Europa
Lo scorso 23 ottobre, 44 premi Nobel e 6 vincitori della medaglia Field hanno lanciato l’allarme per i tagli al bilancio UE per la ricerca in una lettera aperta indirizzata ai capi di Stato e di governo degli Paesi UE e ai presidenti delle istituzioni europee.
La lettera, pubblicata dai principali quotidiani europei – dal Financial Times a Le Monde, dal Frankfurter Allgemeine Zeitung al Corriere della Sera – intendeva sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni sull’importanza della scienza e della ricerca, soprattutto in un momento di crisi e tagli, come quelli per 80 miliardi di euro previsti dalla bozza di bilancio pluriennale Ue 2014-2020 e che riducono i finanziamenti alla ricerca a soli 80 miliardi.
La decisione finale sull’entità degli stanziamenti si avrà dal summit europeo del 22-23 novembre, quando verrà definito il quadro finanziario dell’UE per il periodo 2014-2020.
Fino a questa importante data, quindi, è importante fare più ‘rumore’ possibile perchè secondo il presidente del Consiglio Europeo della Ricerca, Helga Nowotny “ogni miliardo tagliato significa 600 progetti di ricerca in meno”.
Il timore è che i ricercatori europei siano costretti a lasciare l’Europa per emigrare in quei paesi molto più lungimiranti, disposti a finanziare i studi, portando via con sé tutto il loro bagaglio di competenze.
“E’ essenziale – scrivono gli scienziati nella lettera – che si dia sostegno e, ancora più importante, ispirazione a livello pan-europeo, alla straordinaria ricchezza di potenziale in ricerca e innovazione che esiste in tutta Europa. Siamo convinti che anche i ricercatori più giovani faranno sentire la loro voce e Voi dovreste ascoltare quello che hanno da dire”.
Ieri, la delegazione di studiosi ha tenuto una conferenza stampa al Parlamento europeo, cui hanno partecipato il presidente della commissione industria ed energia Amalia Sartori (PPE, IT), la relatrice di Horizon 2020 Teresa Riera Madurell (S&D, ES), oltre a Helga Nowotny, al premio Nobel per la medicina nel 2011, Jules Hoffmann, e a Tim Hunt, premio Nobel per la medicina nel 2001.
Una delegazione, guidata da Hunt e Hoffman, ha quindi presentato al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, a quello dell’Europarlamento Martin Schulz e al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy la lettera aperta, sottolineando anche che la petizione a supporto della loro causa, lanciata dai giovani ricercatori europei, è stata sottoscritta da 130 mila persone in tutto il mondo.
“Ogni euro investito in ricerca e innovazione a livello europeo ha un impatto maggiore rispetto a un euro investito a livello nazionale. È per questo che la Commissione ha proposto un aumento sostanziale ai fondi destinati alla ricerca attraverso il programma Horizon 2020. Chiediamo quindi ai governi di appoggiare questa iniziativa e approvare un budget ambizioso e orientato sulla crescita alla prossima riunione del Consiglio il 22-23 novembre”, ha affermato Barroso.
Amalia Sartori ha però chiesto che Horizon 2020 e gli altri programmi al suo interno “stanzino 100 miliardi per il periodo 2014-2020, rispetto agli 80 proposti dalla Commissione. In gioco – ha spiegato – c’è il futuro dell’Europa e la stessa possibilità di ripresa anche economica del continente”.
Il piano Horizon 2020 si articola in tre obiettivi strategici: “Excellent Science” (24 miliardi circa), “Industrial Leadership” (18 miliardi) e “Societal Challenges” (31 miliardi).
Il primo mira a rinforzare il ruolo europeo nel panorama scientifico mondiale attraverso varie iniziative fra cui i grant European Research Council (Erc). Il secondo punta a sostenere l’innovazione dell’industria, specialmente nei settori d’informatica e calcolo, nanotecnologie, scienze dei materiali, biotecnologie, robotica e scienza dello spazio. Il terzo è rivolto alle grandi sfide della ricerca su temi caldi quali l’agricoltura sostenibile, l’energia pulita, i trasporti, i cambiamenti climatici e la sicurezza.