Stati Uniti
Da più in alto si cade, maggiore sarà il frastuono generato dal tonfo. E così, il fatto che le azioni Apple abbiano perso in due mesi il 22% – bruciando qualcosa come 150 miliardi di dollari – inquieta, e non poco, Wall Street.
Poco importa che il titolo, che ieri ha chiuso in ribasso dello 0,76% a 542 dollari, dal primo gennaio ha guadagnato il 35%, 7 volte di più dell’indice Dow Jones.
Il seme del dubbio sul ‘modello Apple’ sembra ormai essere stato instillato: riuscirà la società a mantenere gli straordinari ritmi di crescita cui ci ha abituati?
I dirigenti del gruppo hanno ammesso il mese scorso, alla presentazione dei risultati, che i margini del trimestre in corso saranno meno importanti di quelli realizzati nello stesso periodo 2011. Una previsione particolarmente preoccupante visto che si tratta del periodo che riguarda le feste di Natale, generalmente propizio per le vendite.
E’ da dire che negli ultimi due mesi, Apple ha lanciato una sfilza di nuovi prodotti – tra cui l’iPhone 5 e l’iPad mini – che pesa ovviamente sui conti a causa dell’aumento di costi che ne deriva.
Ma questi lanci sono anche il segnale che la società sente sempre più forte il peso della concorrenza nel settore e la necessità di rispondere con prodotti che le permettano di mantenere la leadership dell’innovazione.
Sul mercato smartphone, la richiesta di iPhone 5 resta tanto forte che Foxconn ha ammesso di avere difficoltà a soddisfarla, ma Apple continua a perdere terreno di fronte a Samsung.
Secondo Strategy Analytics, nel corso del terzo trimestre, il gruppo coreano ha venduto il doppio degli smartphone venduti da Apple. Grazie al successo di Samsung, il sistema operativo Google Android è presente ormai su tre quarti degli smartphone venduti nel mondo (contro il 57% del 2011).
Sul mercato tablet, Apple resta leader ma il suo predominio si sta assottigliando: la quota di mercato dell’iPad è passata in un anno dal 60% al 50%. Certo, c’è l’iPad mini che è una risposta ai tablet di taglia più piccola di Amazon e Google che stanno facendo scendere i prezzi di questi dispositivi.
A difesa di Apple, una nota di Avi Silver di Credit Agricole, secondo “i fondamentali di Apple sono intatti” e l’iPad mini è talmente un buon prodotto che i consumatori saranno disposti a pagare 80-130 dollari in più.
Abbastanza da continuare a incantare gli investitori, dunque?
Secondo un analista americano intervistato da Bloomberg, “Le attese dei mercati restano alte ma per la società è sempre più difficile soddisfarle”.
Per Leslie Griffe de Malval, l’origine del male potrebbe essere più profonda: “Il percorso di Apple in Borsa denota una certa fatica e il gruppo si trova attualmente a un punto di svolta, con i mercati che si interrogano su quale sarà il prossimo prodotto a trainare la crescita del gruppo e a sostenere la crescita a medio termine”.
Saranno i progetti in ambito televisivo o qualche altro prodotto che ancora non riusciamo neanche a immaginare?
Osserva infine Horace Dedieu di Asymco in una lunga disamina dell’andamento del titolo di Apple, che “Quando un prodotto sta per essere lanciato, l’azione è moderatamente desiderabile. Quando il nuovo prodotto compare, il futuro è nebuloso e l’azione è indesiderabile…In altre parole – aggiunge – l’osservazione paradossale ‘Più dramma sui mercati, più successo sul mercato’, dovrebbe essere invertita e, per le società dirompenti, dovrebbe essere: ‘Più successo sul mercato, più dramma sui mercati'”.
Guardandola da questo punto di vista, secondo Dedieu, l’attuale situazione del titolo Apple potrebbe essere di buon auspicio per il successo dei prossimi prodotti.