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Google vs Editori: il governo francese nomina il mediatore. E’ Marc Schwartz di Mazars

Francia


Sarà Marc Schwartz, della società di consulenza Mazars, il mediatore nominato dal governo francese per dirimere la controversia che oppone Google agli editori.

L’investitura ufficiale, secondo una fonte, è attesa per questa settimana.

Questo magistrato della Corte dei conti, 49 anni, laureato all’Institut d’études politiques di Parigi e all’Ecole nationale d’administration, lavora a Mazars dal dicembre 2010.

 

François Hollande, nell’incontro avuto a fine ottobre all’Eliseo con il presidente esecutivo di Google, Eric Schmidt, ha fatto chiaramente capire che se entro Natale non si raggiungerà un accordo, il governo approverà una legge per costringere i motori di ricerca a pagare gli editori (Leggi Articolo Key4biz).

Il 6 novembre, la responsabile delle relazioni istituzionali di Google France, Alexandra Laferrière, ha prontamente fatto sapere che la società era disponibile ad accogliere la proposta del governo volta alla nomina di una persona che “potesse favorire il dialogo con gli editori“.

La manager ha anche detto che l’azienda aveva già incontrato i rappresentanti degli editori e dei pure player (i media presenti solo su internet) e che erano previste altre riunioni con loro.

 

Il gruppo ha, però, tenuto a precisare che respinge la richiesta degli editori francesi di fargli pagare una sorta di diritto d’autore per i contenuti indicizzati dal motore di ricerca, sui quali l’azienda fa lauti incassi ma non paga alcunché.

 

Riguardo, infatti, all’ipotesi, ventilata da Hollande, di una legge che costringa il motore di ricerca a pagare per i contenuti, Laferrière ha chiarito: “Abbiamo sempre detto che non siamo favorevoli a questo tipo di legge, che sarebbe dannosa per gli utenti e per gli stessi editori”. E ha ricordato che il motore di ricerca reindirizza 4 miliardi di click al mese verso gli editori del mondo, 1 miliardo dei quali attraverso Google News.

 

Eric Schmidt è stato anche più duro e in un articolo apparso sul New York Times ha indicato: “Quando si ha a che fare con un governo, bisogna essere molto precisi su cosa fare o meno. E noi non vogliamo pagare per contenuti che non ospitiamo. Su questo argomento siamo stati molto chiari” (Leggi Articolo Key4biz).

 

Resta adesso da capire quale possa essere la soluzione condivisa. La palla passa a Schwartz.

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