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L’individuazione di nuove fonti di guadagno che garantiscano lo sviluppo delle infrastrutture di rete – principalmente a banda larga – nei paesi emergenti è la necessità al centro della proposta avanzata dall’India in vista della prossima Conferenza Mondiale sulle Telecomunicazioni (WCIT-12) promossa dall’ITU (l’agenzia ONU per le telecomunicazioni) che si terrà a Dubai dal 3 al 14 dicembre.
Le voci provenienti dall’Asia, dai Paesi africani e da quelli arabi entrano quindi con forza nel dibattito sul WCIT-12, che va assumendo contorni sempre più globali.
La Conferenza, al centro di un forte dibattito internazionale, si occuperà della revisione delle regole internazionali sulle telecomunicazioni (ITRs, International Telecommunication Regulations), che furono ratificate nel 1988 e risultano oggi poco adatte a sostenere lo sviluppo futuro di internet e la massiccia crescita del traffico sulle reti di telecomunicazione.
In questo contesto, l’India chiede altresì all’ITU di identificare nuove modalità per garantire la sicurezza delle reti e dei dati che vi vengono trasmessi.
La proposta avanzata da quello che è uno dei principali paesi dell’Asia è stata elaborata in seguito ad un ampio processo di consultazione pubblica promosso dal governo e col contributo delle parti interessate del settore pubblico, di quello privato e della società civile.
Nuova Delhi chiede, in particolare, che si garantiscano le basi per i necessari investimenti nelle reti a banda larga e si allinea, in questo senso, alle richieste avanzate dai gruppi regionali dei Paesi arabi ed africani che chiedono che agli Stati sia consentito di attuare misure volte ad assicurare “un equo compenso” per il traffico trasmesso sulle proprie reti.
Questo sarebbe possibile mediante accordi commerciali con gli Over-the-Top (OTT) che contribuirebbero a garantire un’adeguata “qualità del servizio” e a favorire gli investimenti necessari allo sviluppo del broadband nel mondo.
Seguendo, quindi, la proposta degli operatori europei e di Korea Telekom – il principale operatore sudcoreano che ha presentato al gruppo dei Paesi della regione Asia-Pacifico una proposta per rendere più sostenibile l’ecosistema internet – l’India suggerisce di affiancare il concetto di “quality of service delivery” a quello di “best effort delivery” nella parte degli ITR contenente le definizioni dei termini utilizzati nel trattato.
Nello specifico, la proposta indiana prevede che “gli Stati membri” dell’ITU “possano cooperare affinché siano garantiti adeguati ritorni sugli investimenti in infrastrutture”. Se a tal fine i meccanismi di mercato non dovessero risultare sufficienti, allora “potrebbero essere predisposti altri strumenti”.
Sembra quindi di capire che, qualora gli OTT non intendessero contribuire mediante accordi commerciali ad una più equa suddivisione dei ricavi, le autorità degli Stati membri potrebbero intervenire per favorirla.
La necessità di stabilire una più equa ripartizione dei ricavi dell’ecosistema internet è stata sottolineata da più parti. La stessa ONU, nel recente rapporto “The State of Broadband 2012” (Leggi articolo Key4biz), ha evidenziato come in diversi Paesi in via di sviluppo i ricavi generati da investimenti in nuove reti non siano sufficienti a coprire i costi necessari