenzie pubblicitarie e per tutte quelle entità che si occupano di analizzare i comportamenti sociali per una varietà di scopi che possono andare dall’organizzazione di una campagna elettorale agli studi di mercato.

I dati personali, insomma, sono diventati un vero e proprio asset per le aziende che operano nel web e il loro trattamento ha dato vita a un business in pieno boom e che non va demonizzato in toto.

Ma, come ha ricordato il Commissario Ue responsabile per le politiche antitrust, Joaquin Almunia, “C’è un delicato equilibrio tra privacy e servizi migliori”, che non può ridursi solo ad argomento ‘commerciale’ (Vai al discorso integrale).

Gli abusi commerciali e le manipolazioni illecite dei dati personali dovrebbero essere affrontati, a giudizio del Commissario Ue, con una forte ed efficace politica dei consumatori, con una migliore regolamentazione che prevenga la pervasività di pratiche lesive dei diritti dei cittadini.

“Un processo regolamentare più ampio permette anche alla società di scegliere l’equilibrio che ritiene appropriato tra privacy e libertà commerciale”, ha detto Almunia, secondo cui però non è questa una decisione che possa essere lasciata al mercato, perchè spesso i consumatori non sono adeguatamente informati di queste pratiche commerciali.

 

Il rispetto della vita privata è una questione molto importante, tanto da essere stato inserito nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e da essere protetto dalla Direttiva sulla Protezione dei Dati, entrata in vigore nel 1995.

Sono solo 17 anni, ma in questo arco di tempo lo scenario è cambiato radicalmente e oggi 250 milioni di europei usano internet ogni giorno, lasciandosi alle spalle una marea di informazioni.

Una trasformazione che richiede un necessario e urgente aggiornamento delle norme, a cui la Commissione sta già lavorando e che, quando sarà operativo, proteggerà i dati personali degli europei anche se sono trattati al di fuori dei confini dell’Unione; garantirà il diritto alla portabilità delle informazioni e il diritto all’oblio.

               

Il diritto alla portabilità, secondo Almunia, permetterà agli utenti di trasferire i loro dati da un servizio all’altro in maniera semplice e gratuita, aprendo la strada a un mercato ‘sano’ dal punto di vista delle concorrenza.

Anche se il Commissario non fa ovviamente alcun nome, quello della portabilità dei dati può ben essere letto come un ‘avvertimento’ a Facebook e Google.

Il primo, infatti, non consente agli utenti di scaricare sul Pc o di trasferire a un altro servizio tutti i dati personali e i contenuti caricati sul profilo del social network e quelli che possono essere estrapolati sono in un formato che non li rende facilmente trasferibili.

Lo stesso vale per Google+ e per altri prodotti di Mountain View, al centro di molte attenzioni da parte dei servizi antitrust europei. Google si è dimostrata abbastanza ricettiva in questo senso e dallo scorso anno permette il back up dei dati attraverso una funzione battezzata, tra il serio e il faceto, ‘liberazione dei dati‘.

Il passaggio di questi dati a un altro servizio, tuttavia, è tutt’altro che semplice.

 

Per questo Almunia ha puntualizzato che il trasferimento dei dati è un’opportunità importante “in quei mercati dove per una concorrenza efficace è necessario che i consumatori possano cambiare servizio portandosi dietro i propri dati”.

“In tali mercati – ha aggiunto – che si fondano sull’upload dei dati o dei contenuti personali, la conservazione di questi dati non dovrebbe servire come barriera al passaggio a un servizio concorrente”.

 

Dal momento, quindi, che molte aziende utilizzano l’accesso ai dati personali degli utenti per trarne un vantaggio commerciale, è necessario, secondo Almunia, “trovare il giusto equilibrio tra regolamentazione e politiche antitrust”.

Anche se le norme antitrust riguardano le questioni relative agli abusi di posizione dominante da parte delle aziende, “ciò non vuol dire che l’antitrust non possa vigilare sulle implicazioni dell’uso dei dati commerciali. Un player dominante potrebbe sicuramente pensare di violare le leggi sulla privacy per trarre un vantaggio commerciale sui concorrenti”, ha affermato il Commissario Ue.

 

Finora, l’unico caso analizzato dalla Ue in questo senso è stata la fusione tra Google e Doubleclick nel 2008, approvata in seguito ad approfondite analisi da cui non sono emersi rischi di rafforzamento di posizioni dominanti nei mercati dei servizi di advertising o di intermediazione pubblicitaria, come invece paventavano i concorrenti. Ma ciò non vuol dire che in futuro la DG Connect non possa avere a che fare con casi in cui la concorrenza è stata ostacolata utilizzando la manipolazione e l’accumulo di grandi quantità di dati personali.

 

Con il 70% degli europei che teme che i dati personali possano essere usati per scopi diversi da quelli dichiarati, la nuova direttiva sul Data Protection, secondo Almunia aiuterà a rimuovere le barriere al mercato interno fornendo una tutela giuridica armonizzata di cui si avvantaggeranno cittadini e aziende. Sosterrà, allo stesso modo, la crescita economica, l’innovazione e l’occupazione.

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