Italia
Rai e Mediaset potrebbero essere escluse dalla gara per l’assegnazione delle sei frequenze televisive per il digitale terrestre. Si tratta, al momento, solo di un’indiscrezione rivelata da MF-Milano Finanza, che sostiene di aver visto il parere che la Commissione Ue avrebbe inviato all’Agcom sulla bozza di provvedimento concernente le procedure di gara previste dalla legge 44/2012 in materia di frequenze televisive, che annulla la precedente assegnazione in beauty contest.
Se la notizia fosse confermata, sconvolgerebbe completamente gli scenari televisivi e la prossima asta per i multiplex del digitale terrestre.
Quel che al momento si sa con certezza è che domani si terrà un Consiglio all’Agcom e che all’ordine del giorno ci sarà l’asta delle frequenze. Ma riguardo al parere inviato da Bruxelles, al momento nessuna conferma. In ogni caso, il fatto che domani ci sia la riunione che avvierà la consultazione pubblica, fa supporre che l’Autorità abbia già ricevuto la risposta della Ue alla bozza di regolamento inviata a settembre e sul quale nel corso di queste settimane c’è stato un continuo confronto tecnico con gli uffici europei (Leggi Articolo Key4biz).
Inoltre, per la sua definitiva approvazione, occorrerà un parere formale della Commissione Ue necessario per il superamento della pendente procedura d’infrazione, che aspetta l’assegnazione del dividendo digitale per essere archiviata.
Solo in seguito la palla passerà al ministero dello Sviluppo economico per dare il via all’asta.
A fine agosto è stato deciso di far slittare i tempi, in modo da dare più tempo all’Autorità, insediatasi lo scorso luglio (Leggi Articolo Key4biz). Con ogni probabilità, l’asta a questo punto verrà indetta col nuovo anno, giusto a ridosso della scadenza del mandato del governo Monti.
Secondo le ultime indiscrezioni, la Ue conferma il tetto al numero di multiplex che i futuri concorrenti potranno possedere: chi ne ha cinque non potrà partecipare alla gara.
Rai e Mediaset ne hanno quattro. In più, ne hanno uno a testa per altri tipi di trasmissioni. Probabilmente la Tv pubblica non chiederà la conversione perché possiede il DVB-T2, per il digitale terrestre in alta definizione. Ma Mediaset avrebbe, invece, un chiaro interresse a farlo, visto che il DVB-H è ormai considerata una tecnologia ‘morta’. Se chiede la conversione del multiplex prima della gara, raggiungerebbe però il limite fissato dalla Ue e non potrebbe partecipare. Però è facoltà, non obbligo del ministero concedere la trasformazione, anche se per motivi tecnici non dovrebbe avere problemi a concederla. L’opportunità del cambio di destinazione d’uso delle frequenze DVB-H, che servono per la Tv mobile, per trasmettere programmi televisivi su digitale terrestre in DVB-T, è stata prevista dal nuovo Codice delle Comunicazioni elettroniche.
Stante questo limite, Rai e Mediaset sarebbero fuori mentre tutti gli altri, da Prima Tv a Sky, passando per TI Media e gruppo L’Espresso, potranno partecipare alla gara.
Nei giorni scorsi, Mediaset per voce del consigliere Gina Nieri, aveva fatto sapere: “Quando ci saranno le norme le guarderemo con il massimo interesse e valuteremo la nostra convenienza” a partecipare alla gara. Inoltre, la Nieri aveva precisato che, una volta chiarito il quadro e viste le regole dell’asta, Mediaset valuterà anche se chiedere la conversione del multiplex che ora è in DVB-H.
A complicare ulteriormente il quadro ci sarebbe un’altra richiesta della Ue, quella di riservare tre delle sei frequenze che andranno all’asta, cioè quelle destinate all’uso televisivo a lungo termine, a ‘nuovi entranti’ (Leggi Articolo Key4biz). Ma quali sono le caratteristiche che deve possedere un operatore per essere considerato ‘nuovo entrante’?
Deve possedere multiplex o no? Deve essere un operatore di un mercato adiacente, come Sky e Telecom Italia? Il tutto è poco chiaro.
Intanto è successo che l’ITU abbia deciso che per il 2015 la banda 700 MHz (3 multiplex dei 6 totali in palio) passi dai broadcaster agli operatori tlc per i servizi di banda larga mobile (Leggi Articolo Key4biz). Un passaggio che, secondo il bureau tecnico diretto da François Rancy, dovrebbe essere completato nel 2020.
Le frequenze che verranno messe all’asta saranno sei: tre nella banda a 700 megahertz e tre in quella sottostante.
Più precisamente, saranno oggetto della contesa le frequenze, suddivise in due sottosistemi (U e L), ovvero quelle che sono rispettivamente sopra o sotto il limite nominale dei 694 megahertz (ovvero sopra o sotto il canale 48).
Nel bando, come si legge nella bozza iniziale inviata dall’Agcom alla Commissione Ue, saranno messi a gara tre lotti per frequenza (U1, U2 e U3 e L1, L2 e L3) che possono essere utilizzati con tecniche DVB-T (o la sua evoluzione DVB-T2).
A poter prendere parte all’assegnazione a pagamento sono tre categorie di emittenti: chi possiede diritti per più di una rete in tecnica DVB-T (come per esempio la Prima tv di Tarak Ben Ammar); chi ha diritti per due o tre reti (Ti Media o L’Espresso); e, infine, chi ha diritti per quattro canali (Rai e Mediaset).
Le prime, quelle della banda 700, avranno una ‘durata’ limitata, cioè fino al 2015, quando la destinazione d’uso cambierà, e dovranno dunque avere una base d’asta inferiore; mentre le seconde (che l’Ue vorrebbe riservare a nuovi entranti) dureranno e costeranno di più.
Ed è proprio la banda 700, una rete superveloce, il bene più prezioso del lotto, che fa gola agli operatori del web, cioè al futuro delle comunicazioni. Il resto dei multiplex, meno preziosi, verrebbe invece assegnato per un periodo più lungo a imprese puramente televisive.
Ma se per alcune il prezzo di partenza è di molto inferiore, ci si può chiedere, non si rischia di dare luogo a un’asta low-cost o, peggio, a un beauty contest mascherato da asta? D’altra parte non sarebbe neppure corretto che qualcuno acquistasse un asset per pochi milioni di euro e si ritrovasse in mano un tesoretto nel momento del passaggio dall’uso televisivo a quello, ben più ricco, della telefonia mobile.
Questo spiegherebbe anche perché 3 Italia, pur di non perdere i tre mux di TI Media, di cui uno molto pregiato (il 60 UHF), sarebbe disposta a comprare anche le Tv messe in vendita da Telecom (La7 e Mtv).
Secondo Mediobanca lo Stato può incassare 1-1,2 miliardi dalla vendita dei multiplex.
Ma al momento, la scadenza al 2015 per i canali 700 MHz e la previsione di incasso di 1,2 miliardi sembrano incompatibili. Per meglio dire: come si fa a incassare 1,2 miliardi facendo un’asta riservata alle TV e con restituzione al 2015? Qualcosa non torna…..
Da domani, con la riunione dell’Agcom e l’avvio della consultazione pubblica, avremo maggiori indicazioni e cominceremo forse a capire come si muoveranno gli operatori televisivi in questo mutato scenario.
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