Italia
Il Consiglio Nazionale Anticontraffazione (CNAC), con sede presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ha presentato un vero e proprio Piano nazionale, per rafforzare la lotta alla contraffazione, mettendo a sistema e coordinando le diverse iniziative di contrasto intraprese dalla PA.
I temi del Piano nazionale sono nati dal lavoro di 13 commissioni tematiche, 150 esperti e oltre 70 organismi, provenienti dal mondo associativo imprenditoriale, dei consumatori, della pubblica amministrazione e delle forze dell’ordine (Leggi Articolo Key4biz).
Il piano strategico è stato presentato a Milano, nel corso degli Stati Generali Lotta alla Contraffazione, alla presenza del Ministro Corrado Passera.
In particolare, il piano nazionale elaborato dal CNAC, ruota intorno a sei macro-priorità, riconducibili ad altrettanti ambiti d’intervento:
- Comunicazione e informazione, destinata ai consumatori, per sensibilizzare questo particolare target e rafforzare la cultura della proprietà intellettuale, soprattutto presso le giovani generazioni;
- Enforcement con un particolare focus sulla preservazione della specializzazione dei giudici civili e l’importante obiettivo della specializzazione dei giudici penali (oggi non specializzati nella materia);
- Rafforzamento del presidio territoriale, con l’obiettivo di creare e applicare a livello locale (capoluoghi di regione) un modello strategico per la lotta alla contraffazione, prevedendo un coordinamento delle Forze dell’Ordine e la formazione delle stesse;
- Formazione alle imprese in tema di tutela della proprietà intellettuale, in una prospettiva non solo nazionale, ma anche internazionale;
- Lotta alla contraffazione via internet, con il tentativo di trovare un giusto equilibrio tra gli interessi dei fornitori di connettività, i gestori dei contenuti e i titolari dei diritti;
- Tutela del Made in ITALY da fenomeni di usurpazione all’estero. L’Italian Sounding è il fenomeno più noto di questa priorità, con un danno enorme al fatturato nei settori tipici del Made in Italy (agroalimentare, tessile – moda, design, ecc.).
Daniela Mainini, presidente del CNAC, ha dichiarato che “Grazie al lavoro svolto in questi mesi, per la prima volta il Sistema Italia si muove e parla con una voce unica e concorda un piano strategico che esprime le esperienze migliori per fornire un argine significativo al fenomeno della contraffazione. Il piano nazionale – ha concluso la Mainini – pone dunque le basi per contrastare con maggiore efficacia questo fenomeno così dannoso per la nostra economia”.
Per quanto riguarda la comunicazione, come ha fatto notare il Coordinatore della Commissione Tematica Pirateria, può servire sì ad agganciare i giovani, tuttavia “bisogna partire dalla consapevolezza che c’è un buco di educazione, che alimenta tra i giovani la convinzione che su internet la proprietà intellettuale non esiste”.
Riguardo, inoltre, alla vendita di prodotti contraffatti via Internet, insieme alla commercializzazione online di prodotti che possono essere venduti solo attraverso canali regolamentati (quali i farmaci), il CNAC ha evidenziato che sta raggiungendo proporzioni di giorno in giorno più allarmanti.
“Il fenomeno – come si legge nel Piano – non è pregiudizievole solo per i titolari dei diritti di proprietà industriale violati, ma può avere conseguenze gravi anche per i consumatori, in quanto tali prodotti possono mettere in pericolo la sicurezza e la salute dei cittadini. I prodotti contraffatti o quelli venduti fuori dai circuiti regolamentati, infatti, sono spesso anche pericolosi o realizzati in modo non conforme alle prescrizioni sulla sicurezza dei prodotti”.
Il problema della contraffazione via Internet chiama in causa il ruolo degli ISP e più in generale dei fornitori di servizi via web. In relazione a questo aspetto il riferimento normativo è il d.lgs. 70 del 9 aprile 2003 che accoglie la Direttiva Ue sul commercio elettronico. Ciò che è emerso dai lavori del Consiglio Nazionale Anticontraffazione è che il problema della contraffazione via Internet ha assunto un rilievo tale che le previsioni della direttiva e del decreto legislativo sopra citati con riferimento al ruolo degli ISP e dei fornitori di contenuti via web non appaiono adeguate ad affrontare il fenomeno così come si è evoluto.
