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OTT e tasse: ecco quanto pagano di tasse le web company in Italia. Sul tavolo del Ministro Vittorio Grilli il dossier della Guardia di Finanza

Italia


Finalmente anche l’Italia si dà una mossa sulla questione OTT e tasse. Qualche giorno fa, infatti, il COCER della Guardia di Finanza (Consiglio Centrale di Rappresentanza) ha incontrato il Ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, per sottoporre alla sua attenzione un dossier ‘scottante’, con passaggi approfonditi sulle multinazionali che adottano la pratica di ottimizzazione fiscale.

Una pratica, come detto più volte, perfettamente legale ma che sfrutta i cavilli di leggi ormai non più adeguate all’era dei servizi digitali, per poter fatturare i clienti nelle sedi commerciale, spostate nei Paesi con regimi fiscali molto favorevoli.

 

La Francia s’è già mossa, nominando anche due esperti incaricati di predisporre una serie di raccomandazioni sulla base delle quali, entro fine anno, sarà riformata la legge tributaria (Leggi Articolo Key4biz).

Il Parlamento britannico ha addirittura convocato Google e Amazon per avere spiegazioni sui loro bilanci (Leggi Articolo Key4biz) e la Germania è sulla stessa linea nel chiedere che la questione venga posta all’attenzione del G20 (Leggi Articolo Key4biz).

In tutto questo anche gli Stati Uniti hanno denunciato la pratica delle loro multinazionali (Leggi Articolo Key4biz).

 

A luglio s’era parlato anche di un’alleanza tra Italia, Francia e Spagna per stabilire una linea comune di intervento sugli OTT (Leggi Articolo Key4biz).

E sempre nel nostro Paese, la Guardia di Finanza ha aperto un’inchiesta su Google nel 2008, dove si parla di 80 milioni di euro di imposte non versate (Leggi Articolo Key4biz) per il periodo 2002-2006.

Il gruppo s’è sempre difeso, sostenendo che “paga le tasse anche in Italia“, ma anche che ha l’obbligo verso i suoi azionisti “di mantenere un sistema fiscale efficiente“.

Con Google sono coinvolte altre aziende, i cui nomi restano coperti dal ‘segreto fiscale’. Stando a un insider, le Fiamme Gialle stanno indagando non solo per ‘elusione’, ma anche per ‘evasione’.

 

Adesso il COCER della Guardia di Finanza ha messo sul tavolo di Grilli un bel documento, dove è scritto, nero su bianco: “Siamo dell’opinione che alcuni soggetti economici si sottraggano al pagamento delle imposte in misura adeguata rispetto alla loro effettiva capacità contributiva, sfruttando l’inidoneità delle attuali norme tributarie a sottoporre a giusta tassazione i redditi e i patrimoni dei soggetti, imprese o individui, che sfruttano opportunità offerte dalla globalizzazione”.

 

A supporto delle loro dichiarazioni, il COCER ha citato i dati emersi nell’audizione al Parlamento britannico: nel Regno Unito negli ultimi quattro esercizi, colossi come Google, Facebook, Amazon e la catena americana di caffetterie Starbucks, hanno versato solo 36 milioni di imposte a fronte di un fatturato di oltre 3 miliardi e 800 milioni di euro (Leggi Articolo Key4biz).

 

In Italia, quasi tutte le multinazionali sono costituite sotto forma di Srl (assurdo). Stando ai dati pubblicati oggi da Sette del Corriere della Sera, Amazon Italia Logistica Srl per gli 8 mesi di attività del 2011 ha pagato imposte sul reddito per 161.101 euro.

Apple Retail Srl nella relazione di bilancio chiusa al 30 settembre 2011 ha detto che “L’esercizio presenta una perdita di 1,823 milioni di euro“(?!).

Per giustificare tale dato, Apple spiega che è il dato negativo è legato agli alti investimenti effettuati per aprire gli Apple Store. In effetti succede che i costi vengono contabilizzati sul bilancio del Paese di residenza mentre i fatturati nei paradisi  fiscali, Irlanda in primis.

Una cosa incredibile per la società più ricca del mondo.  

 

Google ha archiviato utili pre-tasse in tutta Europa pari a 2,4 milioni di euro per un turnover di 12,5 miliardi.

Nel 2011, Google Italy Srl ha fatturato 44,075 milioni, poco sopra i costi, pari a 40,747 milioni. Il gruppo ha quindi pagato imposte per 1,819 milioni, chiudendo in utile per 1,524 milioni.

 

Sulla base anche di queste ragioni, il COCER ha invitato il governo a studiare un provvedimento atto ad armonizzare in sede Ue il trattamento fiscale e superare così leggi ormai obsolete.

 

Il PM che indagò su Google, Carlo Nocerino, ha espresso tutta la sua preoccupazione: “E’ urgente che il governo adegui la normativa, introducendo le nozioni di simulazione e di elusione fraudolenta e non depenalizzando l’elusione fiscale come alcuni chiedono di fare”.

 

E’ possibile che tutto il fascicolo oltre che sulla scrivania di Grilli sia anche su quella dell’Agenzia delle Entrate e che ci sia già in corso una transazione con le compagnie coinvolte.

 

I rischi sono tanti, troppi, anche perché molto presto l’Erario rischia di perdere non solo le tasse delle multinazionali, ma anche quelle delle aziende italiane che, sopraffatte dalla concorrenza, potrebbero decidere di spostare anche loro le sedi nei paradisi fiscali.

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