Telecom Italia smentisce stop a progetto di scorporo. ‘Management e advisor stanno valutando’

di Alessandra Talarico |

Secondo quanto riferito stamani da Il Sole 24 Ore, ci sarebbe più di un elemento che farebbe presagire uno stop allo scorporo, a partire dal nodo del valore della rete.

Italia


Marco Patuano

“Sono tutt’ora in corso da parte del management e degli advisor, le analisi e gli approfondimenti” sullo scorporo della rete.

I risultati di queste analisi saranno presentati “al Consiglio di Amministrazione il prossimo 6 dicembre”.

Così Telecom Italia ha smentito le indiscrezioni di stampa che vorrebbero ormai congelato il progetto di spin-off della rete fissa.

 

Secondo quanto riferito stamani da Il Sole 24 Ore, “gli uffici interni che già dalla scorsa primavera sono al lavoro sul tema per esaminare i pro e i contro – considerato che l’ipotesi è sempre stata presentata come un’opzione industriale e non finanziaria – hanno maturato la conclusione che per ottenere i benefici regolamentari, promessi dal Commissario Ue all’agenda digitale Neelie Kroes, non c’è bisogno di spingersi fino a un passo che nessun altro ex monopolista europeo ha mai pensato di intraprendere, perchè dispendioso sotto molti punti di vista. Basterebbe infatti allo scopo far evolvere Open Access, la divisione che si occupa della rete d’accesso Telecom, verso la “separazione funzionale” incarnata dal modello Open Reach di British Telecom”.

 

Secondo l’analisi del quotidiano finanziario, ci sarebbe più di un elemento che farebbe presagire uno stop allo scorporo, a partire dal nodo del valore della rete: Deutsche Bank, l’advisor scelto dalla CDP per stimare il valore  dell’asset, non ha ancora fatto pervenire le sue valutazioni, attese per ottobre. Ci sarebbero inoltre divergenze sul tema della governance della newco in cui far confluire la rete con da un lato Telecom che ha sempre ribadito di non voler perdere il controllo del suo asset più importante (principalmente in un’ottica di garanzia del debito) e, dall’altro, la necessità di garantire un board indipendente per ottenere i benefici regolamentari. In un simile contesto, la CDP avrebbe dovuto rilevare una quota del 30% della newco, così com’è avvenuto per la rete elettrica e del gas, e indicare l’amministratore delegato.

 

A ciò è da aggiungere il fatto che il Governo starebbe lavorando a nuove norme per l’esercizio della golden share che porrebbero anche la rete fissa tlc tra gli asset strategici sui quali applicare i ‘poteri speciali’ dello Stato.

Uno scenario quindi ancora tutto in divenire, su cui è piovuta nelle ultime settimane l’offerta di Naguib Sawiris a riscatenare ipotesi e prospettive sul futuro della principale società tlc italiana.

Un’offerta, quella del magnate egiziano, che ieri ha trovato una sponda anche nell’ad Marco Patuano, che inizialmente sembrava poco propenso a prenderla seriamente in considerazione, in quanto i soldi dell’ex patron di Wind potrebbero tornare utili per rafforzarsi in Brasile attraverso l’acquisizione di GVT.

Riferendosi alla controllata carioca di Vivendi, Patuano ha affermato: “…abbiamo sempre detto che il Brasile è un’area strategica per noi, e c’è un asset in vendita di buona qualità e interessante. Un asset del genere è in vendita per la prima volta non so da quanti anni”.

Patuano ha ribadito che la priorità del gruppo al momento è quella di ridurre il debito ma, ha aggiunto, “se il cda considera che questi investimenti debbano essere fatti in Brasile, allora tutte le possibilità di finanziamento verranno considerate, inclusa l’offerta di Sawiris, che aggiungerebbe flessibilità finanziaria”.

Il problema resta comunque sempre di ordine economico: GVT è valutata tra 7-9 miliardi di euro e il cda dovrà dunque valutare se l’investimento offre abbastanza sinergie da mettere sul piatto una simile cifra.

Se, dunque, il consiglio valuterà che Gvt è troppo cara e che non offre abbastanza sinergie “a quel punto é chiaro che non avremo bisogno” di raccogliere mezzi freschi, ha concluso Patuano.

 

In corsa per GVT, che Vivendi acquisto nel 2009 per 4,18 miliardi di dollari, oltre a Telecom Italia anche Carlos Slim con la sua America Movil; l’altro operatore brasiliano Oi e la tv digitale DirectTv.

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