Alla luce di queste decisioni, appare urgente e necessario adeguare anche la legislazione interna, allo scopo di fornire una tutela effettiva contro ogni attività che venga a interferire con ciò che i diritti IP concretamente rappresentano nella realtà economica e sociale.
Il CNAC si riserva di predisporre un apposito articolato, una volta che le proposte di legge all’esame del Parlamento saranno state sottoposte e avranno ricevuto il prescritto parere della Commissione Ue.
Occorre poi considerare la continua evoluzione della rete Internet, che negli ultimi anni ha visto la crescita esponenziale dei social network e delle piattaforme che consentono lo scambio e la condivisione in tempo reale di contenuti, ponendo un’ulteriore e diversa sfida ai tradizionali istituti della proprietà industriale, che debbono essere conformati in maniera tale da garantire la tutela dei diritti esclusivi, preservando al contempo interessi e diritti anche di rango costituzionale, tra cui la libertà di espressione e il diritto di critica.
Tra le best practices vengono citate le operazioni di contrasto a fenomeno del card-sharing, una delle nuove forme di pirateria audiovisiva che colpisce le pay-Tv, attraverso l’indebita e illecita condivisione da parte di più soggetti del segnale originariamente destinato a un solo utente pagante.
Il fenomeno è diventato preoccupante con l’ampliamento dell’offerta all’utenza da parte delle società che producono e distribuiscono prodotti televisivi a pagamento.
Grazie agli interventi della Polizia Postale e delle Comunicazioni, i risultati dell’azione di contrasto sono più che quadruplicati nel periodo gennaio-agosto 2012 rispetto all’intero 2011.
In particolare è stato accertato che, al fine di eludere il sistema di accesso condizionato gestito per mezzo delle chiavi cifrate, sono stati creati appositi software che consentono di infrangere, attraverso l’indebita estrazione ed il successivo utilizzo delle chiavi di codifica del segnale, divulgate attraverso internet, il sistema di sicurezza del segnale audiovisivo a pagamento.
Esistono in rete numerosi siti che pubblicizzano la fornitura a pagamento di un servizio di card-sharing, rendendo abusivamente fruibili ai propri clienti contenuti audiovisivi ad accesso limitato.
La Polizia Postale e delle Comunicazioni ha avuto modo di acclarare una crescente diffusione del fenomeno accompagnata da un’evoluzione sotto il profilo tecnico, così da arrecare grave danno, oltre che alle aziende specializzate nella produzione e fornitura di sistemi di sicurezza digitale, anche e soprattutto alle aziende che producono e diffondono programmi televisivi, con conseguente danno alle imprese operanti nel settore cinematografico o televisivo e a cascata all’economia nazionale.
Di concerto con le Procure, ha quindi svolto, a livello centrale e periferico, attività di studio e monitoraggio del fenomeno. L’attività svolta ha fornito importanti riscontri positivi, consentendo l’individuazione di numerosi utenti dediti alla condivisione illegale di codici di decriptazione per la fruizione di programmi televisivi altrimenti a pagamento.
L’industria culturale risulta, infatti, essere una delle più colpite dal mercato del “falso” del nostro Paese, secondo le stime contenute nella ricerca realizzata dal Censis per conto del MiSE (Leggi Articolo Key4biz).
Il mercato del falso è in forte espansione nelle reti dove rischia di mettere in crisi il nascente mercato dei contenuti digitali: dalla musica ai film, agli ebook, ai videogiochi e TV.
L’industria creativa soffre una contrazione in termini di posti di lavori, pari a oltre 22 mila unità solo in Italia, con una perdita stimata di 1,4 miliardi di euro.
I numeri parlano chiaro: solo sul fronte dell’audiovisivo l’allarme arriva dai dati dell’ultima ricerca IPSOS, secondo cui l’incidenza della pirateria in Italia è del 37% con danni all’intero comparto audiovisivo stimati intorno ai 500 milioni di euro l’anno.
